Tesi etd-08222018-103633 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CHIRICO, SAVERIO SIMONE
URN
etd-08222018-103633
Titolo
LA SOSTENIBILITA' DEI SISTEMI GLOCALI ANALISI TERRITORIALE DEL SETTORE E DIMENSIONE PRODUTTIVA DI UN'AZIENDA BERGAMOTTICOLA
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
SCIENZE DELLA NUTRIZIONE UMANA
Relatori
relatore Prof. Trieste, Leopoldo
Parole chiave
- filiera del bergamotto
- mercato glocale
- sostenibilità
Data inizio appello
03/10/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
03/10/2088
Riassunto
Il contatto diretto con la realtà bergamotticola (dal luogo di coltivazione sino all’industria di trasformazione del prodotto), mi ha fatto conoscere le enormi potenzialità economiche dell’agrume (inteso nella sua interezza, frutto, essenza e succo), ma al tempo stesso il suo ridotto utilizzo, pressoché concentrato e limitato nell’ambito dell’industria profumiera estera.
All’occhio dell’osservatore non può sfuggire la sostanziale dicotomia che esiste tra l’universo dei piccoli e medi produttori del bergamotto, spesso essi stessi anche coltivatori diretti, e i grandi imprenditori dediti, prevalentemente, all’estrazione industriale dell’olio essenziale o alla trasformazione del prodotto da destinare all’industria alimentare.
I primi sono ancora legati a una condizione arcaica nel modo di condurre la coltivazione, la raccolta e la commercializzazione del frutto, per i quali residua una minima parte del profitto generato dalla filiera; proprio nel momento della commercializzazione del bergamotto ho individuato il limite strutturale del primo segmento della filiera che si riflette per un effetto a cascata, inevitabilmente, sulla componente più debole del settore.
I grandi imprenditori/industriali, invece - dotati di una buona, e in alcuni casi eccellente organizzazione imprenditoriale - avendo individuato canali di commercializzazione del prodotto quasi esclusivamente esteri verso l’industria profumiera e dei cosmetici, dal rapporto costi/benefici riescono ad ottenere ottime performance in termini economici, con indicatori positivi anno dopo anno, potendo orientare il luogo di destinazione del prodotto finito e determinare anche il prezzo di vendita, poiché operano in regime di oligopolio.
Un altro aspetto particolare che colpisce è la richiesta massiccia e universale dell’essenza da parte dei mercati, soddisfatta annualmente, per intero, sia dall’industria estrattiva dell’olio essenziale, che da alcuni intraprendenti piccoli imprenditori/coltivatori, tanto che al termine naturale di ogni campagna bergamotticola non rimane nei contenitori neanche un grammo di olio essenziale invenduto.
Queste constatazioni mi portano a sostenere che una ristrutturazione del sistema produttivo e, soprattutto, del metodo di commercializzazione del frutto (svincolato dal ristretto mercato locale o dal semplice conferimento all’industria di trasformazione), con l’individuazione da parte delle piccole aziende di canali alternativi di vendita, principalmente internazionali, disposti per certo ad acquistare il maggior prodotto immesso sul mercato, porterebbe verosimilmente maggiori vantaggi economici per il piccolo imprenditore (che potrebbe eseguire le transazioni direttamente), all’ampliamento delle colture, a maggiore produttività per soddisfare le innumerevoli richieste dell’agrume, a maggior benessere per il coltivatore diretto e per tutto l’indotto territoriale.
In tal senso, questo capitale del territorio che ha l’opportunità di fornire prodotti a vocazione internazionale deve rivalutare il suo approccio con il mercato, affrancandosi da quello rigidamente locale per andare incontro a quello mondiale; poiché è utopistico pensare di proteggersi dal mercato globalizzato è fondamentale cercare virtuose strategie alternative per connettersi alla rete internazionale.
E allora, tra le probabili minacce del mercato globalizzato o le scelte esclusivamente localistiche (di apparente ed effimera opportunità), è possibile percorrere una terza via, quella che conduce al mercato glocale, ove globalizzazione e localizzazione si completano e si integrano operando in sinergia.
Attraverso la glocalizzazione il piccolo produttore locale torna ad essere padrone del proprio destino, perché autogestendosi può intervenire direttamente nel mercato globalizzato senza rinunciare ai suoi valori di etica ambientale, continuando nello stesso tempo a produrre localmente (anche in piccole quantità) un prodotto fortemente differenziato e sostenibile sotto il profilo ambientale, economico e sociale; adottando comportamenti, operativi e strategici, rivolti al territorio e alle attività produttive di origine, potenziando e rivitalizzando le risorse locali che sostengono le piccole produzioni contro i pericoli delle sfide globali, costituirà un fattore di sviluppo e di crescita per un’intera comunità.
L’oggetto dello studio in argomento, affinché non rimanesse semplicemente un esercizio teorico, l’ho concretamente vagliato dapprima in un ambiente rurale, in seguito presso un’azienda di estrazione dell’olio essenziale dal frutto di bergamotto.
All’occhio dell’osservatore non può sfuggire la sostanziale dicotomia che esiste tra l’universo dei piccoli e medi produttori del bergamotto, spesso essi stessi anche coltivatori diretti, e i grandi imprenditori dediti, prevalentemente, all’estrazione industriale dell’olio essenziale o alla trasformazione del prodotto da destinare all’industria alimentare.
I primi sono ancora legati a una condizione arcaica nel modo di condurre la coltivazione, la raccolta e la commercializzazione del frutto, per i quali residua una minima parte del profitto generato dalla filiera; proprio nel momento della commercializzazione del bergamotto ho individuato il limite strutturale del primo segmento della filiera che si riflette per un effetto a cascata, inevitabilmente, sulla componente più debole del settore.
I grandi imprenditori/industriali, invece - dotati di una buona, e in alcuni casi eccellente organizzazione imprenditoriale - avendo individuato canali di commercializzazione del prodotto quasi esclusivamente esteri verso l’industria profumiera e dei cosmetici, dal rapporto costi/benefici riescono ad ottenere ottime performance in termini economici, con indicatori positivi anno dopo anno, potendo orientare il luogo di destinazione del prodotto finito e determinare anche il prezzo di vendita, poiché operano in regime di oligopolio.
Un altro aspetto particolare che colpisce è la richiesta massiccia e universale dell’essenza da parte dei mercati, soddisfatta annualmente, per intero, sia dall’industria estrattiva dell’olio essenziale, che da alcuni intraprendenti piccoli imprenditori/coltivatori, tanto che al termine naturale di ogni campagna bergamotticola non rimane nei contenitori neanche un grammo di olio essenziale invenduto.
Queste constatazioni mi portano a sostenere che una ristrutturazione del sistema produttivo e, soprattutto, del metodo di commercializzazione del frutto (svincolato dal ristretto mercato locale o dal semplice conferimento all’industria di trasformazione), con l’individuazione da parte delle piccole aziende di canali alternativi di vendita, principalmente internazionali, disposti per certo ad acquistare il maggior prodotto immesso sul mercato, porterebbe verosimilmente maggiori vantaggi economici per il piccolo imprenditore (che potrebbe eseguire le transazioni direttamente), all’ampliamento delle colture, a maggiore produttività per soddisfare le innumerevoli richieste dell’agrume, a maggior benessere per il coltivatore diretto e per tutto l’indotto territoriale.
In tal senso, questo capitale del territorio che ha l’opportunità di fornire prodotti a vocazione internazionale deve rivalutare il suo approccio con il mercato, affrancandosi da quello rigidamente locale per andare incontro a quello mondiale; poiché è utopistico pensare di proteggersi dal mercato globalizzato è fondamentale cercare virtuose strategie alternative per connettersi alla rete internazionale.
E allora, tra le probabili minacce del mercato globalizzato o le scelte esclusivamente localistiche (di apparente ed effimera opportunità), è possibile percorrere una terza via, quella che conduce al mercato glocale, ove globalizzazione e localizzazione si completano e si integrano operando in sinergia.
Attraverso la glocalizzazione il piccolo produttore locale torna ad essere padrone del proprio destino, perché autogestendosi può intervenire direttamente nel mercato globalizzato senza rinunciare ai suoi valori di etica ambientale, continuando nello stesso tempo a produrre localmente (anche in piccole quantità) un prodotto fortemente differenziato e sostenibile sotto il profilo ambientale, economico e sociale; adottando comportamenti, operativi e strategici, rivolti al territorio e alle attività produttive di origine, potenziando e rivitalizzando le risorse locali che sostengono le piccole produzioni contro i pericoli delle sfide globali, costituirà un fattore di sviluppo e di crescita per un’intera comunità.
L’oggetto dello studio in argomento, affinché non rimanesse semplicemente un esercizio teorico, l’ho concretamente vagliato dapprima in un ambiente rurale, in seguito presso un’azienda di estrazione dell’olio essenziale dal frutto di bergamotto.
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