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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-08222016-224743


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
PIANIGIANI, LUNA
URN
etd-08222016-224743
Titolo
Attività medico arbitraria: i profili problematici del consenso
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Venafro, Emma
Parole chiave
  • salute
  • incolumità individuale
  • malattia ;lesione;alterazione anatomica; autodeter
  • esito infausto
  • esito fausto
  • cause di giustificazione attività medica
  • fondamento liceità attività medico chirurgica
Data inizio appello
19/09/2016
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il tema del Consenso informato, con i derivanti risvolti penalistici, costituisce da sempre un profilo fra i più controversi ed, al contempo, affascinanti dell'ambito della responsabilità medica. Nelle pagine che seguono tenteremo di affrontare quella che molti definiscono una spina nel fianco dell'attività medica, ovvero la rilevanza penale del trattamento medico arbitrario, intendendo per tale, l'intervento medico a scopo terapeutico eseguito in difetto del consenso del paziente.
L’ipotesi più delicata, su cui si interroga il diritto penale, è se assuma rilevanza o meno la condotta del medico che, in difetto dei requisiti di necessità ed urgenza, decida di sottoporre il paziente ad un intervento per il quale lo stesso non abbia prestato specifico consenso. Tale interrogativo, affatto banale, deriva direttamente dalla complessità della materia: l'attività medica in generale e quella chirurgica, in specie, per quanto preordinate alla salvaguardia di beni supremi, possiedono per propria natura un alto fattore di rischio che, talvolta, prima facie, sembra dar origine al paradosso di integrare fattispecie di reato. Se da un lato possa sembrare assurdo agli occhi dell'interprete equiparare un atto salvifico, quale l'atto del medico, all'atto lesivo di un criminale, dall’altro, alla luce del quadro normativo, non ci sembra condivisibile sacrificare l'elemento del consenso informato, posto a tutela del diritto di autodeterminazione terapeutica del paziente, soprattutto per la sua rilevanza costituzionale, quindi in tale ottica tenteremo di esporre lo stato dell’arte su una questione cosa ricca di risvolti e lungamente dibattuta: sebbene difficilmente potremo riuscire nell’intento di essere vuoi esaustivi vuoi risolutivi di tale annosa questione, tenteremo almeno di riunire e chiarire quanto sino ad oggi emerso in giurisprudenza in modo da fornire uno strumento più agile per la comprensione di tale questione.
Nel silenzio del legislatore ed in mancanza di una disciplina normativa volta a colmare il vuoto, il tema è stato interamente “abbandonato” all'evoluzione Giurisprudenziale ed alle riflessioni della dottrina, i cui assunti, lungi dal dare una risposta univoca, danno sovente vita ad un quadro discordante e denso di problemi irrisolti. Scendendo nel particolare, giova ripeterlo, la giurisprudenza ha un ruolo fondamentale: sul punto ha registrato un'evoluzione più che ventennale, generata talvolta di pareri contrastanti e culminata con l'intervento delle Sezioni Unite del dicembre del 2008 che, solo apparentemente, sembravano aver posto la parola fine al lungo dibattito. Comunque, prima di procedere al vaglio delle soluzioni proposte dal diritto vivente, abbiamo ritenuto opportuno affrontare la questione preliminare dell’inquadramento dell'istituto del consenso informato all'interno dell'attività medica. Ed è in tale ottica che, nei primi capitoli, si ripercorrono le principali teorie dottrinali sulla funzione del consenso, fino a giungere all’attuale sistema giuridico, tenendo sempre bene a mente che anche in questo caso manca una normativa di riferimento specifica.
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