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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-08212020-134835


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
REPETTO, ADELE
URN
etd-08212020-134835
Titolo
Architettura vernacolare e comunità dell'entroterra ligure. Analisi degli insediamenti di Perlezzi e Zanoni in val Penna nel Parco Naturale Regionale dell'Aveto.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Ulivieri, Denise
correlatore Tosi, Alessandro
Parole chiave
  • architettura
  • vernacolare
Data inizio appello
28/09/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/09/2090
Riassunto
Questo studio si incentra sull’analisi storico architettonica di due nuclei abitati, Perlezzi e Zanoni, compresi nel territorio vallivo del torrente Penna, ramo laterale della valle Sturla, racchiusa nel territorio del Parco Naturale Regionale dell’Aveto. Il Parco dell’Aveto, situato nell’entroterra del golfo del Tigullio, venne costituito nel 1995 per tutelare il territorio compreso nelle valli Aveto, Sturla e Graveglia, le quali possiedono alto valore naturalistico paesaggistico, storico culturale e sono ricche di testimonianze architettoniche rurali. Le tre valli e i rispettivi torrenti incontrandosi all’altezza della piana alluvionale di Carasco si uniscono costituendo il bacino idrografico e imbrifero dell’Entella. Il paesaggio delle tre valli del parco si qualifica attraverso caratteri omogenei riscontrabili nella tipologia degli insediamenti sparsi formati da piccoli nuclei abitati compatti, in connessione uno con l’atro, collocati generalmente su un versante vallivo o su parte di esso, circondati da terreni coltivati, i quali recano tracce di comunità insediatesi in epoca altomedievale. Sia abitazioni che coltivazioni sono accuratamente distribuite sui versanti meglio esposti a sud, mentre su quelli opposti hanno solitamente spazio i boschi cedui o, in alcuni casi, i castagneti da frutto. Inoltre, le residenze permanenti sono collocate in aree caratterizzate dalla presenza della risorsa idrica e alla stessa altitudine, per consentire un collegamento più agevole tra un insediamento e l’altro. A quote più elevate sono presenti edifici a gruppi o isolati che venivano utilizzati (e in alcuni casi ancora oggi mantengono la loro funzione originaria) come rifugio temporaneo per il bestiame, dalla primavera all’autunno, o come magazzini per il fieno da utilizzare durante la stagione invernale. L’area conserva testimonianze storiche di epoca preistorica precedente all’età del ferro, come l’uso dell’incendio controllato sulle pendici dell’Aiona in età Mesolitica, dove il fuoco veniva prodotto per la gestione diretta della vegetazione e indirettamente della fauna, creando probabilmente radure erbose dove indirizzare le mandrie di erbivori, attraverso un controllo pre-pastorale degli animali. Il sito di età imperiale di Porciletto in valle Sturla testimonia inoltre la presenza di insediamenti di epoca romana nell’area unitamente a quelli emersi nel villaggio di Statale di Ne, in val Graveglia. Durante il periodo alto medievale la valle Sturla fece parte del
territorio in cui avvenne l’espansione longobardo-bobbiese in Maritima. Nel periodo compreso tra il V e il IX secolo si svilupparono sul territorio le corti pubbliche, formate a loro volta da villae curtensi, all’interno delle quali si gestivano le terre attraverso il sistema curtense. In seguito al disfacimento del sistema curtense avvenuto nel X secolo, e con l’avvio del feudalesimo, le ville curtensi vennero sostituite dai villaggi, abitati dai contadini che nel frattempo si erano organizzati in consorzi famigliari avendo ottenuto dalle signorie fondiarie la proprietà allodiale ereditaria su alcune terre. Successivamente alla dispersione del patrimonio fondiario bobbiese nel XII secolo la famiglia comitale dei Fieschi si spinse nelle valli interne, Aveto, Sturla, Fontanabuona, Trebbia, arrivando a gestire per secoli il territorio della valle Sturla e della val Penna tramite i Ravaschieri, loro discendenti. Il territorio della val Penna si adagia in una concavità naturale punteggiata da
insediamenti disposti a ventaglio. L’area viene generalmente indicata con il toponimo unificante di Sopralacroce e comprende al suo interno ben sette frazioni dotate ognuna di propria denominazione e di un edificio religioso posto in posizione baricentrica. Prato, Zanoni, Vallepiana, Perlezzi, Zolezzi, collocate fra i 500 e 700 metri di altitudine, Bevena e Belvedere, collocate ad altezze comprese tra i 750 e gli 800 metri. Il capoluogo della valle è considerato Prato, dove sorge la chiesa parrocchiale, mentre Zolezzi è l’unico nucleo abitato collocato sulla parte settentrionale della concavità valliva, che immette nella valle di Borzone e da cui è possibile osservare, dall’altra parte del fiume, la frazione di Perlezzi. Inoltre, ogni frazione si differenzia dall’altra per dimensione, forma dell’impianto planimetrico e per l’assetto orografico in cui è stata edificata, pur mantenendosi alla stessa fascia altimetrica. Ai margini dei nuclei abitati, e a quote più elevate, vi sono inoltre costruzioni che venivano utilizzate per l’essicazione delle castagne e la conservazione del fieno e del grano o la stabulazione del bestiame. L’area si configura attraverso l’insediamento a carattere sparso, caratterizzato da complessi abitativi composti da più nuclei di edifici dotati di propria denominazione.
I nuclei, seppur di modeste dimensioni, si presentano compatti al loro interno perché
modellatesi nel tempo tramite l’aggiunta di nuovi corpi edilizi, per far fronte alla
convivenza di più gruppi famigliari, mantenendo un equilibrio tra le zone edificate e
quelle destinate alla coltivazione. Si conservano inoltre antiche pratiche di gestione e
sfruttamento delle risorse ambientali a carattere collettivo, come l’uso delle risorse
idriche, del bosco e delle zone adibite al pascolo. In tale sede, dato il cospicuo numero di nuclei che comprendono la val Penna, la ricerca si è focalizzata sull’analisi degli insediamenti di età medievale di Perlezzi e Zanoni, i quali conservano le caratteristiche costruttive tipiche del luogo ed elementi
architettonici di rilievo. Le murature degli edifici sono state costruite interamente
tramite la tecnica definita “a secco” e le incorniciature di porte e finestre appartengono a una tipologia costruttiva che si ispira al trilite megalitico e si caratterizza per le dimensioni considerevoli dei conci e per il disegno a schema fisso seguito per la loro composizione. Inoltre, sono osservabili elementi inseriti nella muratura quali ferri a forma di cicogna, mensole e nicchie luminarie. Per quanto concerne l’abitato di Perlezzi si riscontra la presenza di un considerevole numero di incisioni su pietra, e un sistema di terrazzamenti irrigui che trovano riscontro in aree alpine e che vengono datati, in base alle tracce delle loro strutture attuali, al XVI secolo. Le incisioni sono costituite da numerosi simboli religiosi, i quali paiono risalire al medioevo e riferirsi al simbolismo delle prime comunità giudeo cristiane, generalmente accompagnati da date e in, alcuni casi, da iniziali, oppure sono costituite da incisioni di sole date.Zanoni, il secondo caso studio, risulta documentato con l’antico toponimo di Castagneto in epoca medievale per la pratica della coltivazione del castagno e, inoltre, si differenzia dagli altri insediamenti della valle per la presenza di un nucleo destinato interamente alla stabulazione del bestiame. La ricerca è stata implementata dal reperimento di testimonianze storiche di archivio e dalla mappatura e catalogazione, inedita, delle incisioni sugli elementi lapidei. Tale processo di mappatura delle incisioni, informatizzato attraverso geo-localizzazione dei manufatti e documentazione fotografica in questo lavoro di tesi, può trovare facilmente collocazione all’interno di un progetto digitale che ne permetta la fruizione non solo nell’ambito della ricerca ma anche a livello turistico.
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