Tesi etd-08212013-124359 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SIDOTI, NELLO
URN
etd-08212013-124359
Titolo
Eschilo, Sette contro Tebe vv. 861-74, 1005-78: la poetica di un finale interpolato.
Dipartimento
FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA
Corso di studi
FILOLOGIA E STORIA DELL'ANTICHITA'
Relatori
correlatore Taddei, Andrea
relatore Prof. Medda, Enrico
relatore Prof. Medda, Enrico
Parole chiave
- autenticità
- Eschilo
- filologia greca
- interpolazioni
- poetica
- Sette contro Tebe
- tragedia
Data inizio appello
30/09/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
Sin dal 1848, data di pubblicazione della didascalia della tetralogia eschilea del 467 a.C., è opinione radicata nella critica che il finale dei Sette contro Tebe sia opera di una mano diversa da quella di Eschilo: l'ultimo posto della pièce nella trilogia tragica tebana mal si concilia, infatti, con il carattere provvisorio, non risolutivo delle sue scene conclusive.
Da allora, gli studiosi si sono dedicati quasi esclusivamente a sottolineare i difetti stilistici nella dizione dell'autore del finale della tragedia, e la sua distanza, a livello di scelte contenutistiche e drammaturgiche, dalla poetica eschilea, rinunciando ad un'indagine capillare sull'estesa modifica al testo originale dei Sette.
Il nostro lavoro si propone di colmare tale lacuna negli studi sui Sette contro Tebe, offrendo un'analisi sistematica dei tratti stilistici, drammaturgici e contenutistici dei vv. 861-74 e 1005-78, considerati come interpolati dalla maggioranza degli studiosi.
L'obiettivo principale della tesi è illustrare nel dettaglio, a prescindere dal giudizio su di essa in termini di Stilgefühl, la poetica dello sconosciuto autore di questi versi, i suoi tratti di originalità, i suoi rapporti con la parte genuina dei Sette, le somiglianze e le differenze con l'Antigone di Sofocle e le Fenicie di Euripide, presunti modelli, secondo gran parte della critica, delle scene finali dei Sette.
A fianco di tale analisi, che si sviluppa, nella parte centrale della dissertazione, in forma di commento alle sezioni di testo non autentiche, si aggiunge un'indagine sul contesto cronologico entro il quale collocare quella che, se si accetta la communis opinio degli interpreti, si configura come una delle più estese ed affascinanti interpolazioni nei testi tragici: un'indagine di carattere inevitabilmente congetturale, data la natura dell'argomento, che tenta di aprire ad una considerazione dei meccanismi della fruizione e della tradizione dei testi tragici nel delicato periodo intercorso tra la grande produzione teatrale del quinto secolo e le misure licurghee per la salvaguardia delle opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide.
Da allora, gli studiosi si sono dedicati quasi esclusivamente a sottolineare i difetti stilistici nella dizione dell'autore del finale della tragedia, e la sua distanza, a livello di scelte contenutistiche e drammaturgiche, dalla poetica eschilea, rinunciando ad un'indagine capillare sull'estesa modifica al testo originale dei Sette.
Il nostro lavoro si propone di colmare tale lacuna negli studi sui Sette contro Tebe, offrendo un'analisi sistematica dei tratti stilistici, drammaturgici e contenutistici dei vv. 861-74 e 1005-78, considerati come interpolati dalla maggioranza degli studiosi.
L'obiettivo principale della tesi è illustrare nel dettaglio, a prescindere dal giudizio su di essa in termini di Stilgefühl, la poetica dello sconosciuto autore di questi versi, i suoi tratti di originalità, i suoi rapporti con la parte genuina dei Sette, le somiglianze e le differenze con l'Antigone di Sofocle e le Fenicie di Euripide, presunti modelli, secondo gran parte della critica, delle scene finali dei Sette.
A fianco di tale analisi, che si sviluppa, nella parte centrale della dissertazione, in forma di commento alle sezioni di testo non autentiche, si aggiunge un'indagine sul contesto cronologico entro il quale collocare quella che, se si accetta la communis opinio degli interpreti, si configura come una delle più estese ed affascinanti interpolazioni nei testi tragici: un'indagine di carattere inevitabilmente congetturale, data la natura dell'argomento, che tenta di aprire ad una considerazione dei meccanismi della fruizione e della tradizione dei testi tragici nel delicato periodo intercorso tra la grande produzione teatrale del quinto secolo e le misure licurghee per la salvaguardia delle opere di Eschilo, Sofocle ed Euripide.
File
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Eschilo_...05_78.pdf | 1.05 Mb |
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