Tesi etd-08102018-150139 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
GIGLIO, ELISABETTA
URN
etd-08102018-150139
Titolo
Variabilità a lungo termine dei fenotipi pressori in pazienti con malattia renale cronica
Dipartimento
MEDICINA CLINICA E SPERIMENTALE
Corso di studi
NEFROLOGIA
Relatori
relatore Prof. Cupisti, Adamasco
Parole chiave
- fenotipi pressori
- ipertensione arteriosa
- ipertensione da camice bianco
- ipertensione mascherata
- malattia renale cronica
- pressione arteriosa
- variabilità
Data inizio appello
30/08/2018
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
30/08/2088
Riassunto
Il controllo della pressione arteriosa nei pazienti con malattia renale cronica (Chronic Kidney Disease, CKD) è un elemento cruciale nella prevenzione degli eventi cardiovascolari e della progressione verso la condizione di insufficienza renale cronica terminale.
L’utilizzo della sola misurazione in ambulatorio della pressione arteriosa (Office Blood Pressure Measurement, OBPM) non sembra ottimale per la sorveglianza del paziente iperteso; questo è ancor più evidente nella popolazione dei nefropatici a causa della scarsa correlazione osservata tra i valori di pressione misurata in ambulatorio ed il danno d’organo, lo sviluppo e la progressione della malattia renale cronica e l’escrezione urinaria di albumina.
Per tale ragione sono sempre più diffuse le metodiche di misurazione domiciliare della pressione arteriosa che, in associazione alla misurazione in ambulatorio, consentono una miglior stratificazione del rischio cardiovascolare e della mortalità nei pazienti con malattia renale cronica.
Il monitoraggio pressorio delle 24 ore (Ambulatory Blood Pressure Measurement, ABPM) è ancora il gold standard per la valutazione dei valori pressori domiciliari, in particolare perché è il solo strumento che consente la valutazione della pressione arteriosa notturna. Tuttavia i costi e la limitata disponibilità ne impediscono un ampio utilizzo.
L’auto misurazione domiciliare (Home Blood Pressure Measurement, HBPM) invece risulta essere un metodo più economico e di più facile applicabilità nella gestione clinica pratica del paziente iperteso.
Le misurazioni domiciliari e in ambulatorio della pressione arteriosa consentono di identificare quattro differenti fenotipi pressori, a seconda che il soggetto sia già in trattamento antiipertensivo o meno:
• White-coat resistant/uncontrolled hypertension o White coat hypertension (WCH)
• Masked resistant/uncontrolled hypertension o Masked hypertension (MH)
• True resistant/uncontrolled hypertension o Sustained hypertension (SH)
• True blood pressure control o Normotension (NT)
Tali fenotipi pressori assumono verosimilmente un diverso significato prognostico; al momento purtroppo se poco è noto riguardo la condizione di MH, il ruolo della WCH è ancora piuttosto controverso, specie nella popolazione in CKD.
La maggior parte degli studi che prendono in esame la gestione clinica del soggetto iperteso e analizzano il rischio globale connesso ai vari fenotipi, considerano tali condizioni come stabili nel tempo. In realtà esistono evidenze di una buona riproducibilità dei fenotipi nel breve periodo, ma ancora pochi dati sono disponibili riguardo la riproducibilità nel lungo periodo, in particolare nei pazienti affetti da malattia renale cronica.
Per tale ragione abbiamo valutato le variazioni dei fenotipi pressori a 6 e 12 mesi in una popolazione di pazienti nefropatici.
Lo studio ha incluso 279 pazienti consecutivi affetti da nefropatia cronica stadio 3-5 non dialitica (186 maschi, età 71±12 anni, eGFR 38±13 ml/min*1.73) di cui abbiamo valutato la pressione arteriosa domiciliare (HBPM) e in ambulatorio (OBPM) a 6 e 12 mesi dopo la prima valutazione in ambulatorio; nel periodo di osservazione non è stata effettuata alcuna variazione della terapia antiipertensiva.
L’ipertensione non controllata era definita come valori superiori a 140/90 per la OBPM e superiori a 135/85 mmHg per la HBPM.
Al momento del primo accesso ambulatoriale la prevalenza dei fenotipi era SH 36.6%, NT 30.1%, WCH 25.4% e MH 7.9% ed era simile a 6 e 12 mesi (SH 36.6-40.1%, NT 25.4-24.7%, WCH 25.8-25.8% e MH 12.2-9.3%, rispettivamente). La riproducibilità individuale dei fenotipi a 12 mesi era scarsa, sia globalmente (38.0%) che tra i diversi fenotipi (SH 53.9%, NT 32.1%, WCH 32.4% and MH 9.1%). Il 68.2% dei MH e il 33.8% dei WCH shiftavano a SH. I pazienti che non mantenevano il medesimo fenotipo (non-concordant) non mostravano differenze per età, sesso, BMI, eGFR, terapia farmacologica o presenza di diabete o malattie cardiovascolari.
La riproducibilità dei fenotipi sia a 6 che a 12 mesi risultava molto bassa (19.6%), in particolare per MH (0%), NT (14%) e WCH (15.5%), mentre per SH era del 31%.
In conclusione in una coorte di pazienti affetti da CKD, la prevalenza globale dei diversi fenotipi pressori rimane apparentemente costante nel tempo. In realtà soltanto il 40% dei pazienti mantiene lo stesso fenotipo a 12 mesi, in assenza di modificazioni terapeutiche; tale osservazione suggerisce una scarsa riproducibilità nel tempo dei fenotipi pressori, almeno utilizzando l’auto-misurazione domiciliare della pressione arteriosa.
L’utilizzo della sola misurazione in ambulatorio della pressione arteriosa (Office Blood Pressure Measurement, OBPM) non sembra ottimale per la sorveglianza del paziente iperteso; questo è ancor più evidente nella popolazione dei nefropatici a causa della scarsa correlazione osservata tra i valori di pressione misurata in ambulatorio ed il danno d’organo, lo sviluppo e la progressione della malattia renale cronica e l’escrezione urinaria di albumina.
Per tale ragione sono sempre più diffuse le metodiche di misurazione domiciliare della pressione arteriosa che, in associazione alla misurazione in ambulatorio, consentono una miglior stratificazione del rischio cardiovascolare e della mortalità nei pazienti con malattia renale cronica.
Il monitoraggio pressorio delle 24 ore (Ambulatory Blood Pressure Measurement, ABPM) è ancora il gold standard per la valutazione dei valori pressori domiciliari, in particolare perché è il solo strumento che consente la valutazione della pressione arteriosa notturna. Tuttavia i costi e la limitata disponibilità ne impediscono un ampio utilizzo.
L’auto misurazione domiciliare (Home Blood Pressure Measurement, HBPM) invece risulta essere un metodo più economico e di più facile applicabilità nella gestione clinica pratica del paziente iperteso.
Le misurazioni domiciliari e in ambulatorio della pressione arteriosa consentono di identificare quattro differenti fenotipi pressori, a seconda che il soggetto sia già in trattamento antiipertensivo o meno:
• White-coat resistant/uncontrolled hypertension o White coat hypertension (WCH)
• Masked resistant/uncontrolled hypertension o Masked hypertension (MH)
• True resistant/uncontrolled hypertension o Sustained hypertension (SH)
• True blood pressure control o Normotension (NT)
Tali fenotipi pressori assumono verosimilmente un diverso significato prognostico; al momento purtroppo se poco è noto riguardo la condizione di MH, il ruolo della WCH è ancora piuttosto controverso, specie nella popolazione in CKD.
La maggior parte degli studi che prendono in esame la gestione clinica del soggetto iperteso e analizzano il rischio globale connesso ai vari fenotipi, considerano tali condizioni come stabili nel tempo. In realtà esistono evidenze di una buona riproducibilità dei fenotipi nel breve periodo, ma ancora pochi dati sono disponibili riguardo la riproducibilità nel lungo periodo, in particolare nei pazienti affetti da malattia renale cronica.
Per tale ragione abbiamo valutato le variazioni dei fenotipi pressori a 6 e 12 mesi in una popolazione di pazienti nefropatici.
Lo studio ha incluso 279 pazienti consecutivi affetti da nefropatia cronica stadio 3-5 non dialitica (186 maschi, età 71±12 anni, eGFR 38±13 ml/min*1.73) di cui abbiamo valutato la pressione arteriosa domiciliare (HBPM) e in ambulatorio (OBPM) a 6 e 12 mesi dopo la prima valutazione in ambulatorio; nel periodo di osservazione non è stata effettuata alcuna variazione della terapia antiipertensiva.
L’ipertensione non controllata era definita come valori superiori a 140/90 per la OBPM e superiori a 135/85 mmHg per la HBPM.
Al momento del primo accesso ambulatoriale la prevalenza dei fenotipi era SH 36.6%, NT 30.1%, WCH 25.4% e MH 7.9% ed era simile a 6 e 12 mesi (SH 36.6-40.1%, NT 25.4-24.7%, WCH 25.8-25.8% e MH 12.2-9.3%, rispettivamente). La riproducibilità individuale dei fenotipi a 12 mesi era scarsa, sia globalmente (38.0%) che tra i diversi fenotipi (SH 53.9%, NT 32.1%, WCH 32.4% and MH 9.1%). Il 68.2% dei MH e il 33.8% dei WCH shiftavano a SH. I pazienti che non mantenevano il medesimo fenotipo (non-concordant) non mostravano differenze per età, sesso, BMI, eGFR, terapia farmacologica o presenza di diabete o malattie cardiovascolari.
La riproducibilità dei fenotipi sia a 6 che a 12 mesi risultava molto bassa (19.6%), in particolare per MH (0%), NT (14%) e WCH (15.5%), mentre per SH era del 31%.
In conclusione in una coorte di pazienti affetti da CKD, la prevalenza globale dei diversi fenotipi pressori rimane apparentemente costante nel tempo. In realtà soltanto il 40% dei pazienti mantiene lo stesso fenotipo a 12 mesi, in assenza di modificazioni terapeutiche; tale osservazione suggerisce una scarsa riproducibilità nel tempo dei fenotipi pressori, almeno utilizzando l’auto-misurazione domiciliare della pressione arteriosa.
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