ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-07302021-173537


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ARPONE, ELENA
URN
etd-07302021-173537
Titolo
"Non puo esser si brutta imagine scolpita che al tatto non possa bella parere": iconografia dei sensi nella cultura figurativa tra ՚500 e ՚600
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Maffei, Sonia
Parole chiave
  • cinque sensi
  • cultura figurativa tra ՚500 e ՚600
  • testi emblematici
Data inizio appello
27/09/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/09/2091
Riassunto
La tesi si occupa dell’iconografia dei Cinque Sensi e dei contesti culturali in cui via via si inserisce. Inizialmente si delinea brevemente la storia di tale tema dall’età antica al Seicento, facendo particolare attenzione alla gerarchizzazione dei sensi proposta sistematicamente da Aristotele, senza dimenticare gli interventi di alcuni autori classici come Platone o Plinio il Vecchio. In età medievale, per la prima volta, si assiste alla raffigurazione dei sensi attraverso tipologie iconografiche specifiche. Si può ricorrere all’impiego di animali che fungono da simboli o di alcune personificazioni che puntualizzano l’organo del senso al quale si connettono o ancora si fa ricorso all’uso metaforico degli organi sensoriali, utilizzando anche testi esplicativi. Anche tra Quattrocento e Seicento si assiste ad una vasta produzione artistica su tale tema: i sensi possono essere rappresentati all’interno di alcuni testi letterari o anche all’interno di cicli incisori, particolarmente amati dagli artisti olandesi o del nord Europa. La fortuna del tema nella produzione artistica si ampliò ulteriormente quando i sensi furono inclusi nel più importante manuale di allegorie dell’età moderna, l’Iconologia di Cesare Ripa, a partire dalla prima edizione del 1593. Qui le raffigurazioni dei sensi appaiono collegate ad alcune precedenti tradizioni figurative, rintracciate e analizzate nella tesi, che, rielaborate da Ripa, si diffondono ampiamente nella produzione artistica seicentesca e dei secoli successivi, introducendo anche importanti riflessioni teoriche. Particolarmente interessante è in Ripa la scelta di unire l’allegoria del tatto con un importante tema interno al dibattito artistico, il Paragone tra Pittura e Scultura, che già tradizionalmente era legato al primato tra i sensi, soprattutto tra Tatto e Vista. A questa nuova imagerie allegorica proposta nell’Iconologia si legano alcune rappresentazioni del Paragone in cui uno scultore cieco era in grado di percepire la scultura, ma non la pittura. Tra tutte si ricordi il Cieco di Gambassi di Livio Mehus in cui si raffigura anche una tartaruga, animale identificato pure da Ripa come simbolo del Tatto.

File