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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-07252008-111201


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
SCARTABELLI, GIOVANNA
URN
etd-07252008-111201
Titolo
Obesità e rischio cardiovascolare
Settore scientifico disciplinare
MED/13
Corso di studi
SCIENZE ENDOCRINE E METABOLICHE
Relatori
Relatore Prof. Vitti, Paolo
Parole chiave
  • sindrome metabolica
  • rischio cardiovascolare
  • obesità
Data inizio appello
02/09/2008
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’obesità una condizione cronica caratterizzata da un eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute.
L’eccesso di tessuto adiposo non è di per sé una condizione patologica e nel passato era addirittura ritenuto protettivo nei confronti di epidemie, carestie, malattie croniche nonchè indice di prosperità e fecondità. L’obesità è il risultato di un bilancio calorico cronicamente positivo tra un elevato introito calorico e una bassa spesa energetica.
Per quantificare l’eccesso di tessuto adiposo viene utilizzato il calcolo dell’indice di massa corporea (IMC), che deriva dal rapporto fra il peso espresso in Kg e l’altezza espressa in metri al quadrato. Questo indice non differenzia la massa grassa dalla massa magra (muscolare ed ossea) e non tiene conto della distribuzione del tessuto adiposo.
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare la relazione tra il rischio cardiovascolare globale e i parametri antropometrici relativi alla distribuzione del tessuto adiposo in una popolazione di donne obese.
Il rischio cardiovascolare globale, calcolato con l’algoritmo di Framingham e con l’algoritmo del Progetto Cuore, era 9,47 ± 5,8 % (range 2-33 %) e 1,72 ± 1,77 % (range 0,13- 9,8 %), rispettivamente. Il rischio di mortalità cardiovascolare calcolato mediante l’algoritmo SCORE era 0,45 ± 0,66 % (range 0,007- 3,66 %).
Tra tutti i parametri antropometrici la CV presentava la più forte correlazione con lo spessore del tessuto adiposo viscerale (r= 0.49; p < 0,0001), mentre il CV/CF era solo debolmente correlato con questo parametro (r=0,184; p=0,02) (Fig 1 e 2).
Venivano osservate correlazioni significativamente positive tra il rischio di avere un evento cardiovascolare a 10 anni, calcolato con entrambi gli algoritmi ed espresso con il logaritmo, e CV, spessore TAV, CV/CF e VLES. Il rischio di mortalità cardiovascolare era correlato direttamente con CV, CV/CF e TAV, ma non con il VLES. Non venivano riscontrate correlazioni significative tra il rischio di avere un evento cardiovascolare a 10 anni o il rischio di mortalità e peso corporeo, IMC e CF (Tabella 2).
Quando veniva eseguita un’analisi di regressione multipla stepwise tra i diversi parametri antropometrici ed il rischio di avere un evento di cardiopatia ischemica a 10 anni, come variabile dipendente, solo CV/CF e TAV mostravano un valore positivo predittivo indipendente (p < 0,01); mentre veniva osservata una associazione negativa indipendente con il peso corporeo (Tabella 3). Il modello prediceva circa il 27 % (r2=0,27) del rischio cardiovascolare.
Quando la stessa analisi veniva eseguita utilizzando il rischio di avere un evento cardiovascolare a 10 anni, calcolato mediante l’algoritmo del Progetto Cuore, come variabile dipendente, solo CV/CF e TAV risultavano indici predittivi positivi indipendenti (p < 0,01). Il modello prediceva circa il 19 % (r2=0,194) del rischio cardiovascolare calcolato; anche nel caso del rischio di mortalità cardiovascolare calcolato mediante l’algoritmo SCORE, solo CV/CF e TAV risultavano indici predittivi positivi indipendenti (p < 0,01). Il modello prediceva circa l’11% (r2=0,11) del rischio di mortalità cardiovascolare (Tabella 3).
Infine abbiamo analizzato quale dei fattori di rischio cardiovascolare, con l’esclusione dell’abitudine al fumo, era correlato significativamente con gli indici antropometrici
CV/CF risultava significativamente correlato a 4 dei 7 fattori di rischio cardiovascolare, ossia direttamente con l’età (p = 0,0015; R = 0,247), la pressione arteriosa sistolica (p = 0,016; R = 0,189) e la glicemia (p = 0,015; R = 0,192) e inversamente con il colesterolo HDL (p = 0,034; R = -0,166);
- TAV risultava significativamente correlato a 3 dei 7 fattori di rischio cardiovascolare ossia direttamente con la pressione arteriosa sistolica (p = 0,0011; R = 0,254) e in particolare con la glicemia (p < 0,0001; R = 0,359) e inversamente con il colesterolo HDL (p = 0,022; R = - 0,179). Veniva inoltre riscontrata una correlazione diretta e statisticamente significativa con la trigliceridemia (p 0,004; r = 0,224)
- CV era direttamente correlato solo alla pressione arteriosa sistolica (p < 0,0001; R = 0,308) e in misura minore con il logaritmo della glicemia (p = 0,042; R = 0,16) .
In conclusione, non esiste un singolo parametro antropometrico che ci consenta di stabilire la gravità dell’obesità e inquadrare le comorbidità ad essa correlate. E’ importante che l’IMC sia affiancato da misure relative alla distribuzione dell’eccesso adiposo. I risultati di questo studio indicano che in una popolazione di donne obese di razza bianca il grado di obesità, espresso attraverso l’IMC, non è sufficiente a predirre il rischio di cardiopatia ischemica, né il rischio di morbilità e mortalità cardiovascolare. Tra i parametri antropometrici indicativi della distribuzione del tessuto adiposo il rapporto circonferenza vita/circonferenza fianchi rappresenta il migliore indice predittivo dei suddetti rischi. Tale misura, sebbene presenti un certo grado di imprecisione (nel soggetto obeso), risulta essere un parametro clinico a basso costo e facilmente rilevabile per la valutazione del rischio cardiovascolare.
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