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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07232012-102702


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
SIMONETTI, ELENA
URN
etd-07232012-102702
Titolo
L'Eneide di Virgilio inventata e incisa all'acquaforte da Bartolomeo Pinelli nel 1811: un dialogo tra arte e letteratura.
Dipartimento
INTERFACOLTA'
Corso di studi
STORIA DELL'ARTE
Relatori
relatore Prof. Farinella, Vincenzo
Parole chiave
  • 1811
  • arte antica
  • Bartolomeo Pinelli
  • edizioni illustrate
  • Eneide
  • iconografia virgiliana
  • incisioni
  • Sebastian Brant
  • Virgilio
Data inizio appello
17/09/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/09/2052
Riassunto
L'obiettivo principale della mia tesi è quello di studiare la raccolta di incisioni realizzata nel 1811 dall'incisore romano Bartolomeo Pinelli, interamente dedicata al massimo capolavoro prodotto nell'ambito della letteratura latina: l'Eneide di Virgilio. Non essendo possibile rintracciare una biografia organica ed esaustiva relativa al'artista romano, nella prima parte del mio lavoro ho deciso di tratteggiare un ritratto dell'incisore che mettesse in luce da un lato la sua personalità indomita e ribelle, dall'altro le sue smisurate doti e capacità artistiche che, non a caso, nel 1811 lo condussero a realizzare le cinquanta tavole destinate ad illustrare l'opera virgiliana. Questa sezione introduttiva, nella quale son emerse anche le ragioni che stimolarono Pinelli nella realizzazione di un progetto tanto impegnativo ma di grande valore etico e morale - nell'Eneide erano appunto narrate le origini di Roma, città della quale l'artista "romano de Trastevere" non aveva mancato di celebrare la magnificenza e la genuinità dei suoi abitanti - è stata di fondamentale importanza anche per delineare il profilo degli altri due protagonisti di questa vicenda editoriale: l'abate Clemente Bondi, autore della traduzione utilizzata da Pinelli per raffigurare le singole scene, e Luigi Fabri (o Fabbri) l'editore che si occupò della pubblicazione del corpus di tavole.
La parte centrale della mia tesi è stata invece rivolta ad una puntuale analisi delle singole tavole pinelliane, di natura prettamente storico-artistica. In questo contesto ho avuto la possibilità di far emergere l'interessante tecnica operativa messa a punto dall'artista romano: accanto all'originalità delle soluzioni compositive impiegate da Bartolomeo, quasi ogni incisione presenta infatti rimandi più o meno espliciti ad opere della produzione artistica precedente (età antica e periodo rinascimentale) e talvolta contemporanea. Essi, perfettamente integrati all'interno della scena, non costituiscono mai citazioni pedisseque della fonte iconografica di partenza andando così a costituire una composizione originale ma allo stesso tempo nobilitata dal rimando a saggi artistici famosi. Poiché la presenza di questo genere di particolari si faceva più consistente e significativa mano mano che il mio studio procedeva, nella quarta parte della tesi ho dunque cercato di rintracciare le opere o i particolari dei quali l'artista si servì come modello per dare vita all'iconografia dell'Eneide: Bartolomeo trasse ispirazione da un buon numero di opere di età antica spesso mediati dai corpora di incisioni realizzati tra '500 e '700, ma allo stesso tempo seppe guardare con profitto anche alla produzione afferente al classicismo dei secoli XVI e XVII, tra cui merita di essere ricordato almeno il nome di Raffaello.
Da ultimo ho ritenuto necessario dedicarmi alla fortuna che l'illustrazione delle opere di Virgilio e, in particolare, dell'Eneide ha riscosso attraverso i secoli dando così luogo ad una tradizione iconografica che, dalla fine dell'età tardoantica, si snoda addirittura fino alla metà dell'Ottocento. In effetti l'opera, incentrata sulla narrazione delle peripezie del valoroso Enea all'indomani della caduta di Troia, conobbe una fortuna editoriale piuttosto interessante fin dalla tarda antichità quando furono appunto realizzati i due codici miniati Virgilius Vaticanus e Virgilius Romanus. La passione nei confronti dell'iconografia virgiliana non conobbe battute di arresto nemmeno nel corso del medioevo,periodo in cui le peripezie dell'eroico Enea divennero protagoniste soprattutto dell'illustrazione libraria: le vicende furono spesso rilette in chiave cortese e cavalleresca e non a caso gli artisti predilessero la raffigurazione di episodi legati agli episodi di battaglia e all'amore di Enea e Didone spingendosi in alcuni casi fino alla raffigurazione del legame amoroso tra Enea e Lavinia.
Le prime edizioni a stampa dell'Eneide, spesso incorporate in edizioni comprendenti l'opera omnia di Virgilio, videro la luce alla fine del XV secolo e furono precedute da una serie di cicli pittorici interamente dedicate alle avventure di Enea tra i quali è doveroso ricordare quello di Niccolò dell'Abate a Scandiano.In particolare nel 1483 fece la sua comparsa a Lione l'incunabolo dell'Eneide in lingua francese (il cosiddetto Lyvre des Enéydes), un'opera caratterizzata da xilografie talvolta raffiguranti episodi originali, ma in ogni caso ancora piuttosto primitive e grossolane. Il 1502 è invece l'anno in cui vide la luce una delle prime e più famose edizioni illustrate dell'opera omnia di Virgilio, quella curata dall'umanista Sebastian Brant che riscosse un enorme successo e che, almeno per tutto il XVI secolo, fu un punto di riferimento imprescindibile per la realizzazione di nuove edizioni illustrate che ripresero appunto l'iconografia nordica di questo poderoso volume.
Il XVII secolo segna invece una svolta per quanto riguarda l'organizzazione delle edizioni illustrate del poema virgiliano, tanto che è preferibile parlare di "raccolte di incisioni": a poco a poco il testo antico non occupò più la totalità della pagina ma si ridusse sempre più a favore delle immagini che andarono ad occupare la totalità dello spazio disponibile, alludendo al testo virgiliano tramite la trascrizione dei versi relativi all'episodio raffigurato. Un esempio interessante di questa tendenza è costituito dalla raccolta di incisioni messa insieme da Lang ed Eimmart ed edita a Norimberga nel 1688. Questa sezione della tesi si chiude con la trattazione dell'impresa editoriale virgiliana che nel 1798 vide coinvolto Anne-Louis Girodet Trioson.
L'ultima parte della tesi, sviluppata nelle due appendici, è invece dedicata all'analisi del possibile influsso esercitato dalle incisioni dell'Eneide di Bartolomeo Pinelli sulla produzione artistica contemporanea.
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