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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07222021-161106


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
ROMBONI, ALESSANDRO
URN
etd-07222021-161106
Titolo
Il percorso artistico di Cagnaccio di San Pietro
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
STORIA E FORME DELLE ARTI VISIVE, DELLO SPETTACOLO E DEI NUOVI MEDIA
Relatori
relatore Prof. Patti, Mattia
correlatore Prof. Cortesini, Sergio
Parole chiave
  • Cagnaccio di San Pietro
Data inizio appello
27/09/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
27/09/2091
Riassunto
Il lavoro di ricerca svolto attraverso l’utilizzo delle fonti d’archivio, di materiale inedito e della bibliografia disponibile sull’artista ha lo scopo di ripercorrere le tappe fondamentali della vita e della produzione artistica del pittore Cagnaccio di San Pietro. Partendo dalla rivalutazione critica del pittore che fu promossa da Emilio Bentornati con la mostra che si tenne alla Galleria Levante nel 1971 si procede ripercorrendo la vita e il percorso artistico del pittore dalle origini al 1946 anno della sua morte, per comprenderne gli sviluppi e le varie vicissitudini artistiche che ne caratterizzarono la produzione artistica.
La tesi si sviluppa ripercorrendo la formazione artistica del pittore dai suoi anni giovanili sotto la guida di Ettore Tito per poi analizzarne attraverso le fonti disponibili le prime esperienze artistiche legate allo stile Liberty accanto al pittore Vittorio Zecchin, l’adesione al Futurismo avvenuta dopo l’incontro al fronte durante il primo conflitto mondiale con Filippo Tommaso Marinetti e l’adesione all’ambiente artistico di Ca’ Pesaro, al quale il pittore fu legato per un breve ma significativo periodo della sua vita. In seguito viene ricostruita e motivata attraverso l’utilizzo di scritti autobiografici dell’artista e fonti critiche, la creazione di un nuovo linguaggio artistico che il pittore andò sviluppando a partire dal 1920 con il dipinto La Tempesta. Un linguaggio caratterizzato dal ritorno alla figura, dall’uso di un realismo crudo, congelato che lo mette in relazione con i pittori della Nuova Oggettività Tedesca, in particolare modo con Cristian Schad; ma anche debitore alla tradizione della pittura veneta, soprattutto nell’utilizzo di una linea dura, marcata, incisiva che ricorda alcuni pittori lagunari del ‘400 tra i quali: Bartolomeo Vivarini, Carlo Crivelli, Jacopo da Valenza, Andrea da Murano, ma che riscontra certe analogie anche con la pittura di Albert Dürer e di Holbein. La nuova visione artistica di Cagnaccio viene indagata anche nella profonda concezione spirituale che la caratterizza, mettendone in evidenza il profondo legame con i genitori, testimoniato dalla presenza di due poesie inedite ritrovate, scritte dall’artista in loro onore e dal profondo legame con la sua terra d’origine: San Pietro in Volta, dalla quale traggono origine sia il suo nome artistico, sia i valori umili e religiosi che compongono la sua vita, sia la maggioranza dei modelli e dei soggetti presenti nei suoi dipinti. Attraverso la documentazione disponibile vengono ripercorse tutte le esposizioni d’arte a cui il pittore partecipò in vita e analizzate le opere d’arte esposte in tali manifestazioni. Vengono messe in luce sia le difficoltà economiche che di salute in cui il pittore si trovò nel corso della sua carriera artistica, mettendone in evidenza anche le difficoltà che spesso riscontrò con gli enti espositivi o committenti privati, testimoniate da due lettere inedite datate 1932 e 1933 inviate dal pittore all’allora presidente della Biennale di Venezia Antonio Maraini o gli appunti sul diario personale dell’artista redatti durante il suo soggiorno a Genova del 1937.
Una breve ma intensa ricostruzione viene dedicata anche alla fortuna critica sull’artista, che ne ripercorre la poca e scarsa attenzione da parte di pubblico e critica verso la sua opera dopo la morte, sottolineandone l’importanza significativa dei contributi per la rivalutazione critica dell’opera del pittore apportati dalla mostra organizzata a Firenze nel 1957 da Carlo Ludovico Ragghianti e la già citata mostra alla Galleria Levante di Milano del 1971, fino ai contributi più recenti che hanno contribuito a tale merito.
L’opera di Cagnaccio viene in seguito analizzata e presentata anche attraverso la suddivisione della sua produzione artistica per tematiche e soggetti iconografici ricorrenti: nudi, ritratti, nature morte, scene di vita quotidiana, autoritratti, ritratti allo specchio, paesaggi e messa a confronto con il panorama culturale del Realismo Magico e con alcuni dei maggior esponenti di esso tra i quali Felice Casorati e Antonio Donghi.
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