Tesi etd-07212011-111756 |
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Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
DELL'AMICO, GIUSEPPE
URN
etd-07212011-111756
Titolo
Federico Visconti di Ricoveranza, arcivescovo di Pisa (1253 - 1277)
Settore scientifico disciplinare
M-STO/01
Corso di studi
STORIA
Relatori
tutor Prof. Ronzani, Mauro
Parole chiave
- San Sisto
Data inizio appello
07/10/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
La pubblicazione dell’edizione critica dei Sermoni pronunciati fra il 1231 e il 1274 dall’arcivescovo di Pisa Federico Visconti di Ricoveranza, ha reso possibile riprendere e ricucire le fila di un discorso che, iniziato nei primi anni Trenta del Novecento per iniziativa del Prof. Giovan Battista Picotti, aveva poi rinunciato alla prospettiva biografica articolandosi in molteplici studi, ciascuno dedicato ad un aspetto particolare della formazione o dell’attività pastorale e politica dell’arcivescovo.
Si tratti infatti del soggiorno parigino o della spedizione sarda del 1263, dell’accoglienza riservata a Corradino nel 1268 o dei rapporti con i nuovi Ordini Mendicanti, gli studi pur pregevoli di Nicole Bériou, Emilio Cristiani e Alexander Murray offrono del presule pisano un’immagine solo parziale e quindi potenzialmente fuorviante: quella, di volta in volta, dello studente in teologia affascinato dalla lettura delle Postille e del Commentario alle Sentenze di Ugo di Santo Caro, del vescovo “figlio del Comune” e difensore degli interessi cittadini o del pastore attento alla riforma del clero e personalmente impegnato nella cura animarum dei fedeli. Nulla di simile ad una Vita emerge insomma da questi scritti. Mentre, col parcellizarsi della ricerca, cresce la difficoltà di “mantenere insieme nella ricostruzione storica [degli eventi] la dimensione di vita religiosa, tutta interna alle istituzioni ecclesiastiche, con l’azione del vescovo nella società civile e nella politica della città di Pisa”.
Per questo, confortati dalla ricchezza documentaria dei Sermoni, abbiamo ritenuto di dover recuperare quella prospettiva biografica dalla quale ha avuto inizio la ricerca. Senza nessuna pretesa di completezza, il presente lavoro si propone infatti, nella sua parte iniziale, di seguire le tracce dell’arcivescovo nel suo peregrinare tra la città natale, Roma e Parigi fino all’approdo alla cattedra pisana avvenuto nel 1253; di ricostruire gli ambienti in cui, di volta in volta, si mosse legandone così l’operare alle dinamiche della famiglia di provenienza, della curia pontificia e cardinalizia e a quelle assai più complesse della Pisa “politica” della seconda metà del Duecento. Nella seconda parte della ricerca, l’attenzione si focalizza sull’attività di governo dell’arcivescovo e in particolare sulle riforme volute per la Chiesa pisana e sancite con le Costituzioni sinodali del 1258; sulle visite pastorali e la spedizione sarda del 1263, nonché sull’impegno civico per ridare a Pisa quel prestigio che la fine della “età federiciana” le aveva tolto.
La terza parte della ricerca è una rilettura scrupolosa dei Sermoni per ricostruire attraverso le parole stesse dell’arcivescovo il suo impegno per la correzione del clero e la disciplina e formazione dei fedeli; la condanna dell’eresia e la formazione di una coscienza religiosa; la promozione del culto della SS. Trinità e in generale della religione civica.
Si tratti infatti del soggiorno parigino o della spedizione sarda del 1263, dell’accoglienza riservata a Corradino nel 1268 o dei rapporti con i nuovi Ordini Mendicanti, gli studi pur pregevoli di Nicole Bériou, Emilio Cristiani e Alexander Murray offrono del presule pisano un’immagine solo parziale e quindi potenzialmente fuorviante: quella, di volta in volta, dello studente in teologia affascinato dalla lettura delle Postille e del Commentario alle Sentenze di Ugo di Santo Caro, del vescovo “figlio del Comune” e difensore degli interessi cittadini o del pastore attento alla riforma del clero e personalmente impegnato nella cura animarum dei fedeli. Nulla di simile ad una Vita emerge insomma da questi scritti. Mentre, col parcellizarsi della ricerca, cresce la difficoltà di “mantenere insieme nella ricostruzione storica [degli eventi] la dimensione di vita religiosa, tutta interna alle istituzioni ecclesiastiche, con l’azione del vescovo nella società civile e nella politica della città di Pisa”.
Per questo, confortati dalla ricchezza documentaria dei Sermoni, abbiamo ritenuto di dover recuperare quella prospettiva biografica dalla quale ha avuto inizio la ricerca. Senza nessuna pretesa di completezza, il presente lavoro si propone infatti, nella sua parte iniziale, di seguire le tracce dell’arcivescovo nel suo peregrinare tra la città natale, Roma e Parigi fino all’approdo alla cattedra pisana avvenuto nel 1253; di ricostruire gli ambienti in cui, di volta in volta, si mosse legandone così l’operare alle dinamiche della famiglia di provenienza, della curia pontificia e cardinalizia e a quelle assai più complesse della Pisa “politica” della seconda metà del Duecento. Nella seconda parte della ricerca, l’attenzione si focalizza sull’attività di governo dell’arcivescovo e in particolare sulle riforme volute per la Chiesa pisana e sancite con le Costituzioni sinodali del 1258; sulle visite pastorali e la spedizione sarda del 1263, nonché sull’impegno civico per ridare a Pisa quel prestigio che la fine della “età federiciana” le aveva tolto.
La terza parte della ricerca è una rilettura scrupolosa dei Sermoni per ricostruire attraverso le parole stesse dell’arcivescovo il suo impegno per la correzione del clero e la disciplina e formazione dei fedeli; la condanna dell’eresia e la formazione di una coscienza religiosa; la promozione del culto della SS. Trinità e in generale della religione civica.
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