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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-07202013-085804


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
PULERA', CATIA
URN
etd-07202013-085804
Titolo
Metodiche di intervento sanitario nei campi profughi.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Evangelista, Giuseppe
Parole chiave
  • asilo politico
  • profughi
  • rifugiato
Data inizio appello
24/09/2013
Consultabilità
Completa
Riassunto
I campi profughi sono luoghi in cui sono ospitati i rifugiati. Con il termine rifugiato si intende chi è fuggito o è stato espulso a causa di discriminazioni politiche, religiose o razziali dal proprio paese e trova ospitalità in un paese straniero. Ciò che lo caratterizza è l’ aver ricevuto dal paese che lo ospita questo status e la relativa protezione mediante l’ asilo politico. Il fenomeno ha assunto dimensioni rilevanti dopo la seconda guerra mondiale, quando è stato fondato dalle Nazioni Unite un organismo appositamente chiamato a tutelare i rifugiati, l’ Alto commissariato per i rifugiati ( ACNUR in inglese United Nations Hight Commissioner for Refugees, UNHCR ). A livello nazionale invece la gestione dell’ emergenza profughi viene gestita dal Dipartimento di Protezione Civile facente capo alla Presidenza del consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana che si occupa della previsione, prevenzione, gestione e superamento dei disastri, calamità umane e naturali, di situazioni di emergenza e in generale di eventi straordinari. La più importante organizzazione Governativa è la Croce Rossa. A questi si affiancano le Organizzazioni Non Governative, in sigla ONG che sono delle particolari ONLUS che nascono dall’ esigenza di singoli di porsi in alternativa o come completamento alle organizzazioni nazionali o sovranazionali. I due caratteri essenziali sono il carattere privato, appunto non governativo e da quello dell’ assenza di profitto dell’ attività. Caratteristica di queste organizzazioni è anche una forte spinta ideale di contribuire allo sviluppo sociale dei paesi socialmente più arretrati. Le principali ONG sono Medici senza Frontiere e Emergency. Nella gestione sanitaria di un campo possiamo distinguere due momenti:
- La fase iniziale dell’ emergenza sanitaria: concentrata per la preparazione del modulo sanitario e la gestione delle principali malattie;
- Successivamente si devono valutare e gestire gli eventi che hanno conseguenze sugli individui sani, tutto ciò per tutelare la salute pubblica e la qualità della vita. I mezzi utilizzati sono principalmente due: la sorveglianza igienico-sanitaria e il supporto psicologico.
Il personale viene preparato preventivamente medi
- Dei corsi di formazione.
Durante i quali si perfeziona la rapidità di attivazione e l’ allestimento del campo. Il team infatti si deve preparare per la partenza nel più breve tempo possibile, per un efficienza ottimale dovrebbe attivarsi in 3-6 h. Le prime strutture ad essere attivate sono le unità operative sanitarie che sono tre:
- un poliambulatorio;
- Un’ ospedale da campo: atta ad intervenire nelle emergenze di massa ed in grado di coprire emergenze polispecialistiche con strutture ad alta tecnologia.
Il personale ospitante all’ interno è:
- Personale medico: chirurghi d’ urgenza, anestesisti, rianimatori, medici di pronto soccorso, ortopedici, psicologi ecc
- Personale non medico: infermieri, tecnici, strumentisti di sala operatoria
Amministrativi, elettricisti e meccanici.
Funzioni del personale sanitario sono quelle:
- Seguire la popolazione residente e il personale di protezione civile impiegato all’ interno;
- Relazionarsi con gli operatori della struttura sanitaria locale già esistente;
- Monitorare la situazione igienico-sanitaria.
Successivamente invece ci si occupa della gestione del campo adibita all’ accoglienza della parte sana della popolazione, cercando di individuare ed eliminare i fattori di rischio che possono minacciare la sanità pubblica e peggiorare la qualità di vita. Non è infatti infrequente all’ interno dei campi attuare misure di prevenzione primaria per prevenire il contagio e la diffusione di malattie infettive. Questo attraverso:
Una profilassi aspecifica:
- Verifiche di bonifica e di disinfestazione per l’ eliminazione di eventuali artropodi e di vettori meccanici e biologici di malattie infettive; possono esserci infatti all’ interno dei campi animali da compagnia ai quali deve essere assicurato un corretto nutrimento oltre che ad un iniziale screening per pulci e zecche da un apposito medico veterinario. Se presenti animali randagi bisogna attivare appositi servizi di controllo e cattura. Possono essere presenti anche topi e ratti per i quali viene attuato una derattizzazione attraverso il posizionamento di esche protette. Inoltre artropodi quali blatte, mosche, pulci , zecche e rettili che possono provocare non solo delle gravi epidemie ma anche un’ intensa reazione emotiva da parte degli ospiti di cui bisogna tener conto in quanto persone già segnate da gravi avversità e incertezze.
- La promozione della Pulizia, dell’ Igiene e della disinfezione della persona e dei luoghi pubblici in cui i rifugiati si trovano, per garantire la diffusione di ambienti corretti e la diffusione delle regole; importante l’ individuazione dell’ area dove collocare la cucina da campo e la mensa; oltre che dei servizi igienici che vanno tenuti a una certa distanza dal campo e sempre perfettamente puliti, individuare inoltre l’ area per lo stoccaggio dei rifiuti, in genere i rifiuti di fortuna vengono sotterrati con l’ aggiunta di calce viva, mentre nei campi stabilizzati raccolti in contenitori e prelevati periodicamente per il trasporto in discariche. Tutto ciò per evitare la proliferazione di animali indesiderati e di microrganismi potenzialmente patogeni. È inoltre importante il controllo delle derrate alimentari fresche, il controllo delle date di scadenza degli alimenti conservati. È di primaria importanza la verifica igienica del personale impiegato nelle varie fasi di preparazione e distribuzione pasti, oltre che sulle modalità di conservazione degli alimenti. Tutto il personale infatti deve essere fornito di guanti camice e mascherina oltre che di aver lavato accuratamente le mani prima di poter toccare ogni alimento. Naturalmente importante è anche il coinvolgimento attivo dei richiedenti asilo per i quali è necessaria una rigorosa igiene personale, una pulizia giornaliera della tenda e disinfezione settimanale di lenzuola e federe. L’ obbiettivo è infatti quello di rendere gli abitanti del campo non solo dei beneficiari passivi ma dei protagonisti attivi dell’ aiuto e del supporto della loro comunità.
La profilassi specifica è invece basata su :
- Le vaccinazioni: principalmente i bambini per poliomelite e morbillo;
- La sieroprofilassi passiva: per fornire anticorpi già attivi atti a contrastare il proliferarsi dell’ infezione;
- La chemioprofilassi: per esempio antimalarici o pasticche contro vermi intestinali a persone esposte a un rischio di contagio con lo scopo di bloccare lo sviluppo del processo infettivo;
- La profilassi comportamentale: con cui si attuano determinati comportamenti atti a prevenire l’ esposizione al vettore, per esempio gli spray anti -zanzara contro la malaria.
Tutto questo è finalizzato a diminuire il rischio epidemie. Diffuse sono colera, poliomelite e morbillo insieme a epatite, malaria, tifo e tubercolosi che colpiscono i soggetti più vulnerabili quali donne e bambini e per i quali vengono attuate grandi campagne di vaccinazione per evitare gravi degenerazioni sanitarie di una popolazione già molto provata dalla sofferenza.
Importante è anche in questi contesti il supporto psicologico. L’ ospite può arrivare al servizio psicologico da solo già consapevole del significato che questo servizio può avere o attraverso un invio effettuato da un’ infermiera del campo. Il primo colloquio viene fatto con lo psicologo quindi ed è molto importante. Si cerca di ricostruire le loro storie traumatiche, si valuta la presenza di disagi psichici per i quali se necessario viene richiesta la consulenza psichiatrica e le eventuali cure farmacologiche. Attualmente però esiste un dibattito in corso rispetto alle diagnosi classiche per descrivere i quadri psichici riscontrati nelle popolazioni rifugiate perché rischiano di applicare un’ etichetta psicopatologica a dei vissuti che sono solo un adeguata risposta a eventi traumatici e violenti. È possibile infatti considerare affetto da un disturbo paranoide una persona che proviene da un’ etnia che da secoli è vittima di persecuzioni e che continua a sentirsi minacciato anche se queste minacce non sono presenti? Le reazioni maggiormente riscontrate sono le seguenti:
- Reazioni di adattamento: avviene durante i primi mesi di soggiorno, reazioni di spaesamento con ansietà, depressione, difficoltà a orientarsi nelle scelte;
- Reazioni psicosomatiche: le emozioni negative come il risentimento e il rimpianto possono mantenere il sistema nervoso autonomo simpatico in uno stato sempre attivo e il corpo in uno stato di eccitazione e di emergenza continuo che può provocare danni agli organi più deboli. Si può manifestare nell’ apparato gastroenterico, cardiaco e respiratorio con: gastriti, tachicardie, aritmie, asma bronchiale; può colpire anche l’ apparato urogenitale con: dolori mestruali, impotenza ed eiaculazione precoce; il sistema cutaneo e muscolo scheletrico con: psoriasi, prurito, acne, orticaria, cefalea, mialgie e artralgie;
- Quadri psicotici: deliri a sfondo persecutorio, allucinazioni o forme maniacali;
- Disturbo post – traumatico da stress: entità che ha implicato morte o minaccia di morte, o gravi lesioni, o minaccia all’ integrità fisica propria o di altri. Tale disagio può produrre una vera e propria menomazione dal punto di vista sociale per questo bisogna intervenire rapidamente associando alla psicoterapia cure farmacologiche.
Il Centro di Accoglienza che ho seguito qui a Pisa in via Pietrasantina è nato 2 anni fa quando 30 mila persone in fuga dal nord africa presentarono domanda di protezione internazionale sul territorio italiano. L’ allora governo italiano decretò lo stato di emergenza dichiarando l’ EMERGENZA NORD AFRICA. Il centro è stato gestito per due anni dalla Croce Rossa, il 28 febbraio del 2013 lo stato non ha più concesso finanziamenti e la Croce Rossa stava per chiudere il centro quando i ragazzi hanno occupato e autogestito. Era abitato da 44 ragazzi provenienti dal Ciad, Mali, Sudan ed Etiopia, attualmente sono in 10 principalmente del Ciad e del Mali. Io faccio la volontaria nel centro e aiuto nella gestione sanitaria. I ragazzi principalmente presentano disturbi psicosomatici: principalmente colpiscono l’ apparato gastro- enterico con gastriti e coliti; l’ apparato muscolo scheletrico con cefalee, per le quali prendono spesso antinfiammatori; l’ apparato urogenitale con impotenza e eiaculazione precoce e il sistema cutanea, importante è un caso di prurito sine materia senza segni obbiettivi rilevanti era semplicemente la manifestazione del conflitto che il corpo aveva segnalando l’ estraneità rispetto al contesto. La pelle diventa sede del conflitto di adattarsi alla nuova realtà e il timore di perdere se stessi , la propria identità di partenza ed il rassicurarsi restando se stessi con il conseguente timore di restare sempre emarginati rispetto al contesto. Un caso molto difficile è stato un caso di un sudanese che aveva problemi di alcolismo e che spesso creava scompiglio all’ interno del centro probabilmente nell’ alcol riversava tutta la sua sofferenza legata all’ abbandono della propria terra e dei propri familiari. Importante anche il caso di G. di etnia somala di depressione conclusasi con un suicidio. Si è infatti lanciato dal quarto piano dell’ edificio in cui abitava a Firenze in quanto dopo il 28 Febbraio la comunità somala si era spostata li a causa della sospensione delle cure mediche che non aveva più ricevuto dopo la chiusura del centro. In realtà G. è morto di disamore è indifferenza. Schiacciato dai traumi di un passato violento e sofferente e svuotato dall’ arroganza e dall’ ignoranza di un paese che discrimina sfrutta e respinge piuttosto che integrare ed accogliere le vite di coloro che cercano protezione e aiuto.
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