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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07192017-104315


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
CENSINI, NICOLA
URN
etd-07192017-104315
Titolo
Il quadrante mediorientale del Mediterraneo Allargato. Dallo schema Skyes-Picot all'assetto geopolitico post-Primavere arabe.
Settore scientifico disciplinare
SPS/06
Corso di studi
SCIENZE POLITICHE
Relatori
tutor Prof. Vernassa, Maurizio
Parole chiave
  • Primavere arabe
  • Skyes-Picot
  • Mediterraneo Allargato
Data inizio appello
02/08/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
02/08/2020
Riassunto
Le Primavere arabe hanno rappresentato uno degli eventi internazionali più dirompenti degli ultimi anni. Oltre ad aver riacceso l’attenzione dei media e delle diplomazie internazionali sul mondo arabo-islamico, queste rivolte hanno avuto un fortissimo impatto in questa parte di mondo considerata per anni come immutabile, chiusa e blindata nel suo immobilismo. L’elaborato, che si inquadra nel contesto dei macro-ambiti disciplinari delle Relazioni Internazionali, degli Studi strategici e della Storia contemporanea, si compone strutturalmente di tre parti che, seguendo un percorso storico-analitico, prova ad inquadrare il fenomeno in una prospettiva geopolitica. Per comprendere le ragioni delle rivolte, i loro sviluppi e le conseguenze che si sono verificate sul piano regionale ed internazionale, è stato fondamentale partire innanzi tutto dallo studio dello spazio geopolitico di riferimento.
Pertanto, dopo aver tracciato i lineamenti del cosiddetto Mediterraneo Allargato, la prima parte dell’elaborato si focalizza sulla macro-regione mediorientale e in modo particolare su quel quadrante che, abbracciando il Mashreq, la Penisola arabica e il Golfo Persico, comprende in maniera estensiva anche altri paesi come la Turchia, l’Iran o l’Afghanistan. Nel ripercorrere le principali tappe storiche dagli accordi di Sykes-Picot fino alla vigilia delle rivolte arabe del 2010-2012, il testo prosegue con un’analisi sui principali fattori di crisi e di instabilità soffermandosi, ad esempio, sulle questioni legate allo sfruttamento delle risorse energetiche e naturali, sulla pluralità etnica, culturale e religiosa e, infine, sulle forti tensioni di carattere politico-militare. A completamento della prima parte, la ricerca prosegue con un’interessante riflessione sui rapporti di forza nell’ambito del quadrante mediorientale e dunque sui quattro pilastri che costituiscono l’edificio regionale ovvero il quadrilatero Teheran-Riyadh-Gerusalemme-Ankara.
Nella seconda parte, l’elaborato affronta interamente lo studio delle Primavere arabe. Partendo dall’analisi dei diversi contesti socio-economici e politico-istituzionali il testo, oltre a soffermarsi sui perché e sui tratti comuni delle rivolte, si focalizza sulla genesi e sullo sviluppo delle rivolte verificatesi nell’ambito della macro-regione mediorientale. In particolare viene preso in esame il contesto siriano, i principali eventi accaduti nella Penisola arabica e quelli che hanno riguardato il Golfo di Aden, uno dei crocevia marittimi e commerciali più importati del mondo. A tal riguardo, fra i vari case studies sono state esaminate le proteste in Bahrein e nello Yemen, uno tra i Paesi più poveri al mondo ma anche fra i più complessi della regione. Com’è noto, questi avvenimenti che hanno sconvolto un’intera regione non hanno provocato soltanto ripercussioni locali o regionali ma hanno avuto una forte risonanza internazionale. Piuttosto che un’apertura democratica e liberale della società araba auspicata - o forse voluta - dall’Occidente, le Primavere arabe hanno spesso coinciso con vuoti di potere, con pesanti conseguenze nell’assetto istituzionale dei vari paesi, con evidenti forme di repressione e, in molti casi, con il sorgere di movimenti riconducibili all’area dell’islamismo radicale o a quella del fondamentalismo islamico.
A quasi cinque anni di distanza, molti dei paesi interessati dalle sommosse presentano forti elementi d’instabilità e di precarietà. In molti di essi sono ancora in corso guerre o aspri conflitti interni e talvolta anche i vari sistemi istituzionali, politici ed economici appaiono modesti o pressoché precari. Fra l’altro è proprio in questi contesti e nei vuoti di potere che negli ultimi anni si è andato ad affermare l’Islamic State of Iraq and Syria (ISIS), il gruppo terroristico islamista guidato da Abu Bakr al-Baghdadi che nel 2014 ha proclamato unilateralmente la nascita di un Califfato nei territori caduti sotto il suo controllo. Nella terza parte dell’elaborato sono quindi analizzati gli eventi che dopo le rivolte arabe si sono velocemente succeduti nell’arco di crisi della Mezzaluna fertile con un’attenzione specifica al conflitto siro-iracheno, all’interventismo saudita nella Penisola arabica, al ruolo esercitato da alcuni Paesi nelle dinamiche regionali come ad esempio il Qatar, l’Oman, gli Emirati Arabi Uniti, al delicato contesto yemenita e infine alle implicazioni strategiche dello stretto di Bab el-Mandeb. Dopo aver analizzato i nuovi contesti delle sub-regioni mediorientali, la terza ed ultima parte propone altresì una riflessione sui principali players internazionali alla luce dei nuovi assetti regionali. In particolare viene analizzato il ruolo degli Stati Uniti, della Russia, della Cina e dell’Unione europea in questo specifico contesto geopolitico e infine uno studio sulle future sfide del quadrante mediorientale del Mediterraneo Allargato soffermandosi sulla polarizzazione politica, sul settarismo etno-religioso e sulle fragilità strutturali dovute alla frammentazione del Levante arabo. Partendo da questo studio sullo scacchiere mediorientale e analizzando il ruolo svolto dai players internazionali, vengono delineati i tratti del nuovo scenario mondiale, sempre più multipolare ma fondamentalmente ancora privo di regole e in cerca di un suo equilibrio.
In questo senso, un particolare approfondimento è stato riservato al ruolo dell’Unione europea. Gli eventi delle cosiddette Primavere Arabe hanno infatti restituito centralità al dibattito sulle relazioni euro-mediterranee e hanno offerto all’UE un’occasione importante per ripensare al proprio ruolo di attore globale nello specifico contesto mediterraneo e mediorientale. Oggi infatti, piuttosto che finanziare tanti, singoli, utili, importanti e razionali progetti di cooperazione e di sviluppo sarebbe quanto mai necessario che l’Unione europea assumesse una visione di lungo periodo, definisse leadership forti e legittimate e soprattutto si impegnasse, con un chiaro mandato politico, a rivedere i trattati fondativi in modo da rispondere con fermezza alle sfide globali. In fondo l’Europa, per ragioni di vicinato ma anche per diverse implicazioni geopolitiche, dovrebbe avere molto più interesse rispetto alla Russia, alla Cina o agli Stati Uniti nel favorire la stabilità dell’area e quindi nel porsi alla guida di questo processo coinvolgendo l’intera comunità internazionale.
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