Tesi etd-07132012-163359 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MANCA, DANILO
URN
etd-07132012-163359
Titolo
ESPERIENZA DELLA RAGIONE. Hegel e Husserl in dialogo.
Dipartimento
LETTERE E FILOSOFIA
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
correlatore Prof. Barale, Giuliano Massimo
relatore Prof. Ferrarin, Alfredo
relatore Prof. Ferrarin, Alfredo
Parole chiave
- esperienza
- Hegel
- Husserl
- ragione
Data inizio appello
17/09/2012
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/09/2052
Riassunto
In questa ricerca si è tentato di individuare un orizzonte comune tra le due prospettive fenomenologiche di Hegel e Husserl. Nel primo capitolo intitolato “Sintesi a priori ed esperienza possibile” si sono analizzate le obiezioni critiche che Hegel e Husserl hanno mosso alla filosofia trascendentale kantiana. Si è vista una strana convergenza fra due autori che hanno avuto modo di fruire del pensiero kantiano in contesti culturali molto diversi. Entrambi dimostrano di apprezzare il progetto critico kantiano ma di scorgere negli esiti effettivi delle sue argomentazioni una deviazione rispetto ai suoi propositi, che lo continua ad ancorare sia al razionalismo dell'ingenua metafisica dell'intelletto sia all'empirismo di matrice humiana. Le nostre analisi ci hanno permesso di individuare nell'ampliamento semantico del concetto di Erfahrung la via che i due autori percorrono per conservare il senso della rivoluzione trascendentale, fornendone al contempo una rielaborazione. Hegel giunge ad affidare ad un'Erfahrung des Bewusstseins il compito di rendere la coscienza finita consapevole dell'unità originaria di pensiero ed essere, di metodo e cosa. Invece, Husserl affida ad una forma di conoscenza trascendentale che ha i titoli per essere definita “Erfahrung” il compito di approntare un'ontologia del mondo entro il quale l'uomo normalmente abita.
Nel secondo capitolo della ricerca, intitolato “Esperienza trascendentale e apparenza della ragione”, si discute la critica che entrambi gli autori propongono della posizione che la coscienza naturale assume nei confronti dei propri oggetti. In questo modo si arriva a scorgere la differenza che si pone a fondamento delle due prospettive fenomenologiche: se una distruzione dei comportamenti della coscienza finita in Hegel si sviluppa nell'immanenza della vita storico-naturale del sapere apparente, in Husserl la medesima funzione è riservata ad una coscienza capace di spostare la propria attenzione dagli oggetti alla loro oggettività, risolvendosi volontariamente per una riduzione trascendentale che metta fuori gioco ogni nostro modo di vivere quotidiano. Al contempo abbiamo individuato nella meta-figura hegeliana del reines Zusehen la presenza dell'istanza trascendentale nel seno della Fenomenologia dello spirito. Lasciandoci aiutare dalle intuizioni e dai fraintendimenti dell'interpretazione che Heidegger ci ha donato del concetto hegeliano di “Erfahrung”, abbiamo rintracciato nel processo di trasformazione della passività della ragione in attività il punto di contatto fra l'hegeliano “puro stare a vedere” e lo “spettatore disinteressato” di Husserl.
Nel terzo capitolo intitolato “Finalità della ragione e storicità della filosofia” abbiamo provato a discutere i modelli di soggettività che le prospettive dei due autori ci propongono. Se nella Fenomenologia dello spirito si assiste all'auto-formazione della ragione spirituale, nelle riflessioni che Husserl matura durante l'intenso dialogo con Fink abbiamo rintracciato l'ultima torsione della fenomenologia novecentesca. Husserl comprende che il soggetto trascendentale deve auto-obiettivarsi nel mondo storico dello spirito: l'indagine che vuole ricostruire la genesi della costituzione del mondo reale deve essere integrata da una riflessione auto-critica capace di tracciare una mappa del percorso che ha permesso alla soggettività trascendentale di destarsi dall'anonimato in cui versa nell'esercizio dell'atteggiamento naturale, per attuare quella riduzione che le consente di ricostruire il percorso del proprio divenire. Negli ultimi paragrafi del capitolo abbiamo cercato di dimostrare come entrambi gli autori avvallino l'idea che la storicità di ogni filosofia sia conseguenza essenziale dello sviluppo teleologico della ragione umana. Se nella contingenza del suo divenire la filosofia universale riesce a dimostrare a se stessa e in se stessa che ogni filosofia particolare contribuisce a tessere un'unica tela di idee e interpretazioni dell'essenza umana, allora anche prospettive filosofiche distanti nel tempo e nei modelli teorici come quelle di Hegel e Husserl possono essere legittimamente poste a confronto.
Nel secondo capitolo della ricerca, intitolato “Esperienza trascendentale e apparenza della ragione”, si discute la critica che entrambi gli autori propongono della posizione che la coscienza naturale assume nei confronti dei propri oggetti. In questo modo si arriva a scorgere la differenza che si pone a fondamento delle due prospettive fenomenologiche: se una distruzione dei comportamenti della coscienza finita in Hegel si sviluppa nell'immanenza della vita storico-naturale del sapere apparente, in Husserl la medesima funzione è riservata ad una coscienza capace di spostare la propria attenzione dagli oggetti alla loro oggettività, risolvendosi volontariamente per una riduzione trascendentale che metta fuori gioco ogni nostro modo di vivere quotidiano. Al contempo abbiamo individuato nella meta-figura hegeliana del reines Zusehen la presenza dell'istanza trascendentale nel seno della Fenomenologia dello spirito. Lasciandoci aiutare dalle intuizioni e dai fraintendimenti dell'interpretazione che Heidegger ci ha donato del concetto hegeliano di “Erfahrung”, abbiamo rintracciato nel processo di trasformazione della passività della ragione in attività il punto di contatto fra l'hegeliano “puro stare a vedere” e lo “spettatore disinteressato” di Husserl.
Nel terzo capitolo intitolato “Finalità della ragione e storicità della filosofia” abbiamo provato a discutere i modelli di soggettività che le prospettive dei due autori ci propongono. Se nella Fenomenologia dello spirito si assiste all'auto-formazione della ragione spirituale, nelle riflessioni che Husserl matura durante l'intenso dialogo con Fink abbiamo rintracciato l'ultima torsione della fenomenologia novecentesca. Husserl comprende che il soggetto trascendentale deve auto-obiettivarsi nel mondo storico dello spirito: l'indagine che vuole ricostruire la genesi della costituzione del mondo reale deve essere integrata da una riflessione auto-critica capace di tracciare una mappa del percorso che ha permesso alla soggettività trascendentale di destarsi dall'anonimato in cui versa nell'esercizio dell'atteggiamento naturale, per attuare quella riduzione che le consente di ricostruire il percorso del proprio divenire. Negli ultimi paragrafi del capitolo abbiamo cercato di dimostrare come entrambi gli autori avvallino l'idea che la storicità di ogni filosofia sia conseguenza essenziale dello sviluppo teleologico della ragione umana. Se nella contingenza del suo divenire la filosofia universale riesce a dimostrare a se stessa e in se stessa che ogni filosofia particolare contribuisce a tessere un'unica tela di idee e interpretazioni dell'essenza umana, allora anche prospettive filosofiche distanti nel tempo e nei modelli teorici come quelle di Hegel e Husserl possono essere legittimamente poste a confronto.
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