Tesi etd-07092020-170137 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CASTRONOVO, ROBERTA
URN
etd-07092020-170137
Titolo
IL DEMANIO MARITTIMO - L'EFFETTO DELLE RIFORME SUL RIPARTO DELLE COMPETENZE TRA STATO, REGIONI, ENTI LOCALI ED I POTERI DEL CORPO DELLE CAPITANERIE DI PORTO
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
SCIENZE DEL GOVERNO E DELL'AMMINISTRAZIONE DEL MARE
Relatori
relatore Rottino, Fabio
Parole chiave
- demanio marittimo
- effetto delle riforme sul riparto competenze
- poteri del corpo delle capitanerie di porto
Data inizio appello
21/07/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
21/07/2090
Riassunto
Con il presente elaborato si intende proporre una sintetica trattazione delle riforme di rango legislativo e costituzionale, che hanno interessato l’intera materia dei beni demaniali marittimi trattata nel corso del presente studio.
L’iniziale accentramento proprio dello Stato, ereditato dal Codice della navigazione e dal suo regolamento esecutivo nonché dalla originaria Carta Costituzionale, ha dovuto sottomettersi oltre che alle trasformazioni della società, anche al mutato ruolo istituzionale degli enti territoriali che hanno avuto il difficile compito di scuoterlo dal basso, privandolo passo dopo passo di una lunga serie di prerogative.
L’ originario accentramento è analizzato nella parte introduttiva dove oltre al concetto generale di bene demaniale, si tratterà della normativa riguardante il demanio sin dalle prime fonti costituzionali e codicistiche, per poi lasciar spazio agli innumerevoli interventi normativi e giurisprudenziali susseguitisi nel tempo.
Il primo settore ad apportare modifiche importanti alla materia demaniale marittima è stato quello dell’urbanistica che già nel 1942 ha modificato per primo il quadro normativo. Successivamente sono intervenuti una serie di decreti – in particolare negli anni ’70 e ’90, tra cui di importante rilevanza l’introduzione del concetto del demanio marittimo “turistico – ricreativo”, la riforma portuale, la legge Bassanini .
L’obiettivo del legislatore era quello di decentrare le competenze a livelli sempre più vicini ai cittadini, ma si è scontrato con una forma di resistenza “politica e sociale” a cedere del tutto il potere statale, determinando così climi di incertezza analizzati di volta in volta dal Consiglio di Stato e dalla Corte Costituzionale, ma anche dai vari Tribunali Amministrativi Regionali.
Punto di svolta per il decentramento demaniale marittimo è costituito dalla riforma costituzionale del 2001, che ha determinato il nuovo assetto costituzionale delle competenze in materia, secondo i principi di sussidiarietà a favore di regioni ed enti minori e di leale collaborazione, tra quest’ultimi e lo Stato.
Anteriormente alla regionalizzazione del demanio marittimo di cui al d.lgs. n.85/2010, doveva affermarsi che le funzioni amministrative avrebbero dovuto essere esercitate previa “intesa” con gli organi espressivi del potere dominicale e cioè con la competente Agenzia del Demanio.
La svolta si avrà con la legge delega n.42 del 2009 e dal suo successivo provvedimento attuativo – il D. Lgs. n.85 del 2010 – conosciuta anche come legge sul federalismo fiscale poiché lega l’autonomia di entrata e di spesa con la responsabilizzazione amministrativa, finanziaria e contabile di tutti i livelli di governo, introducendo alcuni principi di derivazione comunitaria come la sussidiarietà, la solidarietà, la differenziazione e l’adeguatezza, che costituiranno i criteri cardine del cosiddetto “federalismo demaniale” nel trasferimento di attribuzione dei beni agli Enti territoriali. Nello specifico il D. Lgs. n.85 del 2010 – poi effettivamente reso esecutivo ad opera del D.L. “fare” n.69 del 2013 – si occuperà di dettare le modalità di trasferimento dei beni demaniali e i beni che ne saranno interessati, individuando anche quali beni debbano restarne esclusi.
Analizzeremo inoltre la vicenda relativa dell’attuazione della c.d. direttiva comunitaria Bolkestein e della sua problematica applicazione alle concessioni demaniali marittime, le cui vicende amministrative devono conformarsi ai principi del Trattato F.U.E sull’obbligo di concorsualità.
In conclusione, dopo un excursus storico/temporale sul decentramento del demanio marittimo, focalizzeremo la nostra attenzione sui poteri rimasti in capo al Corpo delle Capitanerie di Porto in materia di demanio marittimo, sul rapporto con le competenze acquisite dalle Regioni/Comuni e dalle Autorità di Sistema Portuale nonché sui rapporti con l’Agenzia del Demanio.
L’iniziale accentramento proprio dello Stato, ereditato dal Codice della navigazione e dal suo regolamento esecutivo nonché dalla originaria Carta Costituzionale, ha dovuto sottomettersi oltre che alle trasformazioni della società, anche al mutato ruolo istituzionale degli enti territoriali che hanno avuto il difficile compito di scuoterlo dal basso, privandolo passo dopo passo di una lunga serie di prerogative.
L’ originario accentramento è analizzato nella parte introduttiva dove oltre al concetto generale di bene demaniale, si tratterà della normativa riguardante il demanio sin dalle prime fonti costituzionali e codicistiche, per poi lasciar spazio agli innumerevoli interventi normativi e giurisprudenziali susseguitisi nel tempo.
Il primo settore ad apportare modifiche importanti alla materia demaniale marittima è stato quello dell’urbanistica che già nel 1942 ha modificato per primo il quadro normativo. Successivamente sono intervenuti una serie di decreti – in particolare negli anni ’70 e ’90, tra cui di importante rilevanza l’introduzione del concetto del demanio marittimo “turistico – ricreativo”, la riforma portuale, la legge Bassanini .
L’obiettivo del legislatore era quello di decentrare le competenze a livelli sempre più vicini ai cittadini, ma si è scontrato con una forma di resistenza “politica e sociale” a cedere del tutto il potere statale, determinando così climi di incertezza analizzati di volta in volta dal Consiglio di Stato e dalla Corte Costituzionale, ma anche dai vari Tribunali Amministrativi Regionali.
Punto di svolta per il decentramento demaniale marittimo è costituito dalla riforma costituzionale del 2001, che ha determinato il nuovo assetto costituzionale delle competenze in materia, secondo i principi di sussidiarietà a favore di regioni ed enti minori e di leale collaborazione, tra quest’ultimi e lo Stato.
Anteriormente alla regionalizzazione del demanio marittimo di cui al d.lgs. n.85/2010, doveva affermarsi che le funzioni amministrative avrebbero dovuto essere esercitate previa “intesa” con gli organi espressivi del potere dominicale e cioè con la competente Agenzia del Demanio.
La svolta si avrà con la legge delega n.42 del 2009 e dal suo successivo provvedimento attuativo – il D. Lgs. n.85 del 2010 – conosciuta anche come legge sul federalismo fiscale poiché lega l’autonomia di entrata e di spesa con la responsabilizzazione amministrativa, finanziaria e contabile di tutti i livelli di governo, introducendo alcuni principi di derivazione comunitaria come la sussidiarietà, la solidarietà, la differenziazione e l’adeguatezza, che costituiranno i criteri cardine del cosiddetto “federalismo demaniale” nel trasferimento di attribuzione dei beni agli Enti territoriali. Nello specifico il D. Lgs. n.85 del 2010 – poi effettivamente reso esecutivo ad opera del D.L. “fare” n.69 del 2013 – si occuperà di dettare le modalità di trasferimento dei beni demaniali e i beni che ne saranno interessati, individuando anche quali beni debbano restarne esclusi.
Analizzeremo inoltre la vicenda relativa dell’attuazione della c.d. direttiva comunitaria Bolkestein e della sua problematica applicazione alle concessioni demaniali marittime, le cui vicende amministrative devono conformarsi ai principi del Trattato F.U.E sull’obbligo di concorsualità.
In conclusione, dopo un excursus storico/temporale sul decentramento del demanio marittimo, focalizzeremo la nostra attenzione sui poteri rimasti in capo al Corpo delle Capitanerie di Porto in materia di demanio marittimo, sul rapporto con le competenze acquisite dalle Regioni/Comuni e dalle Autorità di Sistema Portuale nonché sui rapporti con l’Agenzia del Demanio.
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