logo SBA

ETD

Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07092012-102407


Tipo di tesi
Tesi di specializzazione
Autore
FELICE, FRANCESCA
URN
etd-07092012-102407
Titolo
Sindromi coronariche acute e disturbi depressivi: ruolo delle cellule progenitrici endoteliali, implicazioni fisiopatologiche e prognostiche
Dipartimento
FARMACIA
Corso di studi
BIOCHIMICA CLINICA
Relatori
relatore Prof. Balbarini, Alberto
relatore Prof. Lucacchini, Antonio
Parole chiave
  • depressione
  • cellule progenitrici endoteliali
  • Sindromi coronariche acute
Data inizio appello
26/07/2012
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le Cellule Progenitrici Endoteliali (EPCs) sono cellule mononucleate derivanti da sangue periferico o da midollo osseo. Esse svolgono l’importante ruolo di mantenere la fisiologica integrità vascolare, e quindi servire da bacino cellulare in grado di rimpiazzare un endotelio disfunzionante, con un ruolo protettivo anche nelle fasi più precoci del processo aterogenetico e di altre malattie cardiovascolari (MCV).
Il livello ematico delle EPCs è considerato un marcatore emergente di rischio cardiovascolare, in quanto risulta ridotto in presenza di fattori di rischio e di MCV. Recentemente, la presenza di disturbi depressivi (DD) è stata identificata come un possibile fattore di rischio per una prognosi avversa ed una ridotta sopravvivenza in pazienti con sindromi coronariche acute (SCA).
Ad oggi, la natura del legame fra depressione e malattia coronarica resta ancora da approfondire. In particolare, non è chiaro se malattia coronarica e depressione siano le manifestazioni di un comune substrato biologico, oppure se l'una aumenti il rischio dell'altra (o viceversa) ed eventualmente quali meccanismi fisiopatologici siano alla base di questa associazione.
Obiettivo del presente lavoro di tesi è determinare l’impatto dei DD sui livelli ematici delle EPC in pazienti con SCA, e le relative implicazioni fisiopatologiche e prognostiche.
Per lo studio sono stati reclutati 75 pazienti con SCA (56 M/19 F; età 58±11 anni). In tutti i soggetti sono state raccolte le principali variabili cliniche ed antropometriche. Per la valutazione psichiatrica sono state somministrate, entro una settimana dall'evento SCA indice, specifiche scale psicopatologiche. In particolare, la scala Hamilton per la depressione (Hamilton Depression Rate Scale, HDRS) e la SCID-I (Structured Clinical Interview for Psychiatric Disorders) per determinare la presenza di diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore (EDM) secondo i criteri del DSM-IV e di eventuali altri disturbi di Asse I in comorbidità. Punteggi HDRS uguali o superiori a 17 indicano depressione grave; punteggi compresi tra 12 e 16 indicano depressione moderata; punteggi compresi tra 5 e 11 indicano depressione lieve; punteggi uguali o inferiori a 4 indicano assenza di depressione. Dei 75 pazienti con SCA, 38 presentavano DD (28 M/10 F; età 59±10 anni). In tutti i soggetti è stato effettuato un prelievo a digiuno per la determinazione di glicemia, profilo lipidico, proteina C reattiva (hsPCR) e troponina ad alta sensibilità. Il livello di EPCs circolanti è stato valutato mediante tecnica citofluorimetrica (FACS) misurando l’espressione di specifici antigeni di superficie (CD133, CD34, e KDR) nella popolazione linfomonocitaria. Come gruppo di controllo, sono stati reclutati 15 volontari sani e 18 soggetti con disturbi depressivi o d'ansia senza storia positiva pregressa o attuale per disturbi cardiovascolari.
Si è proceduto dapprima alla ottimizzazione delle fasi del protocollo d'analisi (lisi dei globuli rossi, settaggio delle condizioni di analisi FACS). Per ogni soggetto sono stati allestiti due campioni: il primo marcato con gli Abs specifici per la valutazione del numero di EPCs, il secondo marcato per l’identificazione delle cellule CD34+, secondo il protocollo dell’International Society of Hematotherapy And Graft Engineering (ISHAGE).
Risultati: Dei 38 pazienti con DD, il 51% presentava una depressione lieve, il 13% una depressione moderata e l’8% una depressione grave. Il livello ematico delle EPCs è risultato inversamente correlato con l’indice HDRS (rho=‐0.34; p<0.005). In particolare, i livelli di EPCs circolanti nei pazienti SCA affetti anche da DD è risultato significativamente ridotto, rispetto ai pazienti con solo SCA (58 ± 37 cellule/ml di sangue vs. 148 ± 91 cellule/ml di sangue; P<0.0001).
Dividendo la popolazione nei sottogruppi aventi infarto miocardico con sopralivellamento del tratto ST (STEMI) e non-STEMI (NSTEMI), il numero di EPCs risultava minore nei soggetti con SCA e DD rispetto ai soggetti con SCA senza DD, sia negli STEMI (50 ± 26 cellule/ml di sangue vs. 153 ± 79 cellule/ml di sangue; P<0.0001) sia negli NSTEMI (75 ± 53.4 cellule/ml di sangue vs. 161.3 ± 132 cellule/ml di sangue; P<0.05). Infine, i livelli ematici delle EPCs risultavano significativamente ridotti nei soggetti con DD senza storia positiva pregressa o attuale per disturbi cardiovascolari, rispetto sia ai soggetti sani (73 ± 60 cellule/ml di sangue vs. 213 ± 84 cellule/ ml di sangue; P<0.0001), sia ai pazienti con SCA senza DD (73 ± 60 cellule/ ml di sangue vs. 148 ± 91 cellule/ ml di sangue; P<0.001).
I risultati suggeriscono che i DD sono in grado di modificare i livelli di EPCs circolanti. Inoltre, la presenza di depressione, in pazienti con SCA, sembra modificare la risposta midollare all’evento ischemico acuto, con la conseguente riduzione dei livelli di EPCs circolanti. Pertanto, in considerazione dell’importante ruolo delle EPCs nella neovascolarizzazione di tessuti ischemici e nella riendotelizzazione di vasi sanguigni danneggiati, possiamo supporre che i pazienti con SCA e DD siano maggiormente esposti ad un rischio di prognosi avversa, poiché meno protetti rispetto ai pazienti SCA privi di tali disturbi.
File