Tesi etd-07062023-105622 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
SARCIA, GIULIA
URN
etd-07062023-105622
Titolo
LA DELIMITAZIONE DEGLI SPAZI MARITTIMI NEL MEDITERRANEO E LE CONSEGUENZE PER L’ATTIVITÀ DI PESCA. IL RUOLO DELLE CAPITANERIE DI PORTO NELL’ATTIVITÀ DI CONTROLLO.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
SCIENZE DEL GOVERNO E DELL'AMMINISTRAZIONE DEL MARE
Relatori
relatore Pasqualotto, Enrico
Parole chiave
- CAPITANERIE DI PORTO
- PESCA
- ZEE
Data inizio appello
28/07/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
28/07/2093
Riassunto
I confini marittimi del Mediterraneo e le conseguenze per l'attività di pesca: questo il tema del presente lavoro di tesi. Seguendo un approccio diacronico, si è tentato di analizzare i motivi storici che, nel tempo, hanno fatto sì che il Mare Nostrum, un tempo sotto il controllo esclusivo dei Romani e che godeva di una situazione giuridica improntata ai principi del Mare Liberum teorizzati da Hugo Grotius, diventasse sempre più territorializzato. Tale fenomeno è il risultato di un’attività normativa riguardante i diritti e i doveri degli Stati e della conseguente istituzione di zone marine. La Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare, colonna portante della materia in oggetto, prevede il diritto di ogni Stato costiero di istituire una zona economica esclusiva, ZEE, cui ampiezza si estende fino a 200 miglia a partire dalla linea di base, entro la quale esercitare diritti esclusivi in materia, tra l'altro, di sfruttamento delle risorse biologiche marine. Viste le peculiarità del Mar Mediterraneo, il regime della ZEE richiede degli adattamenti riguardanti le attività in essa esercitabili, tra cui ed in particolare modo l'attività di pesca. Si è messo in luce come la cooperazione interstatale rappresenti un baluardo per la pace internazionale, ma anche come venga scarsamente garantita a causa degli intenti esclusivisti degli Stati. Si è posto l’accento sulla situazione di evidente disordine che regna all’interno di questa realtà; un disordine tale per cui, sempre più spesso, si parla di “guerra del pesce”. In questo contesto, il Corpo delle Capitanerie di Porto ha cercato di conformare la sua missione alle esigenze derivanti da tali problematiche, sia in ottica di una regolamentazione nazionale, che di una cooperazione a livello europeo.
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