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La rapidissima evoluzione scientifica e tecnologica, dischiudendo nuovi ed inediti orizzonti conoscitivi, non poteva non riverberarsi anche sulla giustizia, in particolare su quella penale, investendola in ognuno dei suoi aspetti peculiari.
Tale sviluppo tecnologico – segnatamente informatico – ha favorito la nascita e il successivo radicarsi di un nuovo ambito di studio, che ha interessato sia gli aspetti sostanziali della materia penalistica che i suoi aspetti processuali, soprattutto probatori.
Sul profilo sostanziale si è assistito alla nascita di studi di fatti penalmente rilevanti connotati da una serie di aspetti oltremodo singolari, primo fra tutti il locus commissi delicti, che, per la prima volta, non coincide più con un luogo fisico tradizionalmente inteso, bensì con una nuova dimensione, il cosiddetto cyberspace, divenuto, luogo di commissione non solo di cybercrimes, ma anche di computer related crimes. Ma il tema principale riguarda il fatto che attraverso gli strumenti informatici si possono commettere reati, è al contempo vero che attraverso quei medesimi strumenti i reati possono essere accertati. Pertanto la nostra riflessione si concentrerà principalmente sul tema delle prove, sul loro nuovo modo di atteggiarsi all’interno del procedimento conseguentemente all’ingresso delle nuove tecnologie informatiche nel nostro sistema penale, ontologicamente portatore di una vocazione accertativa.