Tesi etd-07052013-120906 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BONI, LAURA
URN
etd-07052013-120906
Titolo
La successione familiare d'impresa:
il patto di famiglia
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Murgo, Caterina
Parole chiave
- cambio generazionale
Data inizio appello
07/10/2013
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
07/10/2053
Riassunto
La legge n. 55 del 2006, recante “Modifiche al codice civile in materia di patto di famiglia”, ha introdotto nel nostro ordinamento una deroga al generale principio di divieto dei patti successori, prevedendo la liceità di accordi diretti a regolare la successione dell’imprenditore o di chi è titolare di partecipazioni societarie.
In Italia è presente la più alta concentrazione, al mondo, di attività imprenditoriali a base familiare, sono oltre 5.000.000 le imprese, a base familiare presenti sul territorio nazionale, tra le prime imprese nazionali, 42 sono a base familiare.
La maggior parte delle imprese di famiglia italiane vive il problema dell’imminente cambio generazionale dai genitori ai figli.
Infatti, per gli imprenditori, è importante non solo tramandare il valore economico dell’azienda, ma anche trasmettere ideologie e valori, cioè i beni immateriali, che hanno improntato le scelte aziendali e determinato il successo economico dell’impresa.
Cosi, anche in Italia si è voluta tutelare l’esigenza dell’imprenditore di poter disporre in vita della propria azienda in favore di uno o più discendenti, a patto che vi sia accordo dei rimanenti discendenti e dell’eventuale coniuge.
Con il patto di famiglia si mira a raggiungere l’obiettivo di dare certezza e sviluppo alle imprese, rafforzando l’unità e i valori delle famiglie proprietarie, favorendo così il buon governo delle imprese, potendo programmare anticipatamente il passaggio generazionale e la finalità futura dell’azienda.
I patti di famiglia però, conseguono un durevole successo, se all’interno della famiglia vige la cultura dei valori morali ed aziendali e se si mira ad un progressivo “passaggio di consegne” dal capofamiglia ai propri familiari, che dovranno essere coinvolti nelle decisioni e nei processi gestionali.
E’ pertanto, di fondamentale importanza, che chi è chiamato a succedere nella gestione sia dotato di capacità manageriali e spirito imprenditoriale ma, soprattutto, che sia animato dalla volontà di continuare l’attività e non di monetizzare quanto ricevuto in virtù del mero vincolo di parentela.
Il patto di famiglia, quindi, consente una regolamentazione pattizia e preventiva, rispetto al decesso dell’imprenditore o del socio, delle sorti dell’azienda o della società mediante il coinvolgimento di tutti i componenti della famiglia.
In definitiva, può essere definitivo l’istituto grazie al quale vengono tutelati sia gli interessi economico, relativi al “bene azienda”, sia gli interessi sociali relativi al “bene famiglia”: interessi fondali per chi, come nel caso dell’imprenditore, ha vissuto la sua vita diviso tra famiglia e l’azienda.
In Italia è presente la più alta concentrazione, al mondo, di attività imprenditoriali a base familiare, sono oltre 5.000.000 le imprese, a base familiare presenti sul territorio nazionale, tra le prime imprese nazionali, 42 sono a base familiare.
La maggior parte delle imprese di famiglia italiane vive il problema dell’imminente cambio generazionale dai genitori ai figli.
Infatti, per gli imprenditori, è importante non solo tramandare il valore economico dell’azienda, ma anche trasmettere ideologie e valori, cioè i beni immateriali, che hanno improntato le scelte aziendali e determinato il successo economico dell’impresa.
Cosi, anche in Italia si è voluta tutelare l’esigenza dell’imprenditore di poter disporre in vita della propria azienda in favore di uno o più discendenti, a patto che vi sia accordo dei rimanenti discendenti e dell’eventuale coniuge.
Con il patto di famiglia si mira a raggiungere l’obiettivo di dare certezza e sviluppo alle imprese, rafforzando l’unità e i valori delle famiglie proprietarie, favorendo così il buon governo delle imprese, potendo programmare anticipatamente il passaggio generazionale e la finalità futura dell’azienda.
I patti di famiglia però, conseguono un durevole successo, se all’interno della famiglia vige la cultura dei valori morali ed aziendali e se si mira ad un progressivo “passaggio di consegne” dal capofamiglia ai propri familiari, che dovranno essere coinvolti nelle decisioni e nei processi gestionali.
E’ pertanto, di fondamentale importanza, che chi è chiamato a succedere nella gestione sia dotato di capacità manageriali e spirito imprenditoriale ma, soprattutto, che sia animato dalla volontà di continuare l’attività e non di monetizzare quanto ricevuto in virtù del mero vincolo di parentela.
Il patto di famiglia, quindi, consente una regolamentazione pattizia e preventiva, rispetto al decesso dell’imprenditore o del socio, delle sorti dell’azienda o della società mediante il coinvolgimento di tutti i componenti della famiglia.
In definitiva, può essere definitivo l’istituto grazie al quale vengono tutelati sia gli interessi economico, relativi al “bene azienda”, sia gli interessi sociali relativi al “bene famiglia”: interessi fondali per chi, come nel caso dell’imprenditore, ha vissuto la sua vita diviso tra famiglia e l’azienda.
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