Tesi etd-07052008-194644 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
ANZILOTTI, EMANUELE
URN
etd-07052008-194644
Titolo
Scavi sottofalda in un acquifero ad elevata trasmissività: valutazione di due diverse modalità di reimmissione delle acque emunte nella piana di Lucca (LU).
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE GEOLOGICHE
Relatori
Relatore Prof. Puccinelli, Alberto
Relatore Dott. Giannecchini, Roberto
Relatore Dott. Giannecchini, Roberto
Parole chiave
- piana di Lucca
- scavi sottofalda
- simulazione idrogeologica
- sistemi di ricarica
Data inizio appello
25/07/2008
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
25/07/2048
Riassunto
Questa tesi, nata dalla collaborazione tra il Servizio Difesa del Suolo della Provincia di Lucca ed il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ha lo scopo di svolgere uno studio sull’efficacia di sistemi di ricarica dell’acquifero nell’ambito della realizzazione di interventi edilizi che prevedono la costruzione di volumi interrati e, conseguentemente, l’abbattimento della falda idrica superficiale in aree soggette ad emergenza idrica. A tal fine sono stati studiati due cantieri, ubicati nella pianura di Lucca, a circa 1 Km ad Est dal centro cittadino. La prima opera, ubicata in località San Filippo, prevede la costruzione di due fabbricati, entrambi disposti su tre piani di cui uno interrato, a destinazione in parte residenziale ed in parte commerciale. Tale progetto ha visto la realizzazione di uno scavo profondo circa 3,6 m, ottenuto con l’ausilio di un impianto di emungimento con 5 pozzi collegati a 2 pompe aspiranti. Per quest’opera il sistema di reimmissione in acquifero consisteva di 2 pozzi drenanti ubicati a 50 m di distanza dal cantiere. La seconda opera, ubicata in località Tempagnano, prevede la costruzione di un centro commerciale multipiano, con un piano completamente interrato. Tale progetto ha visto la realizzazione di uno scavo profondo poco meno di 5 m, ottenuto con l’ausilio di un impianto di emungimento con 6 pompe aspiranti e grazie alla realizzazione di diaframmi perimetrali posti fino alla profondità di 19 m al fine di ridurre le portate di emungimento. Per quest’opera, il sistema di ricarica dell’acquifero consisteva di due vasche drenanti collocate a partire dalla distanza di 20 m dal lato esterno delle paratie.
Per quanto riguarda il cantiere situato in località di San Filippo è stato svolto un lavoro di monitoraggio settimanale con misurazioni dei livelli piezometrici presso l’area di scavo, dei livelli dinamici presso i pozzi di reimmissione e delle portate di emungimento in modo tale da verificare l’efficacia del sistema di ricarica dell’acquifero.
Per il cantiere situato di Tempagnano, le fasi del lavoro possono riassumersi nel seguente modo:
1. analisi, tramite il software Phase2, dei moti di filtrazione, basati su un modello idrogeologico del sottosuolo elaborato con i dati ricavati dalle campagne di indagini eseguite in fase di progettazione dallo studio geologico incaricato;
2. raccolta dati durante il regolare procedere dei lavori nel cantiere, attraverso: analisi granulometriche di 28 campioni rimaneggiati di terra; 7 prove di permeabilità in pozzetto a carico variabile; misure settimanali del livello piezometrico internamente ed esternamente ai diaframmi; misure delle portate d’emungimento; misure dei livelli dinamici nelle vasche drenanti;
3. analisi, tramite il software Phase2, dei moti di filtrazione utilizzando un nuovo modello idrogeologico del sottosuolo ricavato sulla base dei dati raccolti durante la precedente fase e di quelli ottenuti dalle precedenti campagne geognostiche effettuate dallo studio geologico incaricato.
Sulla base dei dati ricavati da questo studio si può affermare come entrambi i sistemi di ricarica analizzati abbiano svolto correttamente il proprio compito, consentendo dunque la totale reimmissione in falda dell’acqua emunta. Tuttavia va annotato che per una migliore resa di tali sistemi sarebbero stati opportuni i seguenti accorgimenti: nel caso del cantiere di San Filippo i volumi di acqua da reimmettere in falda dovevano essere distribuiti in modo migliore tra i due pozzi drenanti; nel caso del cantiere di Tempagnano le vasche drenanti si dovevano posizionare in una zona più distante dall’area di scavo.
Per quanto riguarda il cantiere situato in località di San Filippo è stato svolto un lavoro di monitoraggio settimanale con misurazioni dei livelli piezometrici presso l’area di scavo, dei livelli dinamici presso i pozzi di reimmissione e delle portate di emungimento in modo tale da verificare l’efficacia del sistema di ricarica dell’acquifero.
Per il cantiere situato di Tempagnano, le fasi del lavoro possono riassumersi nel seguente modo:
1. analisi, tramite il software Phase2, dei moti di filtrazione, basati su un modello idrogeologico del sottosuolo elaborato con i dati ricavati dalle campagne di indagini eseguite in fase di progettazione dallo studio geologico incaricato;
2. raccolta dati durante il regolare procedere dei lavori nel cantiere, attraverso: analisi granulometriche di 28 campioni rimaneggiati di terra; 7 prove di permeabilità in pozzetto a carico variabile; misure settimanali del livello piezometrico internamente ed esternamente ai diaframmi; misure delle portate d’emungimento; misure dei livelli dinamici nelle vasche drenanti;
3. analisi, tramite il software Phase2, dei moti di filtrazione utilizzando un nuovo modello idrogeologico del sottosuolo ricavato sulla base dei dati raccolti durante la precedente fase e di quelli ottenuti dalle precedenti campagne geognostiche effettuate dallo studio geologico incaricato.
Sulla base dei dati ricavati da questo studio si può affermare come entrambi i sistemi di ricarica analizzati abbiano svolto correttamente il proprio compito, consentendo dunque la totale reimmissione in falda dell’acqua emunta. Tuttavia va annotato che per una migliore resa di tali sistemi sarebbero stati opportuni i seguenti accorgimenti: nel caso del cantiere di San Filippo i volumi di acqua da reimmettere in falda dovevano essere distribuiti in modo migliore tra i due pozzi drenanti; nel caso del cantiere di Tempagnano le vasche drenanti si dovevano posizionare in una zona più distante dall’area di scavo.
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