Tesi etd-07052007-103209 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
Bonati, Claudio
URN
etd-07052007-103209
Titolo
La transizione chirale in QCD con tre flavour
Dipartimento
SCIENZE MATEMATICHE, FISICHE E NATURALI
Corso di studi
SCIENZE FISICHE
Relatori
Relatore Di Giacomo, Adriano
Parole chiave
- cromodinamica su reticolo
- simmetria chirale
- transizioni di fase
Data inizio appello
24/07/2007
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nonostante le teorie di gauge non abeliane siano state introdotte nel 1954 da Yang e Mills per
il gruppo \(SU(2)\) (\cite{YangMills}) ed ampliate al caso di un generico gruppo di Lie
semisemplice da Gell-Mann e Glashow nel 1961 (\cite{Gell-MannGlashow}), normalmente si considera
come ``data di nascita'' della cromodinamica quantistica l'anno 1973, che vide la pubblicazione
dei due fondamentali articoli di Gross, Wilczek e Politzer (\cite{GrossWilczek}
e \cite{Politzer}) in cui si annunciava la scoperta della libert\`a asintotica. Grazie a questa
scoperta risult\`o chiaro che, per quanto grande sia la costante di accoppiamento forte ad una
data energia, aumentando la scala di energia considerata la si pu\`o rendere sufficientemente
piccola da giustificare lo sviluppo perturbativo della teoria.
Questa scoperta \`e abbastanza importante da poter essere considerata la nascita della
cromodinamica quantistica (QCD) poich\`e tutti i calcoli espliciti in teoria quantistica
dei campi sono possibili solo a livello perturbativo; la scoperta della libert\`a asintotica
costituisce quindi la base della cromodinamica quantistica \emph{perturbativa}.
Nonostante il successo dell'approccio perturbativo alla cromodinamica quantistica nello spiegare
effetti di alta energia, i fenomeni pi\`u caratteristici in cui interviene
l'interazione forte non risultano spiegabili a livello perturbativo; tra questi si possono
ricordare ad esempio il problema del confinamento e quello della rottura spontanea della
simmetria chirale a bassa energia.
Un importante passo verso la costruzione di una teoria non perturbativa \`e stata
l'introduzione da parte di Wilson, nel 1974, della formulazione su reticolo delle teorie di
gauge (\cite{Wilson74}). Questa costruzione ha il grande merito di introdurre una
regolarizzazione non perturbativa (il reticolo appunto) pur conservando esatta la simmetria di
gauge. Inoltre in questa formulazione della teoria lo sviluppo perturbativo pi\`u naturale non
\`e quello per piccole costanti di accoppiamento, bens\`i quello per grandi costanti di
accoppiamento, tanto che Wilson fu in grado di dimostrare che nel limite di accoppiamento forte
tutte le teorie di gauge confinano.
Lo stesso Wilson (\cite{Wilson71a},\cite{Wilson71b}) ebbe anche il merito di completare la
teoria dei fenomeni critici introdotta da Kadanoff (\cite{Kadanoff66}), riconoscendo inoltre in
essa una struttura formale identica a quella che compariva nella teoria del gruppo di
rinormalizzazione, introdotta nella fisica delle alte energie da Gell-Mann e Low nel 1954
(\cite{Gell-MannLow}). Questa identit\`a di struttura permise di applicare alla fisica dei
fenomeni critici tutti i metodi che erano stati sviluppati negli anni precedenti per le teorie
di campo quantistiche; da una tale unione nacque in particolare un metodo sistematico per il
calcolo perturbativo degli esponenti critici oltre la teoria di campo medio.
A causa della sostanziale identit\`a di formalismo tra le teorie di gauge su reticolo ed i
modelli classici di fisica statistica (modello di Ising, di Potts, di Heisenberg \(\ldots\))
la formulazione di Wilson diede inizio a studi sulla termodinamica delle
teorie di gauge; in particolare furono pubblicati i primi studi in cui, partendo da principi
primi, si analizzava la possibilit\`a che a temperatura sufficientemente alta le
teorie di gauge non confinino (\cite{'tHooft},\cite{Susskind},\cite{Polyakov}),
ipotesi questa introdotta in precedenza tramite l'analisi di modelli fenomenologici
(\cite{CabibboParisi}). Si pose quindi il problema di capire se il passaggio dalla fase confinata
di una teoria di gauge, la cui esistenza non \`e in effetti ancora stata dimostrata a partire da
principi primi, alla fase non confinata sia effettivamente una transizione di fase (cio\`e un
punto singolare dell'energia libera) oppure se questo possa avvenire senza incontrare
singolarit\`a, come per il passaggio da liquido a vapore, aggirando il punto critico.
In alcuni casi particolari, come il caso di una teoria di gauge pura, il problema dell'esistenza
della transizione di fase (sempre supponendo l'esistenza della fase confinata) fu risolto
utilizzando solo le simmetrie della teoria ed argomenti di universalit\`a
(\cite{YaffeSvetitsky}); in altri casi, come quello in cui siano presenti solo quark a massa
nulla, alcuni risultati furono ottenuti utilizzando modelli effettivi introdotti a livello
fenomenologico ed argomenti di universalit\`a (\cite{PisarskiWilczek}). Tra i casi che non
possono essere risolti utilizzando i metodi precedenti rientra in particolare il caso di
interesse fisico di quark con massa non nulla.
Per analizzare i casi non risolubili esclusivamente con metodi teorici (o comunque per ottenere
informazioni su osservabili non universali) si ricorse ad una altra tecnica mutuata dalla
fisica statistica: quella delle simulazioni Monte Carlo (\cite{Creutz80}). Anche questa tecnica
presenta tuttavia i suoi problemi: a causa della grande complessit\`a computazionale dei
problemi considerati, le simulazioni possono essere effettuate solo su sistemi limitati
(dell'ordine di \(10^4\) punti reticolari). Per ovviare in parte a questo problema si usano
metodi tramite i quali \`e possibile estrapolare dal comportamento di un sistema limitato il
comportamento dello stesso sistema al limite termodinamico (finite size scaling).
Nonostante il progresso compiuto negli ultimi 20 anni sia a livello teorico che a livello di
potenza di calcolo, molti sono tuttavia ancora gli aspetti non completamente chiariti del
diagramma di fase della cromodinamica (\cite{Philipsen},\cite{Heller}). Scopo del presente
elaborato \`e analizzare come cambia la transizione che avviene in cromodinamica quantistica
con tre quark leggeri all'aumentare delle masse dei quark: \`e opinione comune che la
transizione del primo ordine presente per quark leggeri, diventi, all'aumentare delle masse dei
quark, una transizione del secondo ordine (della classe di universalit\`a del modello di Ising
tridimensionale) dopo la quale non \`e pi\`u presente alcuna singolarit\`a. Questo
comportamento, previsto sulla base di modelli fenomenologici della QCD a temperatura nulla e
considerazioni di universalit\`a, \`e stato verificato in simulazioni su reticolo solo
utilizzando il cosiddetto metodo dei cumulanti di Binder; data l'importanza di verificare questo
comportamento, vista anche la possibilit\`a che ha il caso \(N_f=3\) di influenzare le
conclusioni sul caso fisicamente pi\`u rilevante \(N_f=2+1\), appare opportuno verificare il
suddetto comportamento anche utilizzando tecniche diverse di analisi. Per fare ci\`o, in
questo lavoro di tesi \`e stata in parte ripetuta la analisi effettuata in
\cite{deForcrandPhilipsen}, studiando per\`o solo valori delle masse dei quark vicini al valore
critico ivi riportato (\(m_c=0.0263\pm 0.0003\)) e ricercando indicazioni di uno scaling delle
osservabili compatibile con una transizione della classe di universalit\`a del modello di Ising
tridimensionale.
il gruppo \(SU(2)\) (\cite{YangMills}) ed ampliate al caso di un generico gruppo di Lie
semisemplice da Gell-Mann e Glashow nel 1961 (\cite{Gell-MannGlashow}), normalmente si considera
come ``data di nascita'' della cromodinamica quantistica l'anno 1973, che vide la pubblicazione
dei due fondamentali articoli di Gross, Wilczek e Politzer (\cite{GrossWilczek}
e \cite{Politzer}) in cui si annunciava la scoperta della libert\`a asintotica. Grazie a questa
scoperta risult\`o chiaro che, per quanto grande sia la costante di accoppiamento forte ad una
data energia, aumentando la scala di energia considerata la si pu\`o rendere sufficientemente
piccola da giustificare lo sviluppo perturbativo della teoria.
Questa scoperta \`e abbastanza importante da poter essere considerata la nascita della
cromodinamica quantistica (QCD) poich\`e tutti i calcoli espliciti in teoria quantistica
dei campi sono possibili solo a livello perturbativo; la scoperta della libert\`a asintotica
costituisce quindi la base della cromodinamica quantistica \emph{perturbativa}.
Nonostante il successo dell'approccio perturbativo alla cromodinamica quantistica nello spiegare
effetti di alta energia, i fenomeni pi\`u caratteristici in cui interviene
l'interazione forte non risultano spiegabili a livello perturbativo; tra questi si possono
ricordare ad esempio il problema del confinamento e quello della rottura spontanea della
simmetria chirale a bassa energia.
Un importante passo verso la costruzione di una teoria non perturbativa \`e stata
l'introduzione da parte di Wilson, nel 1974, della formulazione su reticolo delle teorie di
gauge (\cite{Wilson74}). Questa costruzione ha il grande merito di introdurre una
regolarizzazione non perturbativa (il reticolo appunto) pur conservando esatta la simmetria di
gauge. Inoltre in questa formulazione della teoria lo sviluppo perturbativo pi\`u naturale non
\`e quello per piccole costanti di accoppiamento, bens\`i quello per grandi costanti di
accoppiamento, tanto che Wilson fu in grado di dimostrare che nel limite di accoppiamento forte
tutte le teorie di gauge confinano.
Lo stesso Wilson (\cite{Wilson71a},\cite{Wilson71b}) ebbe anche il merito di completare la
teoria dei fenomeni critici introdotta da Kadanoff (\cite{Kadanoff66}), riconoscendo inoltre in
essa una struttura formale identica a quella che compariva nella teoria del gruppo di
rinormalizzazione, introdotta nella fisica delle alte energie da Gell-Mann e Low nel 1954
(\cite{Gell-MannLow}). Questa identit\`a di struttura permise di applicare alla fisica dei
fenomeni critici tutti i metodi che erano stati sviluppati negli anni precedenti per le teorie
di campo quantistiche; da una tale unione nacque in particolare un metodo sistematico per il
calcolo perturbativo degli esponenti critici oltre la teoria di campo medio.
A causa della sostanziale identit\`a di formalismo tra le teorie di gauge su reticolo ed i
modelli classici di fisica statistica (modello di Ising, di Potts, di Heisenberg \(\ldots\))
la formulazione di Wilson diede inizio a studi sulla termodinamica delle
teorie di gauge; in particolare furono pubblicati i primi studi in cui, partendo da principi
primi, si analizzava la possibilit\`a che a temperatura sufficientemente alta le
teorie di gauge non confinino (\cite{'tHooft},\cite{Susskind},\cite{Polyakov}),
ipotesi questa introdotta in precedenza tramite l'analisi di modelli fenomenologici
(\cite{CabibboParisi}). Si pose quindi il problema di capire se il passaggio dalla fase confinata
di una teoria di gauge, la cui esistenza non \`e in effetti ancora stata dimostrata a partire da
principi primi, alla fase non confinata sia effettivamente una transizione di fase (cio\`e un
punto singolare dell'energia libera) oppure se questo possa avvenire senza incontrare
singolarit\`a, come per il passaggio da liquido a vapore, aggirando il punto critico.
In alcuni casi particolari, come il caso di una teoria di gauge pura, il problema dell'esistenza
della transizione di fase (sempre supponendo l'esistenza della fase confinata) fu risolto
utilizzando solo le simmetrie della teoria ed argomenti di universalit\`a
(\cite{YaffeSvetitsky}); in altri casi, come quello in cui siano presenti solo quark a massa
nulla, alcuni risultati furono ottenuti utilizzando modelli effettivi introdotti a livello
fenomenologico ed argomenti di universalit\`a (\cite{PisarskiWilczek}). Tra i casi che non
possono essere risolti utilizzando i metodi precedenti rientra in particolare il caso di
interesse fisico di quark con massa non nulla.
Per analizzare i casi non risolubili esclusivamente con metodi teorici (o comunque per ottenere
informazioni su osservabili non universali) si ricorse ad una altra tecnica mutuata dalla
fisica statistica: quella delle simulazioni Monte Carlo (\cite{Creutz80}). Anche questa tecnica
presenta tuttavia i suoi problemi: a causa della grande complessit\`a computazionale dei
problemi considerati, le simulazioni possono essere effettuate solo su sistemi limitati
(dell'ordine di \(10^4\) punti reticolari). Per ovviare in parte a questo problema si usano
metodi tramite i quali \`e possibile estrapolare dal comportamento di un sistema limitato il
comportamento dello stesso sistema al limite termodinamico (finite size scaling).
Nonostante il progresso compiuto negli ultimi 20 anni sia a livello teorico che a livello di
potenza di calcolo, molti sono tuttavia ancora gli aspetti non completamente chiariti del
diagramma di fase della cromodinamica (\cite{Philipsen},\cite{Heller}). Scopo del presente
elaborato \`e analizzare come cambia la transizione che avviene in cromodinamica quantistica
con tre quark leggeri all'aumentare delle masse dei quark: \`e opinione comune che la
transizione del primo ordine presente per quark leggeri, diventi, all'aumentare delle masse dei
quark, una transizione del secondo ordine (della classe di universalit\`a del modello di Ising
tridimensionale) dopo la quale non \`e pi\`u presente alcuna singolarit\`a. Questo
comportamento, previsto sulla base di modelli fenomenologici della QCD a temperatura nulla e
considerazioni di universalit\`a, \`e stato verificato in simulazioni su reticolo solo
utilizzando il cosiddetto metodo dei cumulanti di Binder; data l'importanza di verificare questo
comportamento, vista anche la possibilit\`a che ha il caso \(N_f=3\) di influenzare le
conclusioni sul caso fisicamente pi\`u rilevante \(N_f=2+1\), appare opportuno verificare il
suddetto comportamento anche utilizzando tecniche diverse di analisi. Per fare ci\`o, in
questo lavoro di tesi \`e stata in parte ripetuta la analisi effettuata in
\cite{deForcrandPhilipsen}, studiando per\`o solo valori delle masse dei quark vicini al valore
critico ivi riportato (\(m_c=0.0263\pm 0.0003\)) e ricercando indicazioni di uno scaling delle
osservabili compatibile con una transizione della classe di universalit\`a del modello di Ising
tridimensionale.
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