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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07042021-184627


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
HASSAN DOUALE, GUELDON
URN
etd-07042021-184627
Titolo
I conflitti internazionali marittimi e le loro risoluzioni
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
SCIENZE DEL GOVERNO E DELL'AMMINISTRAZIONE DEL MARE
Relatori
relatore Prof.ssa Eboli, Valeria
Parole chiave
  • conflitti
Data inizio appello
21/07/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto

Il mare, come rotta e come ambiente, si rivela oggi sempre più come un'area di conflitto e di interessi divergenti degli Stati . Questi ultimi, consapevoli della ricchezza contenuta in certi spazi marittimi, cercano costantemente di estendere la loro sovranità su di essi con l'obiettivo di sfruttarne le risorse.
È in questo senso che il generale De Gaulle ha suggerito nel suo discorso a Brest nel 1969 che "l'attività degli uomini si rivolgerà sempre più alla ricerca dello sfruttamento del mare. E, naturalmente, le ambizioni degli Stati cercheranno di dominare il mare per controllarne le risorse " .
In effetti, il mare mette in gioco una moltitudine di attività (dalla pesca alla protezione dell'ambiente marino, passando per la ricerca scientifica marina, ecc.)
Queste attività generano concorrenza tra gli Stati a causa della posta in gioco geostrategica, geopolitica ed economica che rappresentano.
Di conseguenza, gli interessi rivendicati da uno Stato possono scontrarsi con quelli rivendicati da un altro. È in questo quadro che il presente studio si propone di analizzare la questione delle controversie internazionali marittime.
Le controversie internazionali sono sempre più proiettate verso il mare a causa del potenziale economico.
Quelle più frequenti riguardano i confini, perché il disegno dei confini marittimi non è una cosa facile da fare, ma è comunque indispensabile per limitare la sovranità, al fine di evitare appropriazioni o annessioni "eccessive".
A tal fine sono nate le norme internazionali che delimitano il potere di governo dello Stato negli spazi marini. L’esigenza di codificare le norme del diritto del mare si pose sin dal tempo della Società delle Nazioni .
In quel periodo però non si riuscì ad adottare una Convenzione di codificazione. La Conferenza per la codificazione del diritto internazionale, che si svolse a Ginevra nel 1930, si concluse con l’approvazione solo di alcuni articoli relativi al regime giuridico del mare territoriale .
In ambito Nazioni Unite sono state invece adottate nel 1958 quattro Convenzioni: la Convenzione sul mare territoriale e la zona contigua, la Convenzione sull’alto mare, la Convenzione sulla pesca e conservazione delle risorse biologiche dell’alto mare, la Convenzione sulla piattaforma continentale, e successivamente nel 1982 una nuova ed unica Convenzione, quella di Montego Bay entrata in vigore solo nel novembre del 1994, integrata da un Accordo applicativo che modifica la sua Parte XI relativa al regime delle risorse sottomarine al di là dei limiti della giurisdizione nazionale.
Secondo l’art 311 della Convenzione, questa sostituisce le 4 precedenti di Ginevra per gli Stati contraenti.
Il principio della libertà dei mari, secondo cui uno Stato non può impedire né limitare l’utilizzazione degli spazi marini da parte di altri Stati, è stato applicato in maniera integrale fino alla fine del secolo scorso quando, grazie soprattutto alle novità introdotte dalla Convenzione di Montego Bay 1982, a tale principio si è sostituita la volontà degli Stati più forti di assicurarsi quote sempre maggiori di controllo delle acque adiacenti alle proprie coste. A sostituzione principio della liberà dei mari, dunque, si è nella prassi andato affermando sempre di più il concetto di “mare territoriale”, definito come la striscia di mare adiacente le coste dello Stato, quale zona sottoposta alla giurisdizione dello Stato costiero.
Più nello specifico, anche sotto la spinta della sempre più condivisa dottrina presentata dall’allora Presidenti degli Stati Uniti d’America Truman, a partire dal secondo dopoguerra gli Stati costieri hanno progressivamente esteso le proprie pretese circa le possibilità di sfruttamento delle risorse acquatiche. All’interno del celebre proclama americano, il Presidente Truman rivendicava il proprio controllo sulle risorse della c.d. piattaforma continentale, ovvero quella parte del fondo e del sottosuolo marino, che costituisce il naturale prolungamento della terra emersa.
È solo con i primi anni 80, inoltre, che si è andato affermando un altro fondamentale istituto, diffusosi inizialmente in America Latina e approdato, successivamente, nella maggior parte dei Paese in via di sviluppo. Si tratta della zona economica esclusiva, porzione di mare adiacente alle acque territoriali che può estendersi fino a 200 miglia dalle linee di base e nell’ambito della quale lo Stato costiero è titolare di diritti esclusivi in materia di esplorazione, sfruttamento, conservazione e gestione delle risorse ittiche.
Nonostante il sistema di definizioni chiaro e preciso delineatosi a partire dalla Convenzione di Montego Bay, le controversie non si sono fermate qui: alcuni Stati come il Cile, l’Argentina e il Canada hanno iniziato a vantare pretese in materia di conservazione della specie ittica in alto mare anche al di là delle rispettive zone economiche esclusive. In tale contesto, è stato necessario prevedere una nuova ulteriore zona, ovvero quella del c.d. mare presenziale (che tuttavia ha incontrato l’opposizione di molti stati e non è stata mai ufficialmente riconosciuta) per rinforzare l’idea della necessità di rafforzare la presenza dello Stato costiero ai fini della lotta contro il sovra sfruttamento della fauna marina.
L’importanza della UNCLOS sta proprio nell’aver dotato la comunità internazionale di uno strumento uniforme e chiaro, il quale da una parte stabilisce i confini marittimi e dall’altra non pregiudica la possibilità per gli Stati costieri di aggiudicarsi quote maggiori di dominio marittimo. Tuttavia, nonostante lo strumento della convenzione, i disaccordi tra gli Stati costieri sui confini delle zone marittime sono tutt’altro che conclusi.
A tal proposito, volendo definire più precisamente cosa si intenda per confine marittimo, è possibile identificare due diverse concezioni dello stesso.
La prima concezione è quella che include tutti i confini marittimi, e per questo della “ampia”. La seconda, invece, detta “rigida”, prende in considerazione solo uno o più spazi marittimi ben definiti tra due Stati, rendendo possibile determinare quali ricadano sotto la giurisdizione di uno Stato e quali dell’altro.
La definizione rigida è quella alla quale si farà riferimento nel presente elaborato, in quanto permette di risolvere le controversie di confine relative alle attività economiche.
Da questo breve incipit su alcuni indispensabili definizioni di diritto marittimo si evince chiaramente che esso, come tanti altri diritti, non è di certo immune da controversie.

Nel corso della tesi verranno presi in considerazioni alcuni conflitti internazionali, esaminando le relative sentenze rese da giurisdizioni internazionali.
Una tale attività porta a duplici risvolti: un primo teorico e un secondo pratico.
Teorico perché porta a realizzare che esiste una controversia sull'esistenza di zone esclusive e zone di condivisione, e pratico nel senso che i conflitti marittimi sono ancora una questione irrisolta.
Pertanto, il problema in questione porta a porre le seguenti domande:
Quali sono le competenze degli stati sul i varie zone o aera marittimi?
Quali sono i possibili modi di risoluzione di una controversia?
Gli organismi responsabili degli insediamenti emettono soluzioni conformi al diritto internazionale?
Quali sono le sfide e le prospettive future nella delimitazione delle frontiere marittime in Africa e le soluzioni per la risoluzione delle controversie chi derivano?

Al fine di trovare una risposta a queste domande si passerà da analizzare le delimitazioni delle diverse competenze esistenti nello spazio marittimo a evocare i diversi modi di risoluzione delle controversie in mare e i loro protagonisti.
Infine, sarà analizzato il quadro giuridico relativo agli spazi marini del continente africano, passando attraverso l’analisi delle principali controversie e i relativi possibili sviluppi futuri.

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