Thesis etd-07042011-141846 |
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Thesis type
Tesi di laurea vecchio ordinamento
Author
RALLO, GIOVANNI
URN
etd-07042011-141846
Thesis title
Odontofobia ed ansia nelle cure odontoiatriche: una possibile indicazione alla musicoterapia nel setting dello studio odontoiatrico.
Department
MEDICINA E CHIRURGIA
Course of study
ODONTOIATRIA E PROTESI DENTARIA
Supervisors
relatore Prof.ssa Giuca, Maria Rita
Keywords
- ansia
- musica
- musicoterapia
- odontofobia
- odontoiatra
- setting
- suono
Graduation session start date
22/07/2011
Availability
Partial
Release date
22/07/2051
Summary
E’ stato ampiamente riconosciuto che ciò che percepiamo con l’udito, dai rumori, spesso fastidiosi, della civiltà a quelli della natura fino alla musica, provoca in noi variazioni sia a livello psicologico sia a livello della fisiologia delle diverse funzioni vegetative. Infatti, le esperienze musicali, percettive ed emozionali, sono in grado di determinare variazioni di pressione sanguinea, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, attività elettroencefalografica, tensione dei muscoli volontari: tali variazioni rappresentano il riflesso dei processi fisiologici sul sistema vegetativo. Questa risposta vegetativa dipende da molti fattori: età, sesso, tipo di vita, stato di salute, eventuale stato di stanchezza, reattività emozionale del momento, eventuale assunzione di alcol, caffè e droghe, atteggiamento nei confronti della musica, in generale, o di un brano, in particolare. Allo stesso modo, la musica determina variazioni fisiologiche se percepita a livello incosciente o subliminale; si possono citare diversi esempi: gli esperimenti sul sonno, le colonne sonore dei film o la cosiddetta musica “funzionale” fatta ascoltare nelle fabbriche o nei supermercati.
Se, durate gli interventi odontoiatrici, si propone al paziente l‘ascolto di alcuni brani musicali, scelti in modo appropriato, può essere facilmente indotto un certo grado di rilassamento, tale da rendere meno stressante la seduta odontoiatrica.
Le onde sonore, una volta recepite dall’orecchio esterno, attraverso la membrana timpanica penetrano nell’orecchio medio e quindi nell’orecchio interno, ove è situata la coclea, i cui ricettori formano delle sinapsi con l’VIII nervo cranico. La fibre procedono verso il nucleo cocleare del tronco cerebrale; una parte di esse poi si dirige verso la corteccia cerebrale controlaterale (dove vi sono le connessioni della coscienza e della sublimazione della musica), uditiva, facendo tappa nel corpo genicolato. Altre fibre si dirigono al sistema limbico dove avviene l’integrazione emotivo - istintivo - comportamentale con il suono. Il sistema limbico ha strette connessioni con l’ipotalamo, il quale regola le funzioni biologiche fondamentali, come temperatura, attività corticosurrenalica, ciclo sonno - veglia, attività cardiaca e respiratoria: in merito a quest’ultima funzione, per esempio, ricordiamo che casi d’insonnia sono stati curati facendo ascoltare musiche con ritmi uguali a quello respiratorio.
Fin dall’antichità sono stati attribuiti, più o meno ragionevolmente e coerentemente, poteri terapeutici alla musica. Si rammenta che a Catone ricordava un motivo specifico per la cura degli strappi muscolari, Aureliano già usava la musica nella cura della follia. Nel 1632 Robert Burton diceva: “molti uomini diventano piacevolmente melanconici nell’ascolto della musica che è il rimedio più gradevole per le loro pene, paure, tristezze. Elimina le preoccupazioni e li rende immediatamente tranquilli”. Harrer, nell’Ottocento, asseriva che i suoni diversi potevano ottenere modificazioni comportamentali e fisiologiche: il brano brillante induceva aumento della frequenza cardiaca, mentre quello distensivo un’azione sedativa sull’apparato cardiocircolatorio.
Entrando nello specifico della presente ricerca, si è potuto dimostrare che un certo tipo di musica può condizionare lo stato di emotività dell’individuo.
E’ chiaro che una seduta odontoiatrica, in genere, crea nel paziente quello stato d’animo che viene comunemente definito ansia. Questo stato di malessere e apprensione ha cause consce, come l’effettiva paura del dolore, e inconsce, in quanto il cavo orale riveste una fondamentale importanza simbolica, e l’intervento sui denti corrisponde ad un attentato metaforico della propria forza fisica e psichica. Di conseguenza il dentista viene visto come una specie di “cattivo” e di “aggressore”.
Gli stati d’ansia sono, come è noto, ampiamente correlati al sistema vegetativo e le sue manifestazioni attivate dal sistema ortosimpatico. Appare quindi chiaro, dati gli intimi rapporti tra ipotalamo e sistema vegetativo, che se questi parametri sono alterati dall’ansia, questi stessi possono essere modulati dall’ascolto di una musica appropriata, che tra l’altro determina un’incremento di endorfine.
Resta da definire il significato di musica appropriata.
Il concetto di musica “gradevole” o “rilassante” è molto soggettivo, anche perché un brano particolare può stimolare nell’animo umano risposte molto diverse, a volte contrastanti, a seconda delle esperienze vissute da chi le ascolta e di cosa queste esperienze evocano in lui.
La finalità di questo test è stata proprio quella di verificare se la musica da noi appositamente composta e prodotta poteva determinare nei pazienti uno stato di relativo rilassamento, verificato nella apposite risposte compilate nel test finale, nei confronti di interventi analoghi sugli stessi pazienti operati in assenza di tale musica.
La musica va considerata come un altro linguaggio, in contrapposizione al verbale, che si esprime con varietà di ritmi che generano sensibilità ed emozioni, influendo sull’equilibrio psichico e in certi casi agendo come condizionante anti-stress.
Tutto ciò è stato documentato e riscontrato anche nel presente studio, rendendoci quindi consapevoli dell’effetto rilassante che alcuni ritmi e suoni assumono. Il ruolo che il suono e/o la musica ricoprono nel rapporto comportamentale umano è più comprensibile allorché si afferma come già nel feto stimoli sonori incrementino, per esempio, il ritmo del battito cardiaco.
Ne consegue che fin dalla nascita noi affiniamo “un orecchio culturale” (oltre a quello fisiologico) che è il prodotto dell’interazione fra l’individuo e stimolazioni acustiche specifiche.
Già Platone conosceva i profondi legami che congiungono sensibilità e musica affermando, nella sua opera ‘La Repubblica’, che: “la migliore educazione scaturisce dalla musica perché l’armonia e il ritmo penetrano nel più profondo dell’anima e se ne impossessano donando a colui che ne beneficia saggezza e ragione” e “la musica è la migliore medicina dell’anima”.
Se, durate gli interventi odontoiatrici, si propone al paziente l‘ascolto di alcuni brani musicali, scelti in modo appropriato, può essere facilmente indotto un certo grado di rilassamento, tale da rendere meno stressante la seduta odontoiatrica.
Le onde sonore, una volta recepite dall’orecchio esterno, attraverso la membrana timpanica penetrano nell’orecchio medio e quindi nell’orecchio interno, ove è situata la coclea, i cui ricettori formano delle sinapsi con l’VIII nervo cranico. La fibre procedono verso il nucleo cocleare del tronco cerebrale; una parte di esse poi si dirige verso la corteccia cerebrale controlaterale (dove vi sono le connessioni della coscienza e della sublimazione della musica), uditiva, facendo tappa nel corpo genicolato. Altre fibre si dirigono al sistema limbico dove avviene l’integrazione emotivo - istintivo - comportamentale con il suono. Il sistema limbico ha strette connessioni con l’ipotalamo, il quale regola le funzioni biologiche fondamentali, come temperatura, attività corticosurrenalica, ciclo sonno - veglia, attività cardiaca e respiratoria: in merito a quest’ultima funzione, per esempio, ricordiamo che casi d’insonnia sono stati curati facendo ascoltare musiche con ritmi uguali a quello respiratorio.
Fin dall’antichità sono stati attribuiti, più o meno ragionevolmente e coerentemente, poteri terapeutici alla musica. Si rammenta che a Catone ricordava un motivo specifico per la cura degli strappi muscolari, Aureliano già usava la musica nella cura della follia. Nel 1632 Robert Burton diceva: “molti uomini diventano piacevolmente melanconici nell’ascolto della musica che è il rimedio più gradevole per le loro pene, paure, tristezze. Elimina le preoccupazioni e li rende immediatamente tranquilli”. Harrer, nell’Ottocento, asseriva che i suoni diversi potevano ottenere modificazioni comportamentali e fisiologiche: il brano brillante induceva aumento della frequenza cardiaca, mentre quello distensivo un’azione sedativa sull’apparato cardiocircolatorio.
Entrando nello specifico della presente ricerca, si è potuto dimostrare che un certo tipo di musica può condizionare lo stato di emotività dell’individuo.
E’ chiaro che una seduta odontoiatrica, in genere, crea nel paziente quello stato d’animo che viene comunemente definito ansia. Questo stato di malessere e apprensione ha cause consce, come l’effettiva paura del dolore, e inconsce, in quanto il cavo orale riveste una fondamentale importanza simbolica, e l’intervento sui denti corrisponde ad un attentato metaforico della propria forza fisica e psichica. Di conseguenza il dentista viene visto come una specie di “cattivo” e di “aggressore”.
Gli stati d’ansia sono, come è noto, ampiamente correlati al sistema vegetativo e le sue manifestazioni attivate dal sistema ortosimpatico. Appare quindi chiaro, dati gli intimi rapporti tra ipotalamo e sistema vegetativo, che se questi parametri sono alterati dall’ansia, questi stessi possono essere modulati dall’ascolto di una musica appropriata, che tra l’altro determina un’incremento di endorfine.
Resta da definire il significato di musica appropriata.
Il concetto di musica “gradevole” o “rilassante” è molto soggettivo, anche perché un brano particolare può stimolare nell’animo umano risposte molto diverse, a volte contrastanti, a seconda delle esperienze vissute da chi le ascolta e di cosa queste esperienze evocano in lui.
La finalità di questo test è stata proprio quella di verificare se la musica da noi appositamente composta e prodotta poteva determinare nei pazienti uno stato di relativo rilassamento, verificato nella apposite risposte compilate nel test finale, nei confronti di interventi analoghi sugli stessi pazienti operati in assenza di tale musica.
La musica va considerata come un altro linguaggio, in contrapposizione al verbale, che si esprime con varietà di ritmi che generano sensibilità ed emozioni, influendo sull’equilibrio psichico e in certi casi agendo come condizionante anti-stress.
Tutto ciò è stato documentato e riscontrato anche nel presente studio, rendendoci quindi consapevoli dell’effetto rilassante che alcuni ritmi e suoni assumono. Il ruolo che il suono e/o la musica ricoprono nel rapporto comportamentale umano è più comprensibile allorché si afferma come già nel feto stimoli sonori incrementino, per esempio, il ritmo del battito cardiaco.
Ne consegue che fin dalla nascita noi affiniamo “un orecchio culturale” (oltre a quello fisiologico) che è il prodotto dell’interazione fra l’individuo e stimolazioni acustiche specifiche.
Già Platone conosceva i profondi legami che congiungono sensibilità e musica affermando, nella sua opera ‘La Repubblica’, che: “la migliore educazione scaturisce dalla musica perché l’armonia e il ritmo penetrano nel più profondo dell’anima e se ne impossessano donando a colui che ne beneficia saggezza e ragione” e “la musica è la migliore medicina dell’anima”.
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