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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-07032014-171221


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
D'ISCHIA, ROBERTO
Indirizzo email
roberto.dischia@hotmail.com
URN
etd-07032014-171221
Titolo
Fattori prognostici nelle pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato sottoposte a chirurgia citoriduttiva primaria e chemioterapia a base di platino e taxolo
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Gadducci, Angiolo
Parole chiave
  • CA 125
  • carcinoma ovarico
  • chirurgia
  • fattori prognostici
  • malattia residua
  • platino
Data inizio appello
22/07/2014
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il carcinoma ovarico è la più comune causa di morte per neoplasia ginecologica nel mondo occidentale: circa 125 000 donne all’anno muoiono per questa patologia.
Più del 50% delle pazienti raggiunge una remissione clinica completa dopo la prima linea di trattamenti, costituiti da chirurgia citoriduttiva primaria, seguita da terapia medica a base di carboplatino e taxolo. Purtroppo la maggior parte delle pazienti va incontro a recidiva e morte nell’arco di 5 anni. L’elevata frequenza di recidiva indica la necessità di individuare degli indicatori prognostici da prendere in considerazione per il successivo follow-up delle pazienti in risposta completa.
Lo scopo di questa tesi è stato quello di valutare la correlazione tra le variabili clinico- patologiche e la sopravvivenza libera da progressione e la sopravvivenza globale in 247 pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato, sottoposte, presso il nostro istituto, a chirurgia citoriduttiva primaria, seguita da sei cicli di chemioterapia a base di platino e taxolo.
All’analisi univariata, la sopravvivenza libera da malattia e la sopravvivenza globale erano correlate significativamente al performance status (rispettivamente p = 0.04 e p = 0.00002), alla malattia residua (p = 0.00002 e p = 0.001), alla presenza di ascite (p = 0.00001 e p = 0.0003) e ai livelli di CA 125 post-chemioterapia, utilizzando come cut-off 10.8 U/ml (corrispondente al 50° percentile dei livelli dell’antigene al termine della terapia) (p = 0.0001 e p = 0.01). La sopravvivenza libera da progressione era correlata, inoltre, ai valori di CA 125 post-chemioterapia, usando come cut-off 7.1 U/ml (p = 0.02), 18.5 U/ml (p < 0.000001) (rispettivamente corrispondenti al 25° e 75° percentile dei valori dell’antigene al termine della terapia) e 35 U/ml (p = 0.0001), mentre la sopravvivenza globale allo stadio secondo FIGO (p = 0.02).
L’analisi multivariata ha confermato come variabili prognostiche indipendenti per la sopravvivenza libera da progressione: la malattia residua, l’ascite e i livelli sierici di CA 125 post-chemioterapia, utilizzando come cut-off 7.1 U/ml, 10.8 U/ml, 18.5 U/ml e 35 U/ml. Il performance status, la malattia residua e i livelli sierici di CA 125 post- chemioterapia, usando come cut-off 10.8, sono risultati, invece, variabili prognostiche indipendenti per la sopravvivenza globale.
Alla luce di questi risultati, appare evidente che le pazienti con malattia residua macroscopica assente dopo chirurgia citoriduttiva primaria, hanno una sopravvivenza libera da progressione e una sopravvivenza globale significativamente migliori rispetto a quelle con malattia residua persistente, anche se di dimensioni inferiori al centimetro. Ciò indica che, per offrire alle pazienti le migliori chance terapeutiche, è necessario un team chirurgico dedicato con expertise specifico, che preveda la sistematica collaborazione del ginecologo oncologo e del chirurgo addominale dedicato.
È interessante notare che anche il valore del CA 125 al termine della chemioterapia è una variabile prognostica indipendente sia per la sopravvivenza libera da malattia, sia per la sopravvivenza globale. Generalmente, nelle pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato, si considera un predittore biochimico di buona prognosi il raggiungimento di valori sierici di CA 125 < 35 U/ml al termine della chemioterapia. Invece, solo al raggiungimento di valori sierici dell’antigene più bassi (per esempio 10,8 U/ml, che corrisponde al 50° percentile dei livelli del CA 125 post-chemioterpia) è associato un outcome clinico significativamente migliore.
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