Tesi etd-07022020-182742 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
GIOVANNELLI, FRANCESCA
URN
etd-07022020-182742
Titolo
Il taglio del numero dei parlamentari:
una riforma “non riforma”?
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Malfatti, Elena
Parole chiave
- assemblea costituente
- bicameralismo
- camera dei deputati
- commissioni parlamentari
- corte costituzionale
- costituzione
- democrazia diretta
- democrazia rappresentativa
- divieto di mandato imperativo
- gruppi parlamentari
- legge elettorale
- parlamentari
- parlamento
- partito politico
- rappresentanza
- referendum
- regolamenti parlamentari
- riforma
- senato
Data inizio appello
20/07/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il presente elaborato si prefigge lo scopo di analizzare con spirito critico il progetto di riforma A.C 1585-B, approvato dal Parlamento nell'ottobre del 2019, avente ad oggetto il taglio del 36,5% dei parlamentari elettivi, compresi quelli eletti nella Circoscrizione estero. Tale riforma non risulta ancora definitiva data l'attesa del referendum confermativo, rinviato a causa dell'emergenza sanitaria determinata dal virus COVID-19.
Nella prima parte del lavoro si ricostruirà cronologicamente l’iter della riforma in esame, con un’attenzione particolare alle vicende politiche che hanno condotto alla genesi di tale decurtazione agli albori della XVIII Legislatura. Verranno poi analizzati gli obiettivi dei promotori e la loro praticabilità, con uno sguardo attento al tema dei costi della politica e a quello dell’iter legislativo, tenendo ben presenti anche le indicazioni che giungono dalla giurisprudenza della Corte costituzionale. Non mancherà un’analisi comparata ed un’analisi circa i tentativi di riforma precedenti, aventi anch’essi ad oggetto la diminuzione del numero di deputati e senatori.
Esaurita la parte introduttiva circa la riforma in esame, si cercherà di metterne in luce quelli che sono gli aspetti problematici e soprattutto mancanti all’interno del testo di legge. Verranno esaminati i vari campi che necessitano un aggiornamento onde evitare di dar vita ad una situazione poco equilibrata dati i nuovi numeri delle assemblee elettive. Primo settore da revisionare è quello relativo ai regolamenti parlamentari, nonostante la recente novella a quello senatoriale del 2017. Verranno sviluppate delle proposte circa il modo di rendere compatibili le disposizioni previste in tema di gruppi e commissioni parlamentari con un Parlamento meno pletorico.
Successivamente saranno oggetto di attenzione le funzioni poste in essere dal Parlamento in seduta comune, quali l’elezione del Presidente della Repubblica, ma anche dei giudici costituzionali e dei membri laici del CSM. In questa sede si avrà premura anche di illustrare le novità inserite all’interno di un d.d.l nato da una costola della riforma relativa al taglio dei parlamentari, cioè l’A.C 2238, XVIII Legislatura circa l’adattamento del numero dei delegati regionali per l’elezione del Capo dello Stato.
Dopo questioni prettamente tecniche si andrà ad affrontare il rapporto tra la riforma in esame e il dogma della rappresentanza: i riflessi su quest’ultima sono ovvi ed indubbi, tuttavia si dimostrerà quanto sia necessario per poter asserire un effettivo vulnus alla rappresentanza, prendere in considerazione anche altri aspetti. Infatti, si avvierà una riflessione circa il ruolo del partito politico e del suo mutamento dall’epoca dei partiti di massa ad oggi, anni del partito del leader e del partito digitalizzato.
Nell’alveo della rappresentanza rientreranno anche le considerazioni sulla libertà di mandato ex art 67 Cost. - visto anche in chiave comparatistica – e sul fatto che il suo superamento sia divenuto il cavallo di battaglia da parte di talune forze politiche. Sempre all’interno di una riflessione più ampia sulla rappresentanza sarà imprescindibile l’analisi circa la questione elettorale. Dopo un excursus circa i sistemi che si sono susseguiti nel tempo, ampio spazio sarà lasciato alla legge n. 51/2019, la quale nasce come riforma di accompagnamento del taglio dei parlamentari con l’obiettivo di adattare e rendere neutrale il vigente sistema elettorale rappresentato dalla l. n. 165/2017.
Infine, si analizzerà il d.d.l in materia elettorale depositato presso la I Commissione affari costituzionali della Camera per l’esame. In tema di rappresentanza, prima di giungere alle conclusioni, sarà dato conto anche dei cambiamenti interessanti la Circoscrizione estero. La riflessione sulla rappresentanza non potrà che certificare un vulnus ai danni di questa perpetrato dalla legge costituzionale circa il taglio dei parlamentari. Dunque, una deminutio di rappresentanza è inevitabile con siffatta riforma, ma il ragionamento deve essere generale ed abbracciare più ambiti, quali quelli descritti. Solo così sarà evidente come il dogma rappresentativo sia in crisi da tempo e come questa riforma rischia di esserne la pietra tombale.
Da ultimo si analizzeranno le cosiddette riforme di contorno a quella primaria oggetto dell’elaborato approvata nell’autunno dello scorso anno. Tra queste spiccano il superamento della base regionale per l’elezione del Senato e la sostituzione di essa con un’ambigua base circoscrizionale. Si darà prova di come una tale mossa non riesca a superare le problematiche connesse alla legislazione elettorale, dato il mero mutamento di vincolo per il legislatore.
Altra riforma necessaria work in progress è rappresentata dalla proposta di parificazione dell’elettorato attivo tra le due Camere: un adeguamento da tempo auspicato, sintomo di un bicameralismo che a lunga si intende lasciare “perfetto” ed “paritario”.
Più spinosa la questione relativa all’A.S 1089, dedicato a dar vita a disposizioni in tema di iniziativa legislativa popolare e di referendum, potenzialmente capace di innescare un ripensamento sul crinale che divide la democrazia rappresentativa da quella diretta. Si cercherà dunque di ipotizzare, a fronte di svariate riforme, un futuro per il Parlamento italiano, cercando di porre attenzione al suo ruolo all’interno della forma di governo.
Nelle conclusioni si darà conto di quanto il taglio dei parlamentari, da solo considerato, sia una riforma fine a sé stessa, senza un’identità precisa: una riforma dal sapore della “non riforma”.
Per tentare di essere efficace sarà necessario un percorso riformatore che interessi più piani, tra cui quello regolamentare ed elettorale. Si parla di tentativo di efficacia in quanto essa rappresenta una vera e propria incognita nel panorama costituzionale odierno. Così formulata rischia di essere l’ennesima riprova di un trend antiparlamentare in voga da decenni.
Nella prima parte del lavoro si ricostruirà cronologicamente l’iter della riforma in esame, con un’attenzione particolare alle vicende politiche che hanno condotto alla genesi di tale decurtazione agli albori della XVIII Legislatura. Verranno poi analizzati gli obiettivi dei promotori e la loro praticabilità, con uno sguardo attento al tema dei costi della politica e a quello dell’iter legislativo, tenendo ben presenti anche le indicazioni che giungono dalla giurisprudenza della Corte costituzionale. Non mancherà un’analisi comparata ed un’analisi circa i tentativi di riforma precedenti, aventi anch’essi ad oggetto la diminuzione del numero di deputati e senatori.
Esaurita la parte introduttiva circa la riforma in esame, si cercherà di metterne in luce quelli che sono gli aspetti problematici e soprattutto mancanti all’interno del testo di legge. Verranno esaminati i vari campi che necessitano un aggiornamento onde evitare di dar vita ad una situazione poco equilibrata dati i nuovi numeri delle assemblee elettive. Primo settore da revisionare è quello relativo ai regolamenti parlamentari, nonostante la recente novella a quello senatoriale del 2017. Verranno sviluppate delle proposte circa il modo di rendere compatibili le disposizioni previste in tema di gruppi e commissioni parlamentari con un Parlamento meno pletorico.
Successivamente saranno oggetto di attenzione le funzioni poste in essere dal Parlamento in seduta comune, quali l’elezione del Presidente della Repubblica, ma anche dei giudici costituzionali e dei membri laici del CSM. In questa sede si avrà premura anche di illustrare le novità inserite all’interno di un d.d.l nato da una costola della riforma relativa al taglio dei parlamentari, cioè l’A.C 2238, XVIII Legislatura circa l’adattamento del numero dei delegati regionali per l’elezione del Capo dello Stato.
Dopo questioni prettamente tecniche si andrà ad affrontare il rapporto tra la riforma in esame e il dogma della rappresentanza: i riflessi su quest’ultima sono ovvi ed indubbi, tuttavia si dimostrerà quanto sia necessario per poter asserire un effettivo vulnus alla rappresentanza, prendere in considerazione anche altri aspetti. Infatti, si avvierà una riflessione circa il ruolo del partito politico e del suo mutamento dall’epoca dei partiti di massa ad oggi, anni del partito del leader e del partito digitalizzato.
Nell’alveo della rappresentanza rientreranno anche le considerazioni sulla libertà di mandato ex art 67 Cost. - visto anche in chiave comparatistica – e sul fatto che il suo superamento sia divenuto il cavallo di battaglia da parte di talune forze politiche. Sempre all’interno di una riflessione più ampia sulla rappresentanza sarà imprescindibile l’analisi circa la questione elettorale. Dopo un excursus circa i sistemi che si sono susseguiti nel tempo, ampio spazio sarà lasciato alla legge n. 51/2019, la quale nasce come riforma di accompagnamento del taglio dei parlamentari con l’obiettivo di adattare e rendere neutrale il vigente sistema elettorale rappresentato dalla l. n. 165/2017.
Infine, si analizzerà il d.d.l in materia elettorale depositato presso la I Commissione affari costituzionali della Camera per l’esame. In tema di rappresentanza, prima di giungere alle conclusioni, sarà dato conto anche dei cambiamenti interessanti la Circoscrizione estero. La riflessione sulla rappresentanza non potrà che certificare un vulnus ai danni di questa perpetrato dalla legge costituzionale circa il taglio dei parlamentari. Dunque, una deminutio di rappresentanza è inevitabile con siffatta riforma, ma il ragionamento deve essere generale ed abbracciare più ambiti, quali quelli descritti. Solo così sarà evidente come il dogma rappresentativo sia in crisi da tempo e come questa riforma rischia di esserne la pietra tombale.
Da ultimo si analizzeranno le cosiddette riforme di contorno a quella primaria oggetto dell’elaborato approvata nell’autunno dello scorso anno. Tra queste spiccano il superamento della base regionale per l’elezione del Senato e la sostituzione di essa con un’ambigua base circoscrizionale. Si darà prova di come una tale mossa non riesca a superare le problematiche connesse alla legislazione elettorale, dato il mero mutamento di vincolo per il legislatore.
Altra riforma necessaria work in progress è rappresentata dalla proposta di parificazione dell’elettorato attivo tra le due Camere: un adeguamento da tempo auspicato, sintomo di un bicameralismo che a lunga si intende lasciare “perfetto” ed “paritario”.
Più spinosa la questione relativa all’A.S 1089, dedicato a dar vita a disposizioni in tema di iniziativa legislativa popolare e di referendum, potenzialmente capace di innescare un ripensamento sul crinale che divide la democrazia rappresentativa da quella diretta. Si cercherà dunque di ipotizzare, a fronte di svariate riforme, un futuro per il Parlamento italiano, cercando di porre attenzione al suo ruolo all’interno della forma di governo.
Nelle conclusioni si darà conto di quanto il taglio dei parlamentari, da solo considerato, sia una riforma fine a sé stessa, senza un’identità precisa: una riforma dal sapore della “non riforma”.
Per tentare di essere efficace sarà necessario un percorso riformatore che interessi più piani, tra cui quello regolamentare ed elettorale. Si parla di tentativo di efficacia in quanto essa rappresenta una vera e propria incognita nel panorama costituzionale odierno. Così formulata rischia di essere l’ennesima riprova di un trend antiparlamentare in voga da decenni.
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