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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-07022018-165345


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
SARNATARO, BIAGIO
URN
etd-07022018-165345
Titolo
L'esperienza dell'autoriferimento: Niklas Luhmann e la teoria dei sistemi sociali
Settore scientifico disciplinare
M-FIL/03
Corso di studi
FILOSOFIA
Relatori
tutor Prof. Iacono, Alfonso Maurizio
Parole chiave
  • complessità
  • illuminismo sociologico
  • cibernetica di second'ordnine
  • autopoiesi
Data inizio appello
28/01/2019
Consultabilità
Completa
Riassunto
Con ‘complessità’ Luhmann traduce ‘caso’ e ‘contingenza’, e, con questa, vaglia l’intero apporto che ci resta tramandato dalla filosofia sociale europea. Il tema della necessità della contingenza come schema formale e sostanziale di disposizione e di emersione del sistema dei bisogni, della «società civile», diventa il luogo del dispiegamento di strategie sistemiche di selezione e di riduzione della complessità, della formazione concreta di sistemi sociali chiusi, e perciò variabili e capaci di adattamento. Le selezioni non eliminano le soluzioni di riduzione momentaneamente escluse. Queste permangono e sono sempre suscettibili di rientrare in gioco. Nella teoria dei sistemi il problema della sostituibilità delle cause e delle equivalenze funzionali assume un ruolo preminente. Per attualizzare le relazioni tra gli elementi all’interno di un sistema chiuso, un sistema forma le sue unità come unità della differenza tra sistema e ambiente. Si richiede alla teoria sociologica un maggior lavoro di astrazione, il che significa: tradurre i concetti in funzioni; inserire la teoria all’interno degli oggetti di analisi funzionale. Il discorso sociologico di Luhmann arriva a porre la questione dei sistemi-che-osservano, l’analisi della formazione dei sistemi autoreferenziali.
Parlare di sistemi chiusi significa intendere i soggetti agenti come sistemi in atto. Studiare un sistema in atto è possibile grazie al concetto di autopoiesi. Luhmann utilizza l’idea di chiusura autoreferenziale e di autorganizzazione per individuare altre classi di sistemi. I sistemi autopoietici sono sistemi autonomi perché riproducono costantemente la distinzione tra sé e il loro ambiente specifico, con la creazione di vincoli autopoietici.
La dottrina classica della conoscenza ha escluso il problema dell’ asimmetria che sussiste tra sistema e ambiente, in quanto non ha incluso l’osservatore nel contesto di analisi, e la valutazione delle alternative non realizzate, come delle possibilità di sostituzione. Se si concepisce l’osservazione stessa come cornice di significato da indagare in quanto cornice, il problema teorico assume una dimensione riflessiva: non è più rappresentabile nei termini di possibilità pragmatiche/trascendentali/dialettiche di un pensiero sufficientemente radicale da articolarsi per intero a partire da un dominio fondato di principi, quanto come la necessità di istituire connessioni fra conoscenze che riguardino strutture e campi di possibilità dischiusi da queste, con processi di ricerca teorica che si concentrino sui fenomeni della complessità e della differenziazione. L’obiettivo sarebbe quello di delineare, infine, una teoria dell’apprendimento in termini di storia della costituzione di mondi intermedi, data la facoltà autopoietica di un sistema chiuso di affermare costantemente la sua paradossale unità.
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