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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-07022008-144718


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
BARONI, ELENA
URN
etd-07022008-144718
Titolo
Analisi delle recidive in pazienti trattate per carcinoma ovarico
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
Relatore Prof. Gadducci, Angiolo
Parole chiave
  • carcinoma ovarico
  • recidiva
  • platino
Data inizio appello
22/07/2008
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il carcinoma dell’ovaio rappresenta la quinta causa di morte per tumore nella donna e la prima per patologia neoplastica ginecologica nei paesi sviluppati. Secondo i dati dell’Annual Report n. 26, la sopravvivenza globale a 5 anni è dell’89,6% nello stadio Ia e decresce al 18,6% nello stadio IV. Il trattamento standard del carcinoma ovarico in stadio avanzato è rappresentato dalla chirurgica citoriduttiva seguito da una chemioterapia a base di platino e taxolo. La maggior parte delle pazienti raggiungono una risposta clinica completa dopo 6 cicli di chemioterapia ma circa il 75% di queste ed il 50% di quelle che ottengono una risposta patologica completa al second-look avranno una ricaduta dopo un intervallo mediano di 18-24 mesi. La pelvi e l’addome sono le sedi più frequenti di ricaduta.
La scelta del trattamento dipende dall’intervallo di tempo libero da platino. Le pazienti si possono cosi distinguere in platino-refrattarie (progressione durante trattamento con platino), platino-resistenti (ricaduta entro sei mesi dall’ultima somministrazione di platino) e platino-sensibili (ricaduta dopo 6 mesi dall’ultima somministrazione di platino).
Lo scopo della tesi è stato quello di analizzare il pattern di recidive (sede, timing, fattori di rischio) e la sopravvivenza dopo la ricaduta in una serie di 412 pazienti con carcinoma ovarico che sono andate incontro a ripresa di malattia dopo trattamento primario.
La recidiva è comparsa entro 6 mesi in 98 donne (23,8%), tra 6-12 mesi in 102 donne (24,7%) e dopo un tempo superiore a 12 mesi in 212 donne (51,5%). La recidiva ha coinvolto la pelvi nel 30,6%, l’addome nel 24,0%, i linfonodi retro-peritoneali nel 6,3% e a distanza nel 27,2%. La recidiva ha riguardato sedi multiple (pelvi e altre sedi) nell’11,9%. La ricaduta era sintomatica in 81 donne (19,7%). Fra le 331 pazienti asintomatiche, l’esame obiettivo è stata l’indagine diagnostica che ha posto sospetto di recidiva in 49 donne (14,8%), tecniche di diagnostica per immagine in 90 (27,2%), il dosaggio sierico del CA125 in 77 pazienti (23,3%), il dosaggio del CA125 e la diagnostica per immagine in 115 pazienti (34,7%). All’analisi univariata la sopravvivenza globale era correlata allo stadio (p= 0,004), alla malattia residua dopo chirurgia iniziale (p< 0,001), all’intervallo di tempo alla ricaduta (p< 0,0001), alla sede di recidiva (p= 0,04), e al trattamento alla recidiva (p<0,0001).
L’analisi multivariata ha dimostrato che la malattia residua e l’intervallo di tempo alla ricaduta sono variabili prognostiche indipendenti per la sopravvivenza globale (p<0,0001) e per la sopravvivenza dopo la recidiva (p<0,0001).
In conclusione i tassi di sopravvivenza simili delle donne asintomatiche e sintomatiche potrebbero suggerire che le procedure di follow up, sia con un approccio minimo che intensivo, non riescono a migliorare la prognosi dei pazienti. Tuttavia la sempre maggiore disponibilità di nuovi agenti citotossici e a bersaglio molecolare per il trattamento di salvataggio e i promettenti risultati ottenuti da un'ottimale citoriduzione chirurgica secondaria in pazienti accuratamente selezionate dovrebbero incoraggiare i trial clinici randomizzati specificatamente indirizzati a confrontare l’efficacia di diverse schemi di follow up.
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