Tesi etd-07012022-105003 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
LUPPICHINI, MATILDE
URN
etd-07012022-105003
Titolo
Analisi di una casistica di impianti di filtro cavale nell'ambito della Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Celi, Alessandro
relatore Prof.ssa Crocetti, Laura
correlatore Dott.ssa Pancani, Roberta
relatore Prof.ssa Crocetti, Laura
correlatore Dott.ssa Pancani, Roberta
Parole chiave
- deep venous thrombosis
- embolia polmonare
- filtri cavali
- inferior vena cava filters
- pulmonary embolism
- tromboembolismo venoso
- trombosi venosa profonda
- venous thromboembolism
Data inizio appello
12/07/2022
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/07/2092
Riassunto
Introduzione: Il tromboembolismo venoso è una condizione clinica di fondamentale rilevanza nella popolazione, che colpisce prevalentemente soggetti di età superiore ai 65 anni. Il trattamento consiste tipicamente nell’utilizzo dei farmaci anticoagulanti classici, gli antagonisti della vitamina K, e i nuovi farmaci anticoagulanti orali (DOAC).
Questi vengono usati sia nella prevenzione primaria in soggetti con fattori di rischio, che a scopo profilattico contro le recidive di eventi tromboembolici nei pazienti che ne siano già stati affetti. Esistono, tuttavia, alcuni pazienti che hanno in modo temporaneo o permanente controindicazione all’utilizzo di tali farmaci. È proprio in questi pazienti che trovano indicazione i filtri cavali, dispositivi posizionati nella vena cava inferiore allo scopo di impedire la risalita verso il circolo polmonare di materiale embolico proveniente dal circolo venoso profondo dell’arto inferiore. Le indicazioni riguardo all’impianto dei filtri cavali possono essere distinte in indicazioni principali, più o meno unanimemente riconosciute, e indicazioni secondarie, più sfumate e lasciate alle valutazioni cliniche caso per caso.
Scopo: Descrivere le abitudini prescrittive e operative nell’ambito dell’Azienda Ospedaliero - Universitaria Pisana (AOUP) relativamente all’impianto di filtri cavali e i principali outcome clinici.
Pazienti e metodi: È stata presa in esame una casistica di 82 pazienti, ai quali è stato impiantato un filtro cavale nel periodo compreso tra Aprile 2015 e Ottobre 2021.
Lo studio è stato condotto mediante un’analisi retrospettiva osservazionale dei pazienti della casistica e si è avvalso dei sistemi di archiviazione elettronici allo scopo di ricostruire le informazioni cliniche che hanno guidato nella scelta del posizionamento.
Inoltre, sono state ricercate informazioni relative ai filtri cavali e alla storia clinica dei pazienti dopo l’impianto di tali dispositivi.
Risultati: La popolazione presa in esame è composta per il 61% da individui di sesso femminile e per il 39% da individui di sesso maschile. L’età media della popolazione è di 70 anni: nelle donne è 73 anni, mentre negli uomini 66 anni.
In 36 casi è stata rilevata la presenza di una neoplasia, che, rispettivamente nel 36,1% e nel 33,3%, era a carico del distretto genito-urinario e addomino-pelvico.
La trombosi venosa profonda è stata riscontrata in 50 pazienti (61%) e interessava nel 75% dei casi il distretto prossimale. L’embolia polmonare, invece, è stata rilevata in 48 pazienti (58,5%) con prevalente coinvolgimento dei rami lobari (43,75% casi).
Altre comorbilità riscontrate nei pazienti della casistica sono state broncopneumopatie, come asma e BPCO nel 27,8% dei pazienti, ictus ischemico nel 19,4%, malattia diverticolare nel 13,9%, malattia epatica nel 11,1%, ernia iatale e aneurismi entrambi nel 8,3%, ictus emorragico nel 5,5% e aterosclerosi nel 5,5%.
Riguardo al tipo di filtro impiantato il modello più utilizzato è risultato essere Optize in 74 pazienti (90,2%).
La sede più frequente di posizionamento è stata, invece, la cava sottorenale (85,4%).
C’è stato un unico caso di tilt del filtro avvenuto durante la procedura di posizionamento, che ha comportato un fallimento della stessa.
In merito al motivo del posizionamento si sono individuati vari gruppi: come profilassi in pazienti ad alto rischio tromboembolico prima di un intervento chirurgico (17,03%); in pazienti con recente diagnosi di TEV che dovevano eseguire un intervento chirurgico indifferibile (13,41%); sanguinamento attivo in paziente con recente episodio di TEV (20,73%); in pazienti politraumatizzati come profilassi primaria (10,9%); in soggetti con elevato rischio di recidiva di TEV in quanto pazienti oncologici (4,8%); come controindicazione alla terapia anticoagulante (4,8%); per un recente episodio di embolia polmonare (3,6%); infine in 1 paziente in trattamento CT/RT e in 1 paziente che doveva essere sottoposto alla terapia elettroconvulsivante.
In quanto alle complicanze riscontrate, si trattava prevalentemente di complicanze tardive (18,5%). Tra queste la più frequente è stata la trombosi del filtro (93,3%), che nel 64,3% era una trombosi endoluminale.
Poi, in merito al tasso di rimozione si è riscontrato come i filtri rimossi siano stati solo 19 contro i 31 non rimossi (25,4% vs 38,3%).
Il motivo della mancata rimozione è da imputare alla trombosi del filtro (14,5%), a una recidiva di TVP (3,2%) e a una recidiva di embolia (1,6%). Inoltre, non è stato rimosso in 1 paziente paraplegico.
Infine, si è studiato il tasso di sopravvivenza con filtro cavale mediante la costruzione di una curva di Kaplan Meier.
Conclusioni: Nonostante i limiti dello studio legati alla complessità di ricercare dati non molto recenti e quindi spesso incompleti o mancanti, si è riusciti a costruire un quadro generale sugli impianti dei filtri cavali nell’ambito della Azienda Ospedaliero – Universitaria Pisana.
Gli aspetti più interessanti sono il tasso di rimozione dei filtri cavali e le indicazioni, cioè i motivi per i quali è stato indicato l’impianto del filtro cavale.
Sulla base di queste preliminari osservazioni sarebbe utile ipotizzare la realizzazione di un registro di filtri cavali, allo scopo di avere un quadro più dettagliato della storia dei pazienti dal momento in cui viene posizionato il filtro in poi.
Questi vengono usati sia nella prevenzione primaria in soggetti con fattori di rischio, che a scopo profilattico contro le recidive di eventi tromboembolici nei pazienti che ne siano già stati affetti. Esistono, tuttavia, alcuni pazienti che hanno in modo temporaneo o permanente controindicazione all’utilizzo di tali farmaci. È proprio in questi pazienti che trovano indicazione i filtri cavali, dispositivi posizionati nella vena cava inferiore allo scopo di impedire la risalita verso il circolo polmonare di materiale embolico proveniente dal circolo venoso profondo dell’arto inferiore. Le indicazioni riguardo all’impianto dei filtri cavali possono essere distinte in indicazioni principali, più o meno unanimemente riconosciute, e indicazioni secondarie, più sfumate e lasciate alle valutazioni cliniche caso per caso.
Scopo: Descrivere le abitudini prescrittive e operative nell’ambito dell’Azienda Ospedaliero - Universitaria Pisana (AOUP) relativamente all’impianto di filtri cavali e i principali outcome clinici.
Pazienti e metodi: È stata presa in esame una casistica di 82 pazienti, ai quali è stato impiantato un filtro cavale nel periodo compreso tra Aprile 2015 e Ottobre 2021.
Lo studio è stato condotto mediante un’analisi retrospettiva osservazionale dei pazienti della casistica e si è avvalso dei sistemi di archiviazione elettronici allo scopo di ricostruire le informazioni cliniche che hanno guidato nella scelta del posizionamento.
Inoltre, sono state ricercate informazioni relative ai filtri cavali e alla storia clinica dei pazienti dopo l’impianto di tali dispositivi.
Risultati: La popolazione presa in esame è composta per il 61% da individui di sesso femminile e per il 39% da individui di sesso maschile. L’età media della popolazione è di 70 anni: nelle donne è 73 anni, mentre negli uomini 66 anni.
In 36 casi è stata rilevata la presenza di una neoplasia, che, rispettivamente nel 36,1% e nel 33,3%, era a carico del distretto genito-urinario e addomino-pelvico.
La trombosi venosa profonda è stata riscontrata in 50 pazienti (61%) e interessava nel 75% dei casi il distretto prossimale. L’embolia polmonare, invece, è stata rilevata in 48 pazienti (58,5%) con prevalente coinvolgimento dei rami lobari (43,75% casi).
Altre comorbilità riscontrate nei pazienti della casistica sono state broncopneumopatie, come asma e BPCO nel 27,8% dei pazienti, ictus ischemico nel 19,4%, malattia diverticolare nel 13,9%, malattia epatica nel 11,1%, ernia iatale e aneurismi entrambi nel 8,3%, ictus emorragico nel 5,5% e aterosclerosi nel 5,5%.
Riguardo al tipo di filtro impiantato il modello più utilizzato è risultato essere Optize in 74 pazienti (90,2%).
La sede più frequente di posizionamento è stata, invece, la cava sottorenale (85,4%).
C’è stato un unico caso di tilt del filtro avvenuto durante la procedura di posizionamento, che ha comportato un fallimento della stessa.
In merito al motivo del posizionamento si sono individuati vari gruppi: come profilassi in pazienti ad alto rischio tromboembolico prima di un intervento chirurgico (17,03%); in pazienti con recente diagnosi di TEV che dovevano eseguire un intervento chirurgico indifferibile (13,41%); sanguinamento attivo in paziente con recente episodio di TEV (20,73%); in pazienti politraumatizzati come profilassi primaria (10,9%); in soggetti con elevato rischio di recidiva di TEV in quanto pazienti oncologici (4,8%); come controindicazione alla terapia anticoagulante (4,8%); per un recente episodio di embolia polmonare (3,6%); infine in 1 paziente in trattamento CT/RT e in 1 paziente che doveva essere sottoposto alla terapia elettroconvulsivante.
In quanto alle complicanze riscontrate, si trattava prevalentemente di complicanze tardive (18,5%). Tra queste la più frequente è stata la trombosi del filtro (93,3%), che nel 64,3% era una trombosi endoluminale.
Poi, in merito al tasso di rimozione si è riscontrato come i filtri rimossi siano stati solo 19 contro i 31 non rimossi (25,4% vs 38,3%).
Il motivo della mancata rimozione è da imputare alla trombosi del filtro (14,5%), a una recidiva di TVP (3,2%) e a una recidiva di embolia (1,6%). Inoltre, non è stato rimosso in 1 paziente paraplegico.
Infine, si è studiato il tasso di sopravvivenza con filtro cavale mediante la costruzione di una curva di Kaplan Meier.
Conclusioni: Nonostante i limiti dello studio legati alla complessità di ricercare dati non molto recenti e quindi spesso incompleti o mancanti, si è riusciti a costruire un quadro generale sugli impianti dei filtri cavali nell’ambito della Azienda Ospedaliero – Universitaria Pisana.
Gli aspetti più interessanti sono il tasso di rimozione dei filtri cavali e le indicazioni, cioè i motivi per i quali è stato indicato l’impianto del filtro cavale.
Sulla base di queste preliminari osservazioni sarebbe utile ipotizzare la realizzazione di un registro di filtri cavali, allo scopo di avere un quadro più dettagliato della storia dei pazienti dal momento in cui viene posizionato il filtro in poi.
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