Tesi etd-07012021-174115 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MAFFEO, PIETRO
URN
etd-07012021-174115
Titolo
La centralita della professionalita nel rapporto di lavoro subordinato
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Galardi, Raffaele
Parole chiave
- formazione professionale
- professionalità nel rapporto di lavoro
- rapporto di lavoro subordinato
- tutela della professionalità del lavoratore
Data inizio appello
19/07/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
L’insegnamento classico dei maestri del diritto del lavoro è quello del contratto di lavoro come un negozio giuridico a prestazioni corrispettive in cui lo scambio avviene tra la prestazione resa dal lavoratore e la retribuzione corrisposta dal datore.
Il presente lavoro parte da questo punto fermo per chiedersi se, nel pieno della “quarta rivoluzione” industriale, la cd. digitalizzazione, i termini dello scambio possano essere ancora intesi nel medesimo modo.
Il titolo dell’elaborato, la centralità della professionalità nel rapporto di lavoro subordinato, fornisce subito un indizio circa la strada percorsa per rispondere alla domanda posta in precedenza.
Si cercherà di comprendere gli effetti che comporterebbe assurgere la professionalità come centro del rapporto di lavoro subordinato, con le conseguenze che ne deriverebbero sia in relazione alle situazioni giuridiche soggettive che sorgono in capo ai contraenti, sia in relazione al rapporto con i poteri che la legge conferisce al datore al fine di organizzare i fattori della produzione, per il raggiungimento del risultato economico prefissato, obiettivo che resta pur sempre il fulcro dell’intera attività di impresa.
L’innovazione digitale gioca un ruolo chiave nella ridefinizione dello schema del contratto di lavoro, se si considera come questa incide su tutti gli aspetti della vita degli individui: la vita privata e di relazione, ideali e ideologie politiche, fino ad arrivare al rapporto di lavoro, appunto.
La sfida, oltre che l’intento di chi scrive, è rappresentata dall’ individuare come dottrina, giurisprudenza e le parti sociali abbiano reagito dinanzi questi cambiamenti della società civile e dell’intera sfera produttiva, avendo a disposizione unicamente “la cassetta degli attrezzi del giuslavorista” , aggiornando istituti già presenti nell’ordinamento e creandone di nuovi a seconda delle esigenze manifestate.
In apertura si è considerato l’origine del rapporto di lavoro, ovvero il contratto, analizzandone la struttura e le dispute dottrinarie riguardo il suo oggetto, per poi giungere alla definizione concettuale e giuridica delle mansioni, delle categorie legali e delle tecniche di inquadramento.
Il file rouge dell’analisi è sicuramente l’interazione della professionalità rispetto a tutti gli elementi che gravitano attorno il rapporto di lavoro, con riferimento al ruolo assunto dalla contrattazione collettiva, sia sul piano nazionale, che su quello aziendale e di come questa abbia trattato in modo sempre maggiore temi come la professionalità, la formazione e l’elevazione professionale.
Sul piano dei diritti soggettivi che scaturiscono dalla conclusione del contratto di lavoro, fondamentale è la lettura delle fonti comunitarie come la Carta dei diritti sociali o la Carta dei diritti fondamenti dell’Unione Europea, dalle quali esaminare il ruolo che può assumere la nozione di professionalità, in relazione ai diritti fondamentali riconosciuti non solo dall’ordinamento comunitario, ma anche ed ovviamente dall’ordinamento italiano, come il diritto al lavoro, il diritto di uguaglianza sostanziale e formale, il diritto alla libertà di iniziativa economica privata.
Last, but not least, particolare attenzione è attribuita all’analisi dell’evoluzione dell’articolo 2013 del codice civile, che fin dalla promulgazione del codice stesso ha rappresentato il principale strumento di tutela della professionalità, nell’ipotesi di modifica delle mansioni in corso di esecuzione del rapporto da parte del datore.
Sullo sfondo, si è cercato di valutare l’impatto sui temi trattati, dei due principali interventi legislativi che hanno coinvolto il “sistema lavoro” nella storia repubblicana del nostro ordinamento: la L. n. 300/1970 (Statuto dei lavoratori) da un lato, e il tanto criticato d.lgs. n. 81/2015 (Jobs Act)
Il presente lavoro parte da questo punto fermo per chiedersi se, nel pieno della “quarta rivoluzione” industriale, la cd. digitalizzazione, i termini dello scambio possano essere ancora intesi nel medesimo modo.
Il titolo dell’elaborato, la centralità della professionalità nel rapporto di lavoro subordinato, fornisce subito un indizio circa la strada percorsa per rispondere alla domanda posta in precedenza.
Si cercherà di comprendere gli effetti che comporterebbe assurgere la professionalità come centro del rapporto di lavoro subordinato, con le conseguenze che ne deriverebbero sia in relazione alle situazioni giuridiche soggettive che sorgono in capo ai contraenti, sia in relazione al rapporto con i poteri che la legge conferisce al datore al fine di organizzare i fattori della produzione, per il raggiungimento del risultato economico prefissato, obiettivo che resta pur sempre il fulcro dell’intera attività di impresa.
L’innovazione digitale gioca un ruolo chiave nella ridefinizione dello schema del contratto di lavoro, se si considera come questa incide su tutti gli aspetti della vita degli individui: la vita privata e di relazione, ideali e ideologie politiche, fino ad arrivare al rapporto di lavoro, appunto.
La sfida, oltre che l’intento di chi scrive, è rappresentata dall’ individuare come dottrina, giurisprudenza e le parti sociali abbiano reagito dinanzi questi cambiamenti della società civile e dell’intera sfera produttiva, avendo a disposizione unicamente “la cassetta degli attrezzi del giuslavorista” , aggiornando istituti già presenti nell’ordinamento e creandone di nuovi a seconda delle esigenze manifestate.
In apertura si è considerato l’origine del rapporto di lavoro, ovvero il contratto, analizzandone la struttura e le dispute dottrinarie riguardo il suo oggetto, per poi giungere alla definizione concettuale e giuridica delle mansioni, delle categorie legali e delle tecniche di inquadramento.
Il file rouge dell’analisi è sicuramente l’interazione della professionalità rispetto a tutti gli elementi che gravitano attorno il rapporto di lavoro, con riferimento al ruolo assunto dalla contrattazione collettiva, sia sul piano nazionale, che su quello aziendale e di come questa abbia trattato in modo sempre maggiore temi come la professionalità, la formazione e l’elevazione professionale.
Sul piano dei diritti soggettivi che scaturiscono dalla conclusione del contratto di lavoro, fondamentale è la lettura delle fonti comunitarie come la Carta dei diritti sociali o la Carta dei diritti fondamenti dell’Unione Europea, dalle quali esaminare il ruolo che può assumere la nozione di professionalità, in relazione ai diritti fondamentali riconosciuti non solo dall’ordinamento comunitario, ma anche ed ovviamente dall’ordinamento italiano, come il diritto al lavoro, il diritto di uguaglianza sostanziale e formale, il diritto alla libertà di iniziativa economica privata.
Last, but not least, particolare attenzione è attribuita all’analisi dell’evoluzione dell’articolo 2013 del codice civile, che fin dalla promulgazione del codice stesso ha rappresentato il principale strumento di tutela della professionalità, nell’ipotesi di modifica delle mansioni in corso di esecuzione del rapporto da parte del datore.
Sullo sfondo, si è cercato di valutare l’impatto sui temi trattati, dei due principali interventi legislativi che hanno coinvolto il “sistema lavoro” nella storia repubblicana del nostro ordinamento: la L. n. 300/1970 (Statuto dei lavoratori) da un lato, e il tanto criticato d.lgs. n. 81/2015 (Jobs Act)
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