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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-07012021-115731


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
ZARI, PIER FRANCESCO
URN
etd-07012021-115731
Titolo
Ad impossibilia tenetur. Le posizioni di garanzia di amministratori e sindaci di società di capitali alla luce del Codice della crisi di impresa
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Gargani, Alberto
Parole chiave
  • ICC
  • Garantstellung
  • Improper omission offense
  • Auditors
  • Directors
  • CCII - Liability
  • Posizioni di garanzia
  • Reato omissivo improprio
  • Sindaci
  • Amministratori
  • Responsabilità
Data inizio appello
19/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
19/07/2091
Riassunto
Il presente lavoro si propone di esaminare le novità introdotte dal d.lgs. 14/2019 in materia penale fallimentare, con particolare attenzione ai nuovi obblighi posti dagli artt. 3, 13, 14 e 375 cci agli obblighi gravanti su amministratori e sindaci di società di capitali. Attraverso l’esame delle riforme avvenute a partire dal d.lgs. 231/2001, si vedranno le tendenze e le direttive principali di legislazione intervenute fino al CCI, sottolineando come quest’ultimo comporti un decisivo cambio di rotta nella concezione del fallimento e dei reati ad esso relativi. L’analisi si svolgerà partendo dalla spiegazione degli schemi tipici della responsabilità commissiva per omissione, chiarendo la struttura dei reati omissivi c.d. impropri, sia dal punto di vista del nesso causale, che dell’elemento soggettivo. In particolare, attraverso il raffronto con l’art. 40 cpv c.p., si cercherà di vedere come da determinate fonti giuridiche, che impongono precisi obblighi di controllo e prevenzione, si possa arrivare a configurare una posizione di garanzia in capo ad amministratori e sindaci di società, e conseguentemente una loro responsabilità anche in caso di reati di tipo commissivo. Attraverso il confronto comparatistico con le teorie tedesche in materia (in special modo la Garantenstellung), si arriverà a capire come ad una moltiplicazione delle fonti di obblighi giuridici corrisponda una proporzionale dilatazione della posizione di garanzia in capo ai soggetti gravati da tali doveri, aprendo a derive di intollerabile responsabilità oggettiva. A quest’analisi di teoria generale del diritto penale, si accompagnerà una spiegazione concretizzata sui doveri di controllo sulla gestione societaria, che impongono una precisa attenzione agli obblighi di garanzia negli statuti delle società di capitali. Si affronterà prima la posizione degli amministratori di società (esecutivi e non esecutivi, di diritto e di fatto), analizzando i contenuti dei doveri di controllo e di impedimento dei reati in ambito societario (rimessi alla formulazione degli artt. 2392, 2394 e 2381 cc), poi quella dei sindaci (e degli organi loro assimilati in sistemi di governante diversi da quello tradizionale), con specifico riferimento agli artt. 2403, 2407, 2409 e 2409-bis cc. Si cercherà di vedere come il sistema punitivo italiano venga a divergere dal sistema tedesco, in cui sono previste posizioni di garanzia anche a carico di collaboratori e dipendenti dell’imprenditore, oltre al pacifico riconoscimento di posizioni di garanzia di amministratori e membri dell’organo di controllo. Questa disamina, sui profili e schemi di responsabilità individuale penale, sarà confrontata con il modello della responsabilità amministrativa prevista dal d.lgs. 231/2001, mutuato dagli ordinamenti anglosassoni e corrispondente ad una differente concezione della responsabilità per reati in ambito di impresa. In particolare, anche attraverso il confronto con la disciplina tedesca, si vedrà come il legislatore del 2001 abbia voluto implementare una responsabilità da colpa organizzativa, che ricade quasi interamente sull’ente (e solo a precise condizioni sui soggetti apicali o dipendenti), diversa rispetto al tradizionale schema punitivo individuale del reato omissivo improprio. Si vedrà infatti il sistema italiano di compliance punitiva in relazione alle responsabilità individuali dei controllori sotto la lente di ingrandimento del “sistema 231”. Si approfondirà l’esame dello stato dell’arte attraverso l’analisi dei più emblematici casi giurisprudenziali italiani (caso Parmalat, caso Bipop-Carire, caso Corvetta), cercando di evidenziare come in via pretoria la giurisprudenza abbia cercato di limitare la creazione di nuove posizioni di garanzia attraverso l’introduzione della teoria degli indizi di crisi. A questo punto, verrà presa in esame la disciplina del nuovo CCI, chiarendo come le linee direttive di tale riforma abbiano scardinato i tradizionali orientamenti legislativi, positivizzandone invece alcuni giurisprudenziali. In particolar modo, si concluderà dicendo come: a. il CCI abbia irrigidito la disciplina fallimentare in senso marcatamente pubblicistico, contravvenendo alla stagione delle riforme del 2006-2007; b. questo irrigidimento della disciplina commerciale abbia riguardato anche il lato penalistico, non prevedendo il CCI nuove fattispecie di reato o nuove posizioni di garanzia, ma ampliando le posizioni di garanzia già esistenti mediante l’introduzione di nuovi, e gravosi, obblighi, sottolineando il contrasto con le linee direttive di una responsabilità “liberale e privatizzata” delineata dal d.lgs. 231/2001. Si sottolineerà, infine, come il legislatore avrebbe dovuto muoversi invece mediante una riforma radicale di un impianto fallimentare praticamente fermo dal 1942, seguendo il modello (già implicitamente ripreso) statunitense.

This work delves into the novelties and controversies of the Legislative Decree n. 14/2019 in the field of criminal bankruptcy law, focusing on the duties sculpted in art. 3, 13, 14 and 375 c.c.i. In the first place, we will investigate the reform of the Legislative Decree n. 231/2001, analyzing the policies and legislative trends which led to the neo-born Crisis Code (c.c.i.) and overthrew the legal concept of bankruptcy and related crimes. We will start by describing the traditional taxonomy of commissive liability by omission, going into details about the legal structure of the omission to act and drawing the attention both on the subjective element and the causal link. Playing on the elastic clause of art. 40, co. 2 c.p., this research will shed light on how preestablished legal sources give birth to precise duties to prevent and control, reaching the point of delineating a “posizione di garanzia” on the members of corporate bodies, and, subsequently, also a liability regime for commissive crimes. Hence, the comparative methodology (with German doctrinal roots, such as the Garantenstellung) will help with displaying how the proliferation of legal duties reflects a correlated expansion of the “posizioni di garanzia” associated to those corporate bodies who should comply with such duties, posing the risk of shifting towards a strict liability regime. In the second part, the theoretical approach will be complemented with empirical evidence and integrated with Italian and U.S. case law. Specifically, we will try to explain what is (or should abstractly be) the content of the abovementioned legal duties, paying particular attention to limited liability companies and the articulation of such duties in their statutes. Primarily, we will scrutinize the position of the members of the Board of Directors and of the company statutory auditor through the lens of their controlling and preventing powers-duties ex articles 2407, 2409 and 2409 bis c.c. The analysis shows the differences between the Italian and the German model, as the former appoints the “posizioni di garanzia” solely on the directors and statutory auditors, while the latter extends such positions to the executors and employees too. The German system will be compared with the Legislative Decree n. 231, inspired by the U.S.-UK legal concept of criminal corporate liability. In particular, thanks to the comparative methodology, the rationale of the Italian Decree will be outlined: the Italian legislator aimed at implementing a liability-regime based on the organizational subjective element, a legal toolkit which behaves as a punitive deterrent hanging over the corporates themselves and, only under specific circumstances, exceptionally involving pre-determined individuals. Such a system is completely different from the traditional individual punitive paradigm of the omission to act. Specifically, the compliance model adopted to exclude individual liability of controllers will be observed through the lens of the so-called ‘231 system’. The outcoming legislative pattern will be enriched by Italian (Parmalat, Bipop-Carire, Corvetta) and case law analysis, underlying how our national courts tried to counterbalance the policymaker, by underpinning the trend of increasing “posizioni di garanzia”) and reducing duties and expectations required to exclude the subjective element, and, subsequently, criminal liability for controllers and directors. Along this line, Italian courts introduced the doctrine of the indicia of crisis. In this way, we will be able to go into depth about the following three bullet points.
1. the c.c.i. has moved against the scope of its same confused craftsman, the Italian policymaker. Nonetheless, if the ‘system 231’ is permeated with a U.S.-alike mentality, the c.c.i. embarks on a completely different theoretical pattern, increasing the risks on individuals and taking liability away from the corporate itself.
2. The abovementioned circumstance (1) led to the proliferation of the duties characterizing the pre-existing “posizioni di garanzia”, without, in parallel, extending the number of crimes or adding up new more suitable “posizioni di garanzia”. Such an orientation sheerly contrasts with the liberal private enforcement inaugurated by the Decree n. 231/2001.
3. In the end, we will show how the c.c.i. stiffened and increased public enforcement in criminal bankruptcy law, going against the reforms of 2006-2007.
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