Tesi etd-07012020-151741 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MORANO, FEDERICA
URN
etd-07012020-151741
Titolo
GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI IN UN'OTTICA COMPARATIVA EUROPEA E L'ANALISI DELLO STATO DI DISOCCUPAZIONE DEI MILITARI AL TERMINE DEL SERVIZIO TEMPORANEO
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Avv. Diamanti, Riccardo
Parole chiave
- Ammortizzatore sociale. Social safety net.
Data inizio appello
22/07/2020
Consultabilità
Completa
Riassunto
L’ultima crisi economica si è affacciata sulla scena mondiale manifestandosi con caratteristiche peculiari rispetto alle singole aree geografiche e diversi settori. Secondo uno schema di causa ed effetto, ha incominciato a ripercuotersi sulle economie dei vari Paesi e, in particolar modo, sull’occupazione causando un’improvvisa crescita della disoccupazione con conseguenti disagi sociali. Ciò ha portato gli Stati membri ad adottare misure che hanno inciso sull’area del diritto sociale al fine di proteggere i lavoratori dai rischi sociali causati dalla crisi e le imprese dai rischi prodotti dal mercato.
L’Unione Europea è intervenuta per assicurare il coordinamento delle politiche occupazionali degli Stati membri attraverso l’emanazione degli orientamenti per l’occupazione come tipico esempio di soft law comunitaria. Questo metodo alternativo si è concretizzato nella Strategia Europea per l’Occupazione (SEO), seguita nel 2010 dal nuovo modello di orientamento chiamato “Europa 2020”, che semplifica gli indirizzi originari individuando le azioni unitarie e coordinate fra gli Stati membri per superare la crisi in virtù dei caratteri di specificità nazionali.
Le politiche adottate dai diversi Stati, volte a contrastare la rigidità del sistema, si sono in larga parte ispirate al modello della flessicurezza suggerita dall’Unione Europea, che persegue l’obiettivo di un equilibrio tra la flessibilità e la sicurezza, il tutto per incrementare le occasioni di lavoro dal punto di vista della quantità e della qualità.
In Italia, l’imprinting europeo della flexicurity ha ispirato l’intervento della legge n. 92/2012 (c.d. legge Fornero), seguita dal “Jobs Act”, che ha inciso sui contratti di lavoro, sulle politiche attive del lavoro e sul sistema di protezione contro la disoccupazione, favorendo così un mercato del lavoro più dinamico, concorrenziale e inclusivo. Parallelamente, non si può negare come il lavoro flessibile risulti in evidente contrasto con l’etica dell’uguaglianza, principio costituzionalmente tutelato, determinando un incremento della disparità di potere tra le parti contrattuali e una frattura nell’uguaglianza fra i lavoratori.
Inoltre, emerge un’impostazione tipicamente garantista, che sembra privilegiare la prospettiva di una tutela ad oltranza del posto di lavoro attraverso lo sviluppo delle politiche passive. A tal proposito, per una completa analisi del sistema di protezione sociale italiano, si analizzano i singoli sistemi di tutela contro la disoccupazione di alcuni Paesi europei: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito e Spagna. Da ciò si evincono le principali analogie e differenze delle politiche occupazionali adottate da questi Stati, in larga parte ispirate al modello della flessicurezza, sebbene questo si coniughi mediante forme differenti in ciascun ordinamento. Tuttavia, in un’ottica di valorizzazione della competizione internazionale, si assiste ad una standardizzazione delle tutele, che determina armonia ed analogia degli strumenti utilizzati per fronteggiare la disoccupazione tra gli assetti dei Paesi europei. In tutti gli ordinamenti giuslavoristici, infatti, è contemplata la corresponsione di prestazioni economiche in sostituzione del reddito, che in un’ottica individuale, rappresenta un sostegno concreto per i disoccupati, i quali possono cercare una nuova occupazione con relativa tranquillità.
Nella ricostruzione del sistema degli ammortizzatori sociali italiano, ci si focalizza, a seguito di un approfondimento sugli sviluppi storici dell’indennità di disoccupazione e della cassa integrazione guadagni, sulla “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) e la “Disoccupazione Collaboratori” (DIS-COLL), e successivamente, sulle tre forme in cui si traduce l’istituto della cassa integrazione guadagni, ovvero “ordinaria”, “straordinaria” e “in deroga”. Per quel che riguarda la CIG, si analizza la ratio della riforma del “Jobs Act” (d.lgs. n. 148/2015), da cui emerge con tutta evidenza l’intenzione di una razionalizzazione nel ricorso allo strumento stesso di sostegno al reddito dei lavoratori per il periodo necessario al superamento della situazione contingente.
Alle forme di indennità di disoccupazione si affiancano ulteriori misure di contrasto alla povertà prevedendo la corresponsione di trattamenti universali a favore dell’ampia categoria di disoccupati cronici, come per esempio i giovani. In questo senso, si analizza l’excursus storico dell’erogazione delle prestazioni susseguitesi a partire dall’Assegno di disoccupazione (ASDI), fino al Reddito di cittadinanza (RdC), che dal 1° marzo 2019 ha assorbito il Reddito di Inclusione (REI). In aggiunta è prevista l'erogazione di un Assegno di Ricollocazione (AdR) su scala nazionale, strumento che consiste in un importo da utilizzare presso i soggetti che forniscono servizi di assistenza intensiva personalizzata per la ricerca di occupazione (centri per l'impiego o enti accreditati ai servizi per il lavoro).
A conclusione dell’analisi sugli ammortizzatori sociali, si affronta il dibattito in ambito militare del personale che, assunto con contratto a tempo determinato, una volta cessato il servizio militare temporaneo, versi in uno stato di disoccupazione. Si analizza quindi, la possibilità di erogare a beneficio di queste categorie di militari l’indennità di disoccupazione della NASpI e possibili interventi futuri che garantiscano una maggiore tutela.
L’Unione Europea è intervenuta per assicurare il coordinamento delle politiche occupazionali degli Stati membri attraverso l’emanazione degli orientamenti per l’occupazione come tipico esempio di soft law comunitaria. Questo metodo alternativo si è concretizzato nella Strategia Europea per l’Occupazione (SEO), seguita nel 2010 dal nuovo modello di orientamento chiamato “Europa 2020”, che semplifica gli indirizzi originari individuando le azioni unitarie e coordinate fra gli Stati membri per superare la crisi in virtù dei caratteri di specificità nazionali.
Le politiche adottate dai diversi Stati, volte a contrastare la rigidità del sistema, si sono in larga parte ispirate al modello della flessicurezza suggerita dall’Unione Europea, che persegue l’obiettivo di un equilibrio tra la flessibilità e la sicurezza, il tutto per incrementare le occasioni di lavoro dal punto di vista della quantità e della qualità.
In Italia, l’imprinting europeo della flexicurity ha ispirato l’intervento della legge n. 92/2012 (c.d. legge Fornero), seguita dal “Jobs Act”, che ha inciso sui contratti di lavoro, sulle politiche attive del lavoro e sul sistema di protezione contro la disoccupazione, favorendo così un mercato del lavoro più dinamico, concorrenziale e inclusivo. Parallelamente, non si può negare come il lavoro flessibile risulti in evidente contrasto con l’etica dell’uguaglianza, principio costituzionalmente tutelato, determinando un incremento della disparità di potere tra le parti contrattuali e una frattura nell’uguaglianza fra i lavoratori.
Inoltre, emerge un’impostazione tipicamente garantista, che sembra privilegiare la prospettiva di una tutela ad oltranza del posto di lavoro attraverso lo sviluppo delle politiche passive. A tal proposito, per una completa analisi del sistema di protezione sociale italiano, si analizzano i singoli sistemi di tutela contro la disoccupazione di alcuni Paesi europei: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Svezia, Regno Unito e Spagna. Da ciò si evincono le principali analogie e differenze delle politiche occupazionali adottate da questi Stati, in larga parte ispirate al modello della flessicurezza, sebbene questo si coniughi mediante forme differenti in ciascun ordinamento. Tuttavia, in un’ottica di valorizzazione della competizione internazionale, si assiste ad una standardizzazione delle tutele, che determina armonia ed analogia degli strumenti utilizzati per fronteggiare la disoccupazione tra gli assetti dei Paesi europei. In tutti gli ordinamenti giuslavoristici, infatti, è contemplata la corresponsione di prestazioni economiche in sostituzione del reddito, che in un’ottica individuale, rappresenta un sostegno concreto per i disoccupati, i quali possono cercare una nuova occupazione con relativa tranquillità.
Nella ricostruzione del sistema degli ammortizzatori sociali italiano, ci si focalizza, a seguito di un approfondimento sugli sviluppi storici dell’indennità di disoccupazione e della cassa integrazione guadagni, sulla “Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego” (NASpI) e la “Disoccupazione Collaboratori” (DIS-COLL), e successivamente, sulle tre forme in cui si traduce l’istituto della cassa integrazione guadagni, ovvero “ordinaria”, “straordinaria” e “in deroga”. Per quel che riguarda la CIG, si analizza la ratio della riforma del “Jobs Act” (d.lgs. n. 148/2015), da cui emerge con tutta evidenza l’intenzione di una razionalizzazione nel ricorso allo strumento stesso di sostegno al reddito dei lavoratori per il periodo necessario al superamento della situazione contingente.
Alle forme di indennità di disoccupazione si affiancano ulteriori misure di contrasto alla povertà prevedendo la corresponsione di trattamenti universali a favore dell’ampia categoria di disoccupati cronici, come per esempio i giovani. In questo senso, si analizza l’excursus storico dell’erogazione delle prestazioni susseguitesi a partire dall’Assegno di disoccupazione (ASDI), fino al Reddito di cittadinanza (RdC), che dal 1° marzo 2019 ha assorbito il Reddito di Inclusione (REI). In aggiunta è prevista l'erogazione di un Assegno di Ricollocazione (AdR) su scala nazionale, strumento che consiste in un importo da utilizzare presso i soggetti che forniscono servizi di assistenza intensiva personalizzata per la ricerca di occupazione (centri per l'impiego o enti accreditati ai servizi per il lavoro).
A conclusione dell’analisi sugli ammortizzatori sociali, si affronta il dibattito in ambito militare del personale che, assunto con contratto a tempo determinato, una volta cessato il servizio militare temporaneo, versi in uno stato di disoccupazione. Si analizza quindi, la possibilità di erogare a beneficio di queste categorie di militari l’indennità di disoccupazione della NASpI e possibili interventi futuri che garantiscano una maggiore tutela.
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