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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06302023-094723


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
ORLANDO, SERENA
URN
etd-06302023-094723
Titolo
Riflessioni sull’esecuzione minorile: le misure di comunità. Una “pena” a misura di minore?
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Bresciani, Luca
Parole chiave
  • ordinamento penitenziario minorile
  • misure penali di comunità
Data inizio appello
17/07/2023
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
17/07/2093
Riassunto
Sono trascorsi cinque anni dall'intervento del decreto legislativo 2 ottobre 2018, n. 121 che, per la prima volta, ha dettato una disciplina ad hoc dell’ordinamento penitenziario minorile, colmando quel vuoto quarantennale in cui versava la materia precedentemente. Negli anni di immobilismo legislativo è stata la Corte costituzionale ad intervenire, in via suppletiva, con un’azione di adeguamento evolutivo per l’adattamento della disciplina penitenziaria pensata per gli adulti alle peculiari esigenze dei soggetti minorenni, in alcuni casi limitandosi ad autorevoli moniti, che auspicavano l’intervento del legislatore, in altri spingendosi fino alla declaratoria di illegittimità costituzionale. Il presente elaborato è stato redatto con l’obiettivo di operare delle riflessioni sulla normativa attuale, tenendo conto dell’evoluzione giurisprudenziale precedente alla riforma e delle decisioni successive, con particolare riguardo ad un istituto fondamentale, che è quello delle misure penali di comunità. Tali misure rappresentano la trasposizione dell’istituto delle misure alternative alla detenzione all’interno della disciplina prevista per l’esecuzione penale minorile. Il diverso nomen, scelto dal legislatore della riforma, ha il preciso obiettivo di evidenziare la prospettiva verso la quale tendere: non soltanto coinvolgere in via diretta la collettività nel progetto di recupero e di reinserimento del condannato, ma anche l’intento di rendere tale istituto la modalità principale per l’esecuzione penale nei confronti dei minorenni. Nondimeno a tal fine è significativa, dal punto di vista sistematico, la loro collocazione nel capo II, sintomatica di una chiara preferenza accordata rispetto alla marginalità che deve caratterizzare il ricorso alla detenzione per tali soggetti. Tuttavia, al di là del diverso nomen scelto dal legislatore, la disciplina dell’istituto in questione non si differenzia particolarmente da quella prevista per gli adulti. Dunque, è fondamentale chiedersi se l’attuale normativa dettata per l’ordinamento penitenziario minorile, tenuto conto degli interventi della Corte costituzionale, risponde alle esigenze internazionali di costituire una giustizia “a misura di minore” che sia differenziata ed idonea a rispondere alle peculiari esigenze di un soggetto in età evolutiva.
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