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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06302011-101829


Tipo di tesi
Tesi di dottorato di ricerca
Autore
COZZI, FABIO
URN
etd-06302011-101829
Titolo
Günther Anders Dall’uomo senza mondo al mondo senza uomo.
Settore scientifico disciplinare
M-FIL/06
Corso di studi
DISCIPLINE FILOSOFICHE
Relatori
tutor Prof. Campioni, Giuliano
Parole chiave
  • medialità
  • mondo-senza-uomo
  • Marcuse
  • Jonas
  • immaginazione
  • estraneità
  • contingenza
  • Bloch
  • apocalisse
  • Adorno
  • nichilismo
  • uomo-senza-mondo
Data inizio appello
08/07/2011
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il lavoro si propone di ricostruire il percorso intellettuale di Günther Anders (1902-1992), un autore rimasto per lungo tempo ai margini della cultura filosofica del ‘900, analizzandone la ricca produzione saggistico-letteraria, attraverso la chiave interpretativa riassunta dal sottotitolo: “Dall’uomo senza mondo al mondo senza uomo”.
Anders pone infatti al centro delle sue prime riflessioni la condizione di estraneità dell’uomo nel mondo. Questo tema è declinato sia attraverso un confronto con Heidegger (del quale critica la tendenza a privilegiare un rapporto esclusivamente speculativo, pseudo-concreto, con il mondo), sia attraverso l’analisi di alcuni autori della letteratura tedesca (Döblin e Kafka in particolare), sia soprattutto attraverso le riflessioni sul fenomeno della tecnica.
Il senso complessivo degli effetti sulla vita dell’uomo delle straordinarie trasformazioni generate dalla tecnica si può riassumere infatti per Anders nell’idea di “perdita di esperienza”.
Attraverso una pionieristica analisi del mezzo televisivo da un lato, della nuova forma che assumono il lavoro e l’agire all’interno del mondo tecnico (sintetizzata nel concetto di medialità) dall’altro, Anders verifica la progressiva perdita di rapporto con il mondo da parte dell’uomo.
La tecnica diviene dunque il fulcro degli interessi teorici di Anders: in una serie di saggi (che andranno a comporre i due volumi di L’uomo è antiquato, forse il suo testo più significativo), egli analizza, con riflessioni dal sapore heideggeriano, la forza impositiva della tecnica, che diviene il vero soggetto della storia.
Sulla base di queste considerazioni e soprattutto sull’onda dello shock dello scoppio della prima bomba atomica su Hiroshima, Anders si volge a quella che considera la ‘svolta’ della propria vita, il rovesciamento dell’originario tema: dall’uomo senza mondo al mondo senza uomo.
La tecnica infatti, dopo aver resa superflua l’esperienza per l’uomo, minaccia, trasformatasi in un processo autonomo ed ineluttabile, di rendere superfluo l’uomo stesso: sia nel senso di esautorarne la soggettività, sia nel senso di minacciarne l’esistenza fisica attraverso la possibilità dell’olocausto nucleare.
Sventare questa minaccia diventa dunque lo scopo della seconda parte della vita di Anders: ad esso dedica l’impegno militante a fianco del movimento antinucleare ( che culminerà con una discussa presa di posizione a favore dell’uso della violenza) ed una serie di riflessioni, che sfociano nella proposta di considerare il potenziamento della fantasia e dell’immaginazione come lo strumento principale a disposizione dell’uomo per superare quello stato di passività emotiva e di cecità che gli impedisce di comprendere la pericolosità di un mondo tecnicizzato e nuclearizzato
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