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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06292021-214310


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
THERMES, MARIA CAMILLA
URN
etd-06292021-214310
Titolo
Mater semper certa est? Riflessioni in tema di omogenitorialita femminile e best interest of the child.
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof.ssa Favilli, Chiara
Parole chiave
  • adozione
  • best interest of the child
  • coppie omosessuali
  • genitorialità sociale
  • legge n. 76/2016
  • omogenitorialità femminile
  • procreazione medicalmente assistita
Data inizio appello
19/07/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Per molte donne omosessuali la genitorialità è un aspetto centrale dell’immaginario della vita di coppia, della loro libertà e della loro idea di felicità. Tuttavia, al momento, il Legislatore italiano pone molti ostacoli al loro desiderio di maternità, come si deduce dalla L. n. 76/2016 che non fa riferimento alla genitorialità, ma soprattutto dalle leggi n. 40/2004 in tema di procreazione medicalmente assistita, e n. 184/1983 riguardante l’adozione, che escludono categoricamente le coppie same-sex dall’accesso a tali istituti. Di conseguenza, la difficoltà di rinvenire nel sistema la risposta alle questioni che le nuove forme di famiglia sollevano ha reso imprescindibile il dialogo tra la giurisprudenza italiana ed europea, grazie alle quali si sta procedendo verso una graduale apertura nei confronti dell’omogenitorialità femminile. Di conseguenza, l’intervento dei giudici ha generato una serie numerosissima di pronunce che hanno riconosciuto in forme diverse il legame instauratosi tra due donne e il loro bambino.
Dunque, l’intento di questo elaborato è analizzare tale iter processuale per verificare se sia possibile, attualmente, per due donne diventare madri di uno stesso figlio. In particolare, nella prima parte si vuole comprendere se possa considerarsi superato il brocardo “mater semper certa est” come principio, il quale porterebbe a identificare la madre esclusivamente con la donna che ha partorito; invero, leggendo diversamente la norma alla luce di una interpretazione più attuale, diviene opportuno chiedersi se sia possibile riconoscere la doppia genitorialità in capo sia alla madre gestante, sia alla c.d. madre sociale, la quale, sebbene non abbia necessariamente un legame genetico con il minore, ha partecipato al progetto procreativo del bambino e alla successiva cura e mantenimento dello stesso, dando vita a un legame de facto meritevole di istituzionalizzazione. Il ruolo di parità tra genitori dovrebbe anche essere avallato dalla recente riforma in tema di filiazione datata 2012/2013, la quale ha posto in condizioni analoghe i figli senza distinzione alcuna in base allo status dei genitori.
Nella seconda parte il progetto si concentra sulla procreazione medicalmente assistita. Nello specifico, si analizzano innanzitutto le motivazioni che hanno spinto il Legislatore e la giurisprudenza a non ammettere le coppie same-sex alla p.m.a. eterologa. A fronte di questo impedimento, le coppie sono costrette ad attuare il c.d. turismo procreativo, in modo da raggiungere il proprio scopo in paesi più permissivi e successivamente cercare di ottenere un adeguato riconoscimento in Italia. Si conclude che i diversi riconoscimenti giurisprudenziali nei confronti delle famiglie arcobaleno sono concessi esclusivamente sulla base di un fondamentale principio di matrice europea, ossia quello del best interest of the child a mantenere integro il proprio status filiationis acquisito in un paese estero.
Infine, si vuole comprendere come la giurisprudenza in tema di maternità surrogata abbia inciso sul riconoscimento della madre sociale come genitore del bambino, e, di conseguenza, perché sia passata da soluzioni più accondiscendenti, come il pieno riconoscimento del legame tra minore e madre sociale, alla soluzione più restrittiva e inadatta dell’adozione in casi particolari ex articolo 44, co.1, lett. d) della legge 184/1983.
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