Tesi etd-06292021-113804 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
NAPPINI, ALICE
URN
etd-06292021-113804
Titolo
Chirurgia addominale miniinvasiva del prolasso genitale avanzato: analisi retrospettiva degli outcomes a lungo termine
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Simoncini, Tommaso
correlatore Dott.ssa Russo, Eleonora
correlatore Dott.ssa Russo, Eleonora
Parole chiave
- classificazione POP-Q
- colposacropessi robot-assistita
- difetto apicale
- prolasso multicompartimentale degli organi pelvici
- sospensione laterale robot-assistita
Data inizio appello
14/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/07/2091
Riassunto
Per prolasso genitale (POP) si intende “ogni discesa di uno o più distretti tra parete vaginale anteriore, parete vaginale posteriore, utero o cervice e volta vaginale”. Il prolasso degli organi pelvici interessa circa il 50% delle donne e di queste l’11-19% necessita un intervento di chirurgia ricostruttiva nel corso della vita. L’intervento chirurgico per la correzione del POP è indicato solo nelle pazienti in cui la sintomatologia interferisce con la qualità della vita. Lo scopo della chirurgia è quello di ripristinare l’anatomia del pavimento pelvico, garantirne il corretto funzionamento ed alleviare la sintomatologia.
Il difetto apicale di grado elevato è una delle situazioni anatomiche più difficili da trattare e che più si associa al rischio di recidiva immediata o a distanza di tempo. La correzione di tale difetto può essere effettuata tramite chirurgia mininvasiva addominale, sia con tecnica laparoscopica standard che con tecnica robotica. La chirurgia addominale protesica ricostruttiva sembra essere vantaggiosa rispetto alle tecniche transvaginali nella correzione del prolasso apicale, sia per quanto riguarda la risoluzione a lungo termine che per la minor incidenza di complicanze legate al materiale protesico utilizzato. A tale proposito è importante distinguere le complicanze generali associate all’intervento da quelle correlate ai materiali protesici (mesh) e per questi ultimi, oltre a studiare l’entità e la tipologia degli eventi avversi, è utile individuare le possibili variabili che ne possono favorire l’insorgenza. L’erosione dei tessuti è la principale complicanza associata all’utilizzo di mesh e si riscontra con maggior frequenza nella chirurgia protesica transvaginale rispetto a quella addominale.
Lo scopo di questo studio è stato fare una comparazione retrospettiva degli outcomes a lungo termine tra due tecniche laparoscopiche protesiche eseguite con assistenza robotica: la sacrocolpopessi robot assistita (Robotic Abdominal Sacrocolpopexy, R-ASC), ritenuta il gold standard, e la più recente sospensione laterale degli organi pelvici robot assistita (Robotic Abdominal Lateral Suspension, R-ALS). Nella sacrocolpopessi l’apice viene sospeso al promontorio sacrale attraverso una mesh pre-sagomata a Y in cui il flap anteriore e posteriore abbracciano la volta vaginale o la cervice e il braccio lungo viene suturato al legamento pre-sacrale. La sospensione laterale prevede la dissezione dello spazio vescico-vaginale, l’inserimento di una rete pre-sagomata a T con un flap anteriore che viene suturato alla parete vaginale anteriore, alla cervice e all’istmo uterino e due lunghe braccia laterali che vengono distese con tecnica “tension-free” all’interno di un tunnel peritoneale, creato bilateralmente dalla spina iliaca antero-superiore al legamento rotondo.
Il secondo scopo di questo studio è stato valutare la sicurezza e l’efficacia dell’utilizzo di materiali protesici, in particolare di polipropilene, per la chirurgia mininvasiva addominale per POP.
Sono stati così analizzati i dati relativi a 210 pazienti con prolasso multi-compartimentale di grado avanzato sottoposte a chirurgia protesica addominale robot-assistita tra il 2013 e il 2019: di queste 85 sottoposte a RASC e 125 a RALS.
La sospensione laterale è stata eseguita nelle le pazienti con prolasso apicale e anteriore, mentre la sacrocolpopessi in quelle con difetto apicale associato a un difetto posteriore avanzato.
I risultati evidenziano che entrambi gli interventi sono altamente efficaci nella sospensione dell’apice al follow up medio di 52 mesi. In particolare, nella coorte di RASC il tasso di cura sul compartimento apicale è stato del 89.4%, quello del compartimento anteriore del 92.1% e del posteriore del 98%. Mentre nella coorte di R-ALS il tasso di cura del segmento apicale è stato del 90.4% con un tasso di cura del compartimento anteriore del 93.4 %. Tuttavia, il tempo operatorio è stato significativamente più breve nel gruppo RALS rispetto a RASC.
Nessuna paziente nei due gruppi ha avuto complicanze postoperatorie maggiori e l’indice di Clavien-Dindo è risultato pari a 1 in oltre il 97% dei casi. Nel follow-up a lungo termine l’erosione della mesh, complicanza principale nell’utilizzo dei materiali protesici, è stata osservata nello 0,7% delle pazienti sottoposte a RALS e nell’ 1% del gruppo RASC, per un totale di solamente 2 casi su 210 pazienti (0.9%).
L’analisi comparativa mostra che la sospensione laterale e la sospensione sacrale sono altamente efficaci nel ripristino del difetto apicale nel follow up a lungo termine. Tuttavia, la sospensione laterale è più veloce, con minori difficoltà tecniche e consente un efficace ripristino del supporto anteriore e apicale, preservando sia il normale asse che la normale profondità della vagina. Inoltre, i bassi tassi di complicanze associate all’uso di materiali protesici evidenziano l’efficacia e la sicurezza dell’utilizzo di mesh sintetiche in polipropilene nella chirurgia addominale mininvasiva.
Il difetto apicale di grado elevato è una delle situazioni anatomiche più difficili da trattare e che più si associa al rischio di recidiva immediata o a distanza di tempo. La correzione di tale difetto può essere effettuata tramite chirurgia mininvasiva addominale, sia con tecnica laparoscopica standard che con tecnica robotica. La chirurgia addominale protesica ricostruttiva sembra essere vantaggiosa rispetto alle tecniche transvaginali nella correzione del prolasso apicale, sia per quanto riguarda la risoluzione a lungo termine che per la minor incidenza di complicanze legate al materiale protesico utilizzato. A tale proposito è importante distinguere le complicanze generali associate all’intervento da quelle correlate ai materiali protesici (mesh) e per questi ultimi, oltre a studiare l’entità e la tipologia degli eventi avversi, è utile individuare le possibili variabili che ne possono favorire l’insorgenza. L’erosione dei tessuti è la principale complicanza associata all’utilizzo di mesh e si riscontra con maggior frequenza nella chirurgia protesica transvaginale rispetto a quella addominale.
Lo scopo di questo studio è stato fare una comparazione retrospettiva degli outcomes a lungo termine tra due tecniche laparoscopiche protesiche eseguite con assistenza robotica: la sacrocolpopessi robot assistita (Robotic Abdominal Sacrocolpopexy, R-ASC), ritenuta il gold standard, e la più recente sospensione laterale degli organi pelvici robot assistita (Robotic Abdominal Lateral Suspension, R-ALS). Nella sacrocolpopessi l’apice viene sospeso al promontorio sacrale attraverso una mesh pre-sagomata a Y in cui il flap anteriore e posteriore abbracciano la volta vaginale o la cervice e il braccio lungo viene suturato al legamento pre-sacrale. La sospensione laterale prevede la dissezione dello spazio vescico-vaginale, l’inserimento di una rete pre-sagomata a T con un flap anteriore che viene suturato alla parete vaginale anteriore, alla cervice e all’istmo uterino e due lunghe braccia laterali che vengono distese con tecnica “tension-free” all’interno di un tunnel peritoneale, creato bilateralmente dalla spina iliaca antero-superiore al legamento rotondo.
Il secondo scopo di questo studio è stato valutare la sicurezza e l’efficacia dell’utilizzo di materiali protesici, in particolare di polipropilene, per la chirurgia mininvasiva addominale per POP.
Sono stati così analizzati i dati relativi a 210 pazienti con prolasso multi-compartimentale di grado avanzato sottoposte a chirurgia protesica addominale robot-assistita tra il 2013 e il 2019: di queste 85 sottoposte a RASC e 125 a RALS.
La sospensione laterale è stata eseguita nelle le pazienti con prolasso apicale e anteriore, mentre la sacrocolpopessi in quelle con difetto apicale associato a un difetto posteriore avanzato.
I risultati evidenziano che entrambi gli interventi sono altamente efficaci nella sospensione dell’apice al follow up medio di 52 mesi. In particolare, nella coorte di RASC il tasso di cura sul compartimento apicale è stato del 89.4%, quello del compartimento anteriore del 92.1% e del posteriore del 98%. Mentre nella coorte di R-ALS il tasso di cura del segmento apicale è stato del 90.4% con un tasso di cura del compartimento anteriore del 93.4 %. Tuttavia, il tempo operatorio è stato significativamente più breve nel gruppo RALS rispetto a RASC.
Nessuna paziente nei due gruppi ha avuto complicanze postoperatorie maggiori e l’indice di Clavien-Dindo è risultato pari a 1 in oltre il 97% dei casi. Nel follow-up a lungo termine l’erosione della mesh, complicanza principale nell’utilizzo dei materiali protesici, è stata osservata nello 0,7% delle pazienti sottoposte a RALS e nell’ 1% del gruppo RASC, per un totale di solamente 2 casi su 210 pazienti (0.9%).
L’analisi comparativa mostra che la sospensione laterale e la sospensione sacrale sono altamente efficaci nel ripristino del difetto apicale nel follow up a lungo termine. Tuttavia, la sospensione laterale è più veloce, con minori difficoltà tecniche e consente un efficace ripristino del supporto anteriore e apicale, preservando sia il normale asse che la normale profondità della vagina. Inoltre, i bassi tassi di complicanze associate all’uso di materiali protesici evidenziano l’efficacia e la sicurezza dell’utilizzo di mesh sintetiche in polipropilene nella chirurgia addominale mininvasiva.
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