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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06292021-111151


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
POGGI, SARA
URN
etd-06292021-111151
Titolo
Il trapianto linfonodale nel trattamento del linfedema dell'arto inferiore: uno studio multicentrico
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Cigna, Emanuele
Parole chiave
  • gastroepiploico
  • lembo
  • linfedema
  • linfonodale
  • prelievo
  • robotico
  • trapianto
  • VLNT
Data inizio appello
14/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/07/2091
Riassunto
Il linfedema è una condizione clinica patologica complessa dovuta all’accumulo di liquido interstiziale per meiopragia del sistema linfatico stesso.
In base all’eziologia si distinguono due tipologie: linfedema primario (ereditario o idiopatico) e linfedema secondario, quest’ultimo decisamente molto più frequente. Le stime mondiali parlano di circa 300 milioni di persone colpite da questa condizione che, seppur poco conosciuta nell’immaginario comune, impatta molto negativamente sulla qualità della vita, costituendo, inoltre, un pericolo non irrilevante per la salute del paziente, in termini di rischio infettivo.
Attualmente, in caso di linfedema il trattamento di prima scelta è la cosiddetta Terapia Decongestiva Complessa (CDT), un approccio terapeutico multimodale che combinando quattro diverse terapie fisiche è in grado di controllare la patologia con risultati soddisfacenti nella maggior parte dei casi, ma non in tutti.
Ad oggi, non esistono ancora delle linee guida o algoritmi internazionali comunemente accettati in riferimento al trattamento chirurgico del linfedema refrattario al trattamento conservativo. In ogni caso, gli studi hanno mostrato che un linfedema in stadio iniziale (stadio I) può beneficiare di anastomosi linfatico-venose (LVA), mentre un trapianto linfonodale vascolarizzato (VLNT) può essere indicato in caso di linfedema di grado moderato-avanzato (II-III).
Il VLNT è un trattamento di recente introduzione per il trattamento chirurgico del linfedema refrattario al trattamento conservativo e lo scopo di questo studio è valutare l’efficacia e la morbidità dei differenti tipi principali di lembo linfonodale.
Si tratta di un’analisi retrospettiva basata sui dati di uno studio multicentrico condotto tra l’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana e il China Medical University Hospital di Taichung nel periodo di tempo intercorso tra giugno 2019 e dicembre 2020.
Sono stati inclusi pazienti affetti da linfedema primario e secondario dell’arto inferiore refrattario al trattamento conservativo, in particolare in stadio II e III della classificazione internazionale del linfedema.
Nello studio si è valutato il tipo di intervento, il successo terapeutico e le eventuali complicanze tra le diverse tipologie principali di lembi linfonodali.
Su un totale di 25 pazienti (linfedema primario n = 2, linfedema secondario n = 23) sottoposti a VLNT (lembi inguinali n = 7, lembi sovraclaveari n = 7, lembi gastroepiploici con prelievo laparoscopico n = 8, lembi gastroepiploici con prelievo robotico n = 3) si è registrato in tutti i casi una riduzione statisticamente significativa (p < 0.05) delle circonferenze dell’arto e del rischio infettivo. Il numero esiguo di complicanze non ha permesso di effettuare una valutazione statistica in termini di comparazione tra gruppi, tuttavia il numero totale di complicanze registrato nei gruppi di lembo gastroepiploico (laparoscopico n = 2 e robotico n = 1) risulta inferiore in assoluto a quelle registrate negli altri gruppi (inguinale n = 4 e sovraclaveare n = 7).
In conclusione, il VLNT è una tecnica promettente che si sta sviluppando negli ultimi anni ed è indicata per il trattamento microchirurgico del linfedema di grado moderato-avanzato (stadio II-III) refrattario al trattamento conservativo. In accordo con la letteratura, riteniamo il lembo gastroepiploico di prima scelta, in riferimento all’efficacia e alla bassa morbidità riscontrate. Se le risorse lo permettono, è preferibile effettuare il prelievo robotico del lembo con il sistema chirurgico da Vinci, sempre in un’ottica di minore morbidità correlata all’intervento.
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