Tesi etd-06292017-195418 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
MASTRANGELO, MATTIA
URN
etd-06292017-195418
Titolo
La linfoadenectomia del comparto centrale nel trattamento chirurgico del carcinoma midollare della tiroide: vantaggi, svantaggi e enecessita'.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Materazzi, Gabriele
Parole chiave
- calcitonina
- carcinoma midollare della tiroide
- linfoadenectomia
Data inizio appello
18/07/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Il carcinoma midollare della tiroide (CMT) è una neoplasia rara, che incide per il 3-8% fra le lesioni maligne di questa ghiandola e con una incidenza lievemente maggiore nel sesso femminile. Si tratta di una patologia che nel 75% dei casi si manifesta in modo sporadico e nel restante 25% dei casi si trasmette in modo ereditario essendo legato alla mutazione germinale del proto-oncogene RET. In quest’ultimo caso, può essere riscontrata nel contesto delle sindromi multi endocrine (MEN) o si può presentare come forma isolata familiare (fMTC).
Il CMT è unico nel suo genere, infatti, per la sua origine a partire dalle cellule parafollicolari tiroidee di derivazione neuroendocrina, è in grado di produrre un ormone, la calcitonina, che ne rappresenta un suo marker biochimico. Il valore sierico di calcitonina è altresì correlato alla massa complessiva delle cellule parafollicolari.
Rispetto alla altre neoplasie tiroidee differenziate il CMT ha una prognosi peggiore e i fattori che la influenzano sono: l’età di presentazione, la tipologia di mutazione dell’oncogene RET (per le forme ereditarie), lo stadio della malattia alla diagnosi e, soprattutto, la qualità della chirurgia iniziale. Il trattamento chirurgico iniziale consiste nella tiroidectomia totale associata alla linfoadenectomia del comparto centrale e, in caso di evidenza di malattia più estesa, viene associata la linfoadenectomia della regione latero-cervicale del collo mono o bilateralmente.
La linfoadenectomia del comparto centrale nel trattamento iniziale di questo tumore è giustificata dal particolare linfotropismo del CMT e quindi dalla sua tendenza a dare frequenti micrometastasi in questa sede. Non meno importante la morbidità chirurgica associata ad un eventuale reintervento in questa zona tenendo presente che l’unica terapia capace di dare risultati soddisfacienti in termini di guarigione del paziente è la terapia chirurgica, non esistendo, al momento, efficaci terapie mediche alternative.
Tra i principali vantaggi della linfoadenectomia del comparto centrale ricordiamo la possibilità di stadiare con più precisione la neoplasia, la riduzione del rischio di recidiva di malattia o, perfino, la possibilità di guarigione del paziente, minori complicanze associate ad eventuale reintervento per la comparsa di una recidiva, miglior sopravvivenza.
Gli svantaggi di questa procedura sono: l’aumentato rischio di ipoparatiroidismo permanente dovuto a devascolarizzazione delle ghiandole paratiroidi, il rischio di un danno a carico del nervo laringeo inferiore definitivo con conseguente peggioramento della qualità della vita, aumento dei tempi di degenza e, perciò, della spesa sanitaria.
Dal gennaio 2005 al dicembre 2015 sono stati operati presso l’UO di Endocrinochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana 476 pazienti con diagnosi di carcinoma midollare della tiroide. Ai fini di questo studio retrospettivo sono stati poi considerati 306 dei 476 pazienti operati, i quali erano tutti seguiti presso l’UO di Endocrinologia I dell’AOUP, e ne sono state valutate le loro caratteristiche clinico-patologiche e molecolari.
I pazienti sono poi stati divisi in ulteriori due gruppi sulla base della tipologia di test laboratoristico utilizzato per il dosaggio della calcitonina, dal momento che nel 2013 è cambiato: test immunometrico (ELSA-Hct; Cis Biointernational, Gif sur Yvette, Francia, valore normale CT <10 pg/ml sia nei maschi che nelle femmine) prima del settembre 2013 e test Immulite 2000 (DPC, LA, USA con valori normali <11,5 pg/ml nelle femmine e <18,2 pg/ml nei maschi) dal settembre 2013.
Abbiamo ricercato una correlazione tra i livelli basali di CT sierica e l’estensione del tumore al fine di identificare un valore cut-off di CT che fosse predittivo dell’assenza di metastasi nei linfonodi del comparto centrale.
L’obiettivo del nostro studio è stato dunque quello di selezionare i casi in cui la linfoadenectomia del comparto centrale potesse essere evitata nell’ottica di ridurre le complicanze ad essa associate.
L’analisi dello stadio di malattia, rapportato ai valori di calcitonina sierica non ha mostrato una correlazione significativa.
Alla luce di questo risultato confermiamo dunque la strategia chirurgica applicata di routine a questa neoplasia, come da linee guida internazionali, sottolineando la necessità di eseguire la linfoadenectomia del comparto centrale in associazione alla tiroidectomia totale.
Il CMT è unico nel suo genere, infatti, per la sua origine a partire dalle cellule parafollicolari tiroidee di derivazione neuroendocrina, è in grado di produrre un ormone, la calcitonina, che ne rappresenta un suo marker biochimico. Il valore sierico di calcitonina è altresì correlato alla massa complessiva delle cellule parafollicolari.
Rispetto alla altre neoplasie tiroidee differenziate il CMT ha una prognosi peggiore e i fattori che la influenzano sono: l’età di presentazione, la tipologia di mutazione dell’oncogene RET (per le forme ereditarie), lo stadio della malattia alla diagnosi e, soprattutto, la qualità della chirurgia iniziale. Il trattamento chirurgico iniziale consiste nella tiroidectomia totale associata alla linfoadenectomia del comparto centrale e, in caso di evidenza di malattia più estesa, viene associata la linfoadenectomia della regione latero-cervicale del collo mono o bilateralmente.
La linfoadenectomia del comparto centrale nel trattamento iniziale di questo tumore è giustificata dal particolare linfotropismo del CMT e quindi dalla sua tendenza a dare frequenti micrometastasi in questa sede. Non meno importante la morbidità chirurgica associata ad un eventuale reintervento in questa zona tenendo presente che l’unica terapia capace di dare risultati soddisfacienti in termini di guarigione del paziente è la terapia chirurgica, non esistendo, al momento, efficaci terapie mediche alternative.
Tra i principali vantaggi della linfoadenectomia del comparto centrale ricordiamo la possibilità di stadiare con più precisione la neoplasia, la riduzione del rischio di recidiva di malattia o, perfino, la possibilità di guarigione del paziente, minori complicanze associate ad eventuale reintervento per la comparsa di una recidiva, miglior sopravvivenza.
Gli svantaggi di questa procedura sono: l’aumentato rischio di ipoparatiroidismo permanente dovuto a devascolarizzazione delle ghiandole paratiroidi, il rischio di un danno a carico del nervo laringeo inferiore definitivo con conseguente peggioramento della qualità della vita, aumento dei tempi di degenza e, perciò, della spesa sanitaria.
Dal gennaio 2005 al dicembre 2015 sono stati operati presso l’UO di Endocrinochirurgia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana 476 pazienti con diagnosi di carcinoma midollare della tiroide. Ai fini di questo studio retrospettivo sono stati poi considerati 306 dei 476 pazienti operati, i quali erano tutti seguiti presso l’UO di Endocrinologia I dell’AOUP, e ne sono state valutate le loro caratteristiche clinico-patologiche e molecolari.
I pazienti sono poi stati divisi in ulteriori due gruppi sulla base della tipologia di test laboratoristico utilizzato per il dosaggio della calcitonina, dal momento che nel 2013 è cambiato: test immunometrico (ELSA-Hct; Cis Biointernational, Gif sur Yvette, Francia, valore normale CT <10 pg/ml sia nei maschi che nelle femmine) prima del settembre 2013 e test Immulite 2000 (DPC, LA, USA con valori normali <11,5 pg/ml nelle femmine e <18,2 pg/ml nei maschi) dal settembre 2013.
Abbiamo ricercato una correlazione tra i livelli basali di CT sierica e l’estensione del tumore al fine di identificare un valore cut-off di CT che fosse predittivo dell’assenza di metastasi nei linfonodi del comparto centrale.
L’obiettivo del nostro studio è stato dunque quello di selezionare i casi in cui la linfoadenectomia del comparto centrale potesse essere evitata nell’ottica di ridurre le complicanze ad essa associate.
L’analisi dello stadio di malattia, rapportato ai valori di calcitonina sierica non ha mostrato una correlazione significativa.
Alla luce di questo risultato confermiamo dunque la strategia chirurgica applicata di routine a questa neoplasia, come da linee guida internazionali, sottolineando la necessità di eseguire la linfoadenectomia del comparto centrale in associazione alla tiroidectomia totale.
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