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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06292015-132100


Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM6
Autore
PELUSO, CLAUDIA
URN
etd-06292015-132100
Titolo
Trattamento chirurgico con approccio robotico dell'acalasia esofagea: analisi prospettica dei risultati clinici e funzionali.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Dott. Santi, Stefano
Parole chiave
  • acalasia esofagea
  • miotomia esofagea
  • Heller-Dor robotica
Data inizio appello
21/07/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
INTRODUZIONE: L’acalasia esofagea (AE) è un’alterazione primitiva della motilità esofagea caratterizzata da un profilo manometrico di incompleto rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore (SEI) in risposta all’atto deglutitorio e dall‘assenza della peristalsi del corpo esofageo. La presentazione clinica è caratterizzata dal sintomo disfagia e dal rigurgito. Il trattamento chirurgico di miotomia extramucosa secondo Heller associata a plastica antireflusso secondo Dor (HD) per via laparoscopica è al momento considerato il gold standard terapeutico nella maggior parte dei pazienti. Il sistema robotico da Vinci© consente un approccio chirurgico mini-invasivo laparoscopico avanzato.
SCOPO DELLA TESI: è stato quello di valutare, mediante uno studio prospettico, l’efficacia della tecnica robotica nel trattamento dell’AE in un gruppo di pazienti sottoposti a trattamento chirurgico HD, valutando le complicanze intraoperatorie e postoperatorie, i risultati clinici e funzionali post-operatori, la learning curve legata all’utilizzo della tecnica robotica.
PAZIENTI E METODI: Fra il gennaio 2012 ed il dicembre 2014 è stata formulata diagnosi di acalasia in 45 pazienti consecutivi (33M; 12F), che sono stati sottoposti ad intervento chirurgico HD robotico (HDR) (sistema da Vinci SI HD©). Le variabili cliniche intraoperatorie e postoperatorie sono state raccolte prospetticamente in un database dedicato. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a follow-up post-operatorio ambulatoriale, sia clinico-anamnestico con questionario validato, che strumentale. Un totale di 20/45 pazienti ha eseguito lo studio funzionale di follow-up mediante manometria esofagea standard (MES) e pH-impedenziometria (MII-pH).
RISULTATI: In fase preoperatoria, il 100% dei pazienti riferiva disfagia, il 27% rigurgito, il 17,7% dolore retrosternale, il 4% pirosi. In nessuno dei 45 pazienti si sono registrate complicanze intra- o post-operatorie. La durata media globale dell’intervento chirurgico è stata di 2,69 ore. A tale proposito, stratificando il tempo operatorio in funzione degli anni di attività, si documenta una riduzione statisticamente significativa della durata media dell’intervento chirurgico (p <0,001). Nel follow up post-operatorio, la valutazione anamnestica dei sintomi mediante questionario validato, ha dimostrato una riduzione statisticamente significativa delle variabili disfagia (p<0,0001) e del rigurgito (p<0,02). Lo studio morfologico dell’esofago mediante Rx esofago-stomaco con mdc ha dimostrato una riduzione statisticamente significativa del diametro medio del corpo esofageo dopo HDR rispetto al pre-operatorio (2,9 cm vs 1,4 cm; p=0,0023). In 20 su 45 (44%) pazienti hanno eseguito MES e MII-pH post-operatorie, in media dopo 21 ± 6 mesi dalla HDR. La MES ha dimostrato una riduzione statisticamente significativa della pressione del SEI (28,6 mmHg vs 10,4 mmHg; p=0,0001) e della sua lunghezza media (3,3 cm vs 1,2 cm; p=0,0038). La MII-pH ha dimostrato un tempo di esposizione acida (AET) medio di 2,8 ± 4,6 %; in 18/20 (90%) pazienti si è documentato un AET nella norma.
CONCLUSIONI: Il presente studio dimostra che l’intervento HDR è sicuro ed efficace, permette una riduzione delle complicanze e di ottenere ottimi risultati funzionali post-operatori. Al momento, gli attuali alti costi della tecnologia robotica limitano la sua diffusione sul territorio. Proprio in quest’ottica, sulla base dei risultati presentati con questo lavoro di tesi, sarebbe auspicabile, per una malattia rara come l’AE che vengano costruiti dei percorsi di “centralizzazione” dei casi al fine di offrire ai pazienti il migliore trattamento possibile.
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