Tesi etd-06292015-105540 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
ARGENTO, LUCIA
URN
etd-06292015-105540
Titolo
Il percorso ortogeriatrico nell'anziano fragile con frattura: valutazione del rischio per Delirium peri-operatorio
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof. Monzani, Fabio
Parole chiave
- delirium
- percorso ortogeriatrico
- SPMSQ
Data inizio appello
21/07/2015
Consultabilità
Completa
Riassunto
La frattura del collo del femore nel paziente anziano è un evento frequente che riconosce molteplici cause, tra le quali prevalgono i traumi a bassa energia legati alla fragilità ossea correlata all’osteoporosi (1). Questa ha una maggior prevalenza nel sesso femminile soprattutto dopo la menopausa, per la drastica riduzione degli estrogeni che nel periodo fertile svolgono un ruolo protettivo. Inoltre, nell’anziano l’apparato muscolo-scheletrico va incontro a progressiva degenerazione, con fibrosi e sarcopenia dovuta principalmente all’età, ma anche alla ridotta attività fisica e talvolta alla malnutrizione, per di più si ha una fisiologica riduzione della vitamina D e dell’apposizione di calcio per l’aumento del riassorbimento osseo dovuto all’incremento dell’attività osteoclastica. L’anziano cade e si frattura perché spesso è ipovedente e non si orienta nello spazio o perché è soggetto ad episodi sincopali/pre-sincopali, ictus, attacchi ischemici transitori (TIA) o vertigini con conseguenti perdite del tono posturale, l’utilizzo di farmaci che agiscono sul SNC e di diuretici insieme alla riduzione senile dei riflessi propriocettivi e l’ipotonia porta ad un aumento del rischio di cadute e conseguenti fratture.
Alla frattura di femore del paziente anziano e all’intervento chirurgico correttivo sono correlate molteplici possibili complicanze locali e generali come emorragie, embolia polmonare, sepsi e Delirium, che si associano ad elevata mortalità e morbidità con aumento del rischio di decadimento funzionale (134).
Il paziente anziano è quindi un paziente fragile e perciò assume un ruolo rilevante il geriatra in ortopedia: per questo è nata l’ortogeriatria ovvero una branca della medicina in cui la cooperazione tra geriatra ed ortopedico è finalizzata alla cura ed alla gestione del paziente anziano traumatizzato allo scopo di migliorarne il recupero, ridurre il rischio di complicanze ed il numero dei giorni di degenza, delle riospedalizzazioni e dei costi sanitari (2).
L’ortogeriatria nasce in Inghilterra negli anni ‘50 (3,4,5) in sostituzione dell’approccio multidisciplinare che prevedeva l’intervento di numerosi specialisti sul paziente. Oggi questo ruolo è affrontato dal geriatra che valuta il paziente e le sue comorbidità durante tutta la fase di ospedalizzazione, durante il periodo dell’intervento ortopedico sia nell’immediato che nel post-operatorio con controlli periodici e consigli per quanto riguarda la terapia, la riabilitazione, la prevenzione delle cadute. Ciò ha permesso di ridurre l’incidenza delle complicanze peri-operatorie e della mortalità dei soggetti, aumentandone anche la qualità della vita, e riducendo significativamente i costi sociali legati all’ospedalizzazione e ai successivi ricoveri in strutture protette (3). Questi dati risultano essere largamente significativi dal momento che la popolazione anziana globale (≥ 65aa) è in crescente aumento, si conta che nel 2030 gli anziani nel mondo saranno 974 milioni, contro i 420 milioni dell’anno 2000.
Il tema delle cadute è molto importante per il geriatra, in quanto l’incidenza sia delle cadute che delle lesioni ad esse correlate aumenta proporzionalmente con l’età e ogni anno circa il 30% degli anziani cade raggiungendo il 50% negli ultra ottantenni e di questi il 3-5 % va incontro a fratture per cui, considerate le complicanze e l’elevato tasso di mortalità e morbidità, è sempre necessario in ortogeriatria valutare il rischio di caduta e le eventuali pregresse cadute nell’ultimo anno. Si ritiene infatti che l’evento caduta (caduta sentinella) da solo triplichi il rischio di cadute successive (6), quindi è fondamentale un’anamnesi accurata anche per quanto riguarda i fattori di rischio ambientali e iatrogeni, ed un accurato esame obiettivo generale e dell’apparato osteo-muscolare, della deambulazione, dell’equilibrio, neurologico e cognitivo/comportamentale.
Alla frattura di femore del paziente anziano e all’intervento chirurgico correttivo sono correlate molteplici possibili complicanze locali e generali come emorragie, embolia polmonare, sepsi e Delirium, che si associano ad elevata mortalità e morbidità con aumento del rischio di decadimento funzionale (134).
Il paziente anziano è quindi un paziente fragile e perciò assume un ruolo rilevante il geriatra in ortopedia: per questo è nata l’ortogeriatria ovvero una branca della medicina in cui la cooperazione tra geriatra ed ortopedico è finalizzata alla cura ed alla gestione del paziente anziano traumatizzato allo scopo di migliorarne il recupero, ridurre il rischio di complicanze ed il numero dei giorni di degenza, delle riospedalizzazioni e dei costi sanitari (2).
L’ortogeriatria nasce in Inghilterra negli anni ‘50 (3,4,5) in sostituzione dell’approccio multidisciplinare che prevedeva l’intervento di numerosi specialisti sul paziente. Oggi questo ruolo è affrontato dal geriatra che valuta il paziente e le sue comorbidità durante tutta la fase di ospedalizzazione, durante il periodo dell’intervento ortopedico sia nell’immediato che nel post-operatorio con controlli periodici e consigli per quanto riguarda la terapia, la riabilitazione, la prevenzione delle cadute. Ciò ha permesso di ridurre l’incidenza delle complicanze peri-operatorie e della mortalità dei soggetti, aumentandone anche la qualità della vita, e riducendo significativamente i costi sociali legati all’ospedalizzazione e ai successivi ricoveri in strutture protette (3). Questi dati risultano essere largamente significativi dal momento che la popolazione anziana globale (≥ 65aa) è in crescente aumento, si conta che nel 2030 gli anziani nel mondo saranno 974 milioni, contro i 420 milioni dell’anno 2000.
Il tema delle cadute è molto importante per il geriatra, in quanto l’incidenza sia delle cadute che delle lesioni ad esse correlate aumenta proporzionalmente con l’età e ogni anno circa il 30% degli anziani cade raggiungendo il 50% negli ultra ottantenni e di questi il 3-5 % va incontro a fratture per cui, considerate le complicanze e l’elevato tasso di mortalità e morbidità, è sempre necessario in ortogeriatria valutare il rischio di caduta e le eventuali pregresse cadute nell’ultimo anno. Si ritiene infatti che l’evento caduta (caduta sentinella) da solo triplichi il rischio di cadute successive (6), quindi è fondamentale un’anamnesi accurata anche per quanto riguarda i fattori di rischio ambientali e iatrogeni, ed un accurato esame obiettivo generale e dell’apparato osteo-muscolare, della deambulazione, dell’equilibrio, neurologico e cognitivo/comportamentale.
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