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Archivio digitale delle tesi discusse presso l'Università di Pisa

Tesi etd-06292010-213835


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
GENOVESI, CHIARA
URN
etd-06292010-213835
Titolo
La riabilitazione nella stenosi lombare dopo trattamento con impianto di X-STOP: studio osservazionale di 20 casi clinici.
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Prof.ssa Raffaetà, Gloria
Parole chiave
  • stenosi lombare
  • x-stop
  • riabilitazione
Data inizio appello
20/07/2010
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
20/07/2050
Riassunto
Negli ultimi decenni si assiste ad un progressivo allungamento della vita media della popolazione e contemporaneamente all’ esigenza del mantenimento di una buona qualità della vita, in una società sempre meno disposta ad accettare dolore e disabilità. Dal punto di vista medico, questo si traduce da un lato, nella diagnosi sempre più frequente di patologie legate alla fisiologica degenerazione di strutture anatomiche e delle proprietà funzionali ad esse legate e dall’altro, alla necessità di elaborare tecniche terapeutiche che consentano il recupero di benessere e autonomia in pazienti spesso già impegnati .
Una delle condizioni più frequentemente alla base della sintomatologia algica e della disabilità a livello rachideo è la degenerazione del disco intervertebrale. Si tratta di un processo fisiologico che inizia già dalla seconda decade di vita con una disidratazione del disco e quindi progressiva perdita di altezza di questo, con conseguente alterazione del carico delle faccette articolari. Ne consegue una MICROinstabilità con movimenti innaturali tra due corpi vertebrali adiacenti. L’ulteriore degenerazione discale porta ad artrosi delle faccette con sclerosi ed eccessiva crescita di osteofiti potendo provocare stenosi del canale lombare con impegno delle radici nervose.
Nella cascata della degenerazione, se il processo patologico progredisce si giunge a quadri sintomatici di NIC : disturbi sensitivo-motori agli arti inferiori con caratteristica claudicatio neurogena, eventualmente associata a deficit sfinterici per interessamento delle radici sacrali; la sintomatologia tipicamente peggiora quando il paziente assume la posizione eretta o quando cammina, mentre regredisce con la colonna in flessione.
Tali condizioni possono essere estremamente invalidanti, inficiando fortemente la vita quotidiana, sociale, lavorativa dei pazienti, spesso costretti ad assumere ogni giorno farmaci antidolorifici per svolgere le più elementari attività o persino costretti a letto quando risulta difficile il controllo del dolore.
Le possibilità terapeutiche per questi pazienti prevedono, un trattamento conservativo, avvalendosi di procedure e metodiche, applicabili in relazione a caratteristiche, entità e durata della sintomatologia per i pazienti con stenosi lieve/moderata e sintomatologia prevalentemente algica, senza deficit neurologici significativi, o malati in cui è controindicato il ricorso alla chirurgia per comorbilità gravi, oppure, nei casi più gravi o non rispondenti alla terapia conservativa, un trattamento chirurgico. L’ intervento di chirurgia tradizionale consiste nella decompressione e artrodesi, procedure con elevati rischi di complicanze, specie nelle persone anziane, sia a breve che a lungo termine, legate non solo al grado di complessità della procedura chirurgica, ma anche alla necessità di una anestesia di tipo generale.
Negli anni, la ricerca di soluzioni che permettessero il trattamento efficace del quadro clinico con un ridotto rischio operatorio, ha permesso che le tecniche di artrodesi subissero una notevole evoluzione e venissero sviluppati sistemi di stabilizzazione transpeduncolari sempre più affidabili.
Inoltre questi dispositivi sono nati per superare i limiti correlati alla fusione di uno o più segmenti di moto avendo il vantaggio di non annullare il movimento tra le due vertebre, ma solo di modificarlo in senso favorevole, consentendo un maggior grado di libertà e non rendendo necessaria l’ingessatura post operatoria.
Tra i diversi impianti di stabilizzazione dinamica sono apparsi di notevole interesse sistemi di distrazione interspinosa, tra cui l’ X-STOP, un piccolo impianto protesico, posizionato tra i due processi spinosi del livello o dei livelli discali sintomatici, senza interferire con quelli adiacenti .
L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di valutare i risultati ottenuti in 20 pazienti, affetti da stenosi vertebrale, trattati con tecnica chirurgica di impianto di X-Stop, attraverso l’impiego di scale di valutazione (scala VAS e Oswestry). Il campione preso in esame è stato suddiviso in base al trattamento riabilitativo eseguito nel periodo successivo all’intervento, al fine di esaminare e confrontare i risultati di ciascun gruppo. I 20 pazienti sono stati quindi suddivisi in 2 gruppi principali, un gruppo A, che ha effetuato sedute di idrocinesiterapia associati a esercizi a secco e un gruppo B che non ha effettuato nessun tipo di terapia riabilitativa .
Inoltre ci sono stati 2 pazienti che hanno effettuato per un periodo nuoto in una normale piscina e 3 pazienti che hanno frequentato saltuariamente un corso di aerobica in palestra.
In questa tesi abbiamo voluto presentare i dati tratti dalla nostra esperienza, pur riferita ad un campione limitato e che merita di essere ampliata ed approfondita, nella ricerca di un protocollo di riabilitazione che possa ottimizzare i risultati di questa tecnica chirurgica.
Siamo infatti persuasi che un valido trattamento riabilitativo possa garantire un raggiungimento più veloce e duraturo di una migliore qualità di vita, fornendo al paziente un supporto per il reinserimento nell’attività lavorativa e sociale.
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