Tesi etd-06282021-220048 |
Link copiato negli appunti
Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
CERAUDO, ADELE
URN
etd-06282021-220048
Titolo
Stereotipi di genere e formazione culturale. Impliciti ed espliciti nei modelli educativi e nei materiali ludici, filmici e letterari per l'infanzia.
Dipartimento
CIVILTA' E FORME DEL SAPERE
Corso di studi
FILOSOFIA E FORME DEL SAPERE
Relatori
relatore Prof.ssa Fantozzi, Donatella
Parole chiave
- cambiamento
- discriminazione sessuale
- disuguaglianza di genere
- educazione
- stereotipi di genere
Data inizio appello
12/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/07/2091
Riassunto
L'elaborato affronta il complesso tema della disuguaglianza di genere attraverso un'ottica filosofica e pedagogica del tema del genere, della differenza e dell'inclusione.
Il lavoro si presenta suddiviso in due parti per favorire l'ordine logico e la comprensione dei contenuti. Nella parte prima, composta dai capitoli primo e secondo, viene svolta un'analisi delle strutture socioculturali che conosciamo, utile a comprendere le origini della disuguaglianza e i fattori che alimentano tale composita discriminazione sociale. In questo iniziale contesto vengono analizzati con peculiare interesse i concetti di genere e stereotipo, e il legame concettuale esistente tra i due. Gli stereotipi di genere, in particolare, sono diffusamente presenti e accettati nelle modalità di interazione e nei ruoli sociali. Nel delineare le funzioni principali e le conseguenze discriminatorie di stereotipi e pregiudizi, emerge che le rappresentazioni sociali dei generi dipendono dalla capacità immaginativa umana; hanno pertanto poco di naturale e molto, invece, di convenzionale. Le caratteristiche sessuali stereotipate (come dolcezza e aggressività) sono state idealmente naturalizzate e per questo la differenza tra i sessi viene generalmente intesa come condizione innata e immutabile di inferiorità. Per comprendere le ragioni di tali radicate credenze culturali è stata, come accennato, elaborata una breve trattazione sul genere. Esso, facente parte dell'identità degli individui, si rivela un costrutto più che un elemento naturale, basato certamente su elementi biologici e sulle differenze fisiologiche presenti in natura dei corpi di uomini e donne, ma non essenziale. Si parla di costruzione del genere perché rispetto al sesso, che è una variabile di ordine biologico, il genere rappresenta tutto quell’insieme di fattori, di aspetti, di ordine culturale e sociale che caratterizzano la vita di un individuo. Non solo i comportamenti e gli atteggiamenti sono tipici per uomini e per donne, ma anche i ruoli che essi assumono rispondono a un modello stereotipato.
Attraverso il pensiero della filosofa Judith Butler viene così introdotta la questione della performatività di genere, che evidenzia come gli atteggiamenti e i comportamenti di uomini e donne non soltanto sono appresi culturalmente, ma vengono performati dagli individui per tutta la vita in quello che possiamo definire un teatro sociale di generi e ruoli. Caratteri come la dolcezza, la virilità, la bontà, l’aggressività e la propensione alla cura – rispettivamente associati a uomini e donne – non trovano corrispondenze biologiche, poiché sono il prodotto di educazione culturale, credenze e adattamento alla struttura sociale. Gli studi scientifici sul dimorfismo sessuale presi in considerazione per avvalorare o smentire questa tesi, confermano che uomini e donne sono strutturalmente e fisiologicamente diversi, ma tali differenze non devono essere confuse con i caratteri di mascolinità e femminilità come noi li intendiamo.
Dall’analisi svolta la disparità di genere si rivela presente in ogni aspetto sociale, anche nei sistemi volti a diffondere il sapere - di cui fanno parte l'educazione culturale e l'educazione scolastica. L’analisi critica sulla tematica della disuguaglianza affronta poi quella che è la condizione femminile nel mondo, legata a un'identità di genere subordinata e repressa. Il primo tipo di educazione discusso è quello culturale, trasmesso di generazione in generazione, sotto forma di indicazioni e divieti. Attraverso le ricerche di alcune studiose di genere e pedagogiste è stato possibile individuare gli atteggiamenti stereotipici che i bambini e le bambine assumono per conformarsi al proprio ruolo di genere, fatto di svariate restrizioni per le bambine e di larghe concessioni per i bambini. Caratteri come quello della passività, della dolcezza, della bontà e dell'attitudine alla cura vengono discussi e rivalutati in un’ottica neutra e rispettosa delle differenze di genere. In particolare l’analisi svolta in questo punto del lavoro viene mediata dagli studi di Elena Gianini Belotti, il cui pensiero si sviluppa intorno al concetto di condizionamento culturale. Come abbiamo visto, la cultura è un elemento che rientra nel campo di esistenza della vita degli esseri umani, essa ispira in generale gli usi e i costumi di una società e in particolare influisce sulla personalità degli individui condizionandone le idee, i desideri, gli atteggiamenti.
Chiarito quello che è lo sfondo entro cui la disuguaglianza esiste, nella seconda parte del lavoro vengono analizzati alcuni materiali ludici ed educativi dedicati all'infanzia, ritenuti particolarmente utili a comprendere le influenze e i condizionamenti stereotipici che bambini e bambine subiscono negli anni della formazione. Dopo una necessaria premessa sulle strutture linguistiche e sul sessismo presente nel linguaggio vengono affrontati il tema dell'educazione e dei materiali scolastici per l'infanzia. In seguito, nel capitolo quarto si svolge l’analisi vera e propria dell’elaborato: sono discusse e analizzate nell'ottica del genere diverse fiabe, tra cui alcune dei Fratelli Grimm, di Hans Cristian Andersen e di Italo Calvino, per individuare e quantificare gli stereotipi e i modelli di genere presenti in questa tipologia di racconti particolarmente formativa. Dopo un'analisi discorsiva dei testi delle fiabe, riportati per esteso, sono state elaborate delle tabelle per schematizzarne i risultati. A seguire, la seconda tipologia di materiale scelto sono i prodotti mediali dedicati all'infanzia. Dopo breve trattazione sull'argomento, vengono analizzati alcuni cartoni animati della Walt Disney Company, scelti in base alle caratteristiche psicofisiche delle protagoniste femminili delle storie. Come per le fiabe, l'analisi mira ad individuare e quantificare gli stereotipi e i modelli di genere presenti nei personaggi. Dopo la prima parte di analisi discorsiva dei cartoni scelti, i risultati sono stati schematizzati in tabella e confrontati con tutti i film d'animazione della Walt Disney Animation Studios con protagoniste femminili, al fine di fare un confronto oggettivo tra personaggi appartenenti alle generazioni passate e personaggi di creazione contemporanea. Viene infine trattato il tema dell'educazione scolastica italiana, poco attenta a tali tematiche discriminatorie e altrettanto poco predisposta al cambiamento.
L'elaborato svolto giunge alla conclusione che molti aspetti fondamentali della vita sociale e culturale si fondano proprio sulla disuguaglianza di genere, intesa come costruzione di una forzata diversità che comporta discriminazione e subalternità. L'educazione è il sistema più adatto a correggere l'attitudine generale a categorizzare in base al genere. La comprensione e lo studio di certi fatti, insieme alla messa in atto di politiche volte a promuovere l’uguaglianza e le pari opportunità possono ridurre il problema degli stereotipi e delle relative discriminazioni.
Il lavoro si presenta suddiviso in due parti per favorire l'ordine logico e la comprensione dei contenuti. Nella parte prima, composta dai capitoli primo e secondo, viene svolta un'analisi delle strutture socioculturali che conosciamo, utile a comprendere le origini della disuguaglianza e i fattori che alimentano tale composita discriminazione sociale. In questo iniziale contesto vengono analizzati con peculiare interesse i concetti di genere e stereotipo, e il legame concettuale esistente tra i due. Gli stereotipi di genere, in particolare, sono diffusamente presenti e accettati nelle modalità di interazione e nei ruoli sociali. Nel delineare le funzioni principali e le conseguenze discriminatorie di stereotipi e pregiudizi, emerge che le rappresentazioni sociali dei generi dipendono dalla capacità immaginativa umana; hanno pertanto poco di naturale e molto, invece, di convenzionale. Le caratteristiche sessuali stereotipate (come dolcezza e aggressività) sono state idealmente naturalizzate e per questo la differenza tra i sessi viene generalmente intesa come condizione innata e immutabile di inferiorità. Per comprendere le ragioni di tali radicate credenze culturali è stata, come accennato, elaborata una breve trattazione sul genere. Esso, facente parte dell'identità degli individui, si rivela un costrutto più che un elemento naturale, basato certamente su elementi biologici e sulle differenze fisiologiche presenti in natura dei corpi di uomini e donne, ma non essenziale. Si parla di costruzione del genere perché rispetto al sesso, che è una variabile di ordine biologico, il genere rappresenta tutto quell’insieme di fattori, di aspetti, di ordine culturale e sociale che caratterizzano la vita di un individuo. Non solo i comportamenti e gli atteggiamenti sono tipici per uomini e per donne, ma anche i ruoli che essi assumono rispondono a un modello stereotipato.
Attraverso il pensiero della filosofa Judith Butler viene così introdotta la questione della performatività di genere, che evidenzia come gli atteggiamenti e i comportamenti di uomini e donne non soltanto sono appresi culturalmente, ma vengono performati dagli individui per tutta la vita in quello che possiamo definire un teatro sociale di generi e ruoli. Caratteri come la dolcezza, la virilità, la bontà, l’aggressività e la propensione alla cura – rispettivamente associati a uomini e donne – non trovano corrispondenze biologiche, poiché sono il prodotto di educazione culturale, credenze e adattamento alla struttura sociale. Gli studi scientifici sul dimorfismo sessuale presi in considerazione per avvalorare o smentire questa tesi, confermano che uomini e donne sono strutturalmente e fisiologicamente diversi, ma tali differenze non devono essere confuse con i caratteri di mascolinità e femminilità come noi li intendiamo.
Dall’analisi svolta la disparità di genere si rivela presente in ogni aspetto sociale, anche nei sistemi volti a diffondere il sapere - di cui fanno parte l'educazione culturale e l'educazione scolastica. L’analisi critica sulla tematica della disuguaglianza affronta poi quella che è la condizione femminile nel mondo, legata a un'identità di genere subordinata e repressa. Il primo tipo di educazione discusso è quello culturale, trasmesso di generazione in generazione, sotto forma di indicazioni e divieti. Attraverso le ricerche di alcune studiose di genere e pedagogiste è stato possibile individuare gli atteggiamenti stereotipici che i bambini e le bambine assumono per conformarsi al proprio ruolo di genere, fatto di svariate restrizioni per le bambine e di larghe concessioni per i bambini. Caratteri come quello della passività, della dolcezza, della bontà e dell'attitudine alla cura vengono discussi e rivalutati in un’ottica neutra e rispettosa delle differenze di genere. In particolare l’analisi svolta in questo punto del lavoro viene mediata dagli studi di Elena Gianini Belotti, il cui pensiero si sviluppa intorno al concetto di condizionamento culturale. Come abbiamo visto, la cultura è un elemento che rientra nel campo di esistenza della vita degli esseri umani, essa ispira in generale gli usi e i costumi di una società e in particolare influisce sulla personalità degli individui condizionandone le idee, i desideri, gli atteggiamenti.
Chiarito quello che è lo sfondo entro cui la disuguaglianza esiste, nella seconda parte del lavoro vengono analizzati alcuni materiali ludici ed educativi dedicati all'infanzia, ritenuti particolarmente utili a comprendere le influenze e i condizionamenti stereotipici che bambini e bambine subiscono negli anni della formazione. Dopo una necessaria premessa sulle strutture linguistiche e sul sessismo presente nel linguaggio vengono affrontati il tema dell'educazione e dei materiali scolastici per l'infanzia. In seguito, nel capitolo quarto si svolge l’analisi vera e propria dell’elaborato: sono discusse e analizzate nell'ottica del genere diverse fiabe, tra cui alcune dei Fratelli Grimm, di Hans Cristian Andersen e di Italo Calvino, per individuare e quantificare gli stereotipi e i modelli di genere presenti in questa tipologia di racconti particolarmente formativa. Dopo un'analisi discorsiva dei testi delle fiabe, riportati per esteso, sono state elaborate delle tabelle per schematizzarne i risultati. A seguire, la seconda tipologia di materiale scelto sono i prodotti mediali dedicati all'infanzia. Dopo breve trattazione sull'argomento, vengono analizzati alcuni cartoni animati della Walt Disney Company, scelti in base alle caratteristiche psicofisiche delle protagoniste femminili delle storie. Come per le fiabe, l'analisi mira ad individuare e quantificare gli stereotipi e i modelli di genere presenti nei personaggi. Dopo la prima parte di analisi discorsiva dei cartoni scelti, i risultati sono stati schematizzati in tabella e confrontati con tutti i film d'animazione della Walt Disney Animation Studios con protagoniste femminili, al fine di fare un confronto oggettivo tra personaggi appartenenti alle generazioni passate e personaggi di creazione contemporanea. Viene infine trattato il tema dell'educazione scolastica italiana, poco attenta a tali tematiche discriminatorie e altrettanto poco predisposta al cambiamento.
L'elaborato svolto giunge alla conclusione che molti aspetti fondamentali della vita sociale e culturale si fondano proprio sulla disuguaglianza di genere, intesa come costruzione di una forzata diversità che comporta discriminazione e subalternità. L'educazione è il sistema più adatto a correggere l'attitudine generale a categorizzare in base al genere. La comprensione e lo studio di certi fatti, insieme alla messa in atto di politiche volte a promuovere l’uguaglianza e le pari opportunità possono ridurre il problema degli stereotipi e delle relative discriminazioni.
File
Nome file | Dimensione |
---|---|
La tesi non è consultabile. |