Tesi etd-06282021-210421 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
CAMERO, FABRIZIO
Indirizzo email
f.camero@studenti.unipi.it, fabriziocamero@hotmail.it
URN
etd-06282021-210421
Titolo
Il regime giuridico degli investimenti nelle zone franche: profili di diritto internazionale
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Pasquali, Leonardo
Parole chiave
- arbitrato internazionale
- commercio internazionale
- diritto internazionale
- diritto internazionale dell'economia
- diritto internazionale pubblico
- Fabrizio Camero
- investimenti diretti esteri
- legittime aspettative investitore
- zone economiche speciali
- zone franche
Data inizio appello
19/07/2021
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
19/07/2091
Riassunto
Il presente elaborato vuol rappresentare come il tentativo di fornire una panoramica dell’attuale temperie giuridica che attiene agli investimenti nelle zone franche.
Ai fini di una comprensione dall’ampio respiro, occorerà intraprendere un percorso, al contempo, storico ed evolutivo, proiettando considerazioni e valutazioni sul ruolo delle zone franche nel panorama d’investimento internazionale solo al termine di attente analisi degli scenari che il diritto internazionale offre calandosi in questo settore. L’impostazione metodologica prescelta proverà ad offrire spunti variegati di situazioni e condizioni solo geograficamente distanti, essendo questi, seppur flebilmente e non ancora con compiuta consapevolezza, legate da un medesimo fil rouge giuridico, intrinsecamente votato all’ambizione di una visione construens omogenea.
Le realtà esaminate constano di una natura duplice in cui il diritto internazionale degli investimenti deve viaggiare alle medesime frequenze delle cangianti istanze dei mercati globali, al fine di approntare confortevoli e sicure politiche commerciali, oltre che di garantire adeguate protezioni giuridiche per chi vi opera.
E proprio la rapidità di adattamento risulterà sin da subito una delle sfide maggiori che le normative delle zone franche devono fronteggiare. La proliferazione di questo strumento nell’ultimo ventennio ha, infatti, reso ancora più evidenti le lacune sottese al sistema del quadro giuridico degli investimenti nelle zone extradoganali. Tale fattore costituisce forse il maggior serbatoio di quesiti a cui si tenterà di rispondere, benché non prima di aver concluso il percorso di trattazione.
L’idoneità delle attuali regolamentazioni, l’impatto dei regimi di favor delle zone economiche speciali sulle normative fiscali internazionali, ed ancora, l’adeguatezza della tutela giuridica accordata ai soggetti coinvolti rispetto ai principi e agli standards internazionali, così come gli strumenti di risoluzione delle controversie offerti in una costante tensione tra la salvaguardia delle legittime aspettative dell’investitore e il bilanciamento dell’interesse pubblico statale, sono solo alcune delle spinose questioni che l’elaborato si propone di dipanare.
Illustrando le varie fasi della disamina, potrà notarsi come il piano dell’opera riferisca a profili principalmente pubblicistici del diritto internazionale, ma non in modo esclusivo; saranno lambite nozioni e prospetti di politica economica e fiscale e ci si imbatterà in aspetti tipicamente amministrativi e di natura tributaria. Restano al di fuori dal centro nevralgico della trattazione, i profili attinenti all’ambito penale: le implicazioni e le complicazioni dell’azione dei soggetti coinvolti all’interno della cornice di legalità delle zone, sono tematiche che richiedono una trattazione appositamente dedicata, così come per la competenza, l’accertamento e la repressione degli illeciti soggiacenti al mondo delle zone franche. L’ambito nel quale ci si muove riferisce di un sistema economico internazionale in cui l’apertura dei mercati allo scambio di beni e servizi costituisce una tessera fondamentale del mosaico di crescita degli Stati, favorendo un trasferimento di ricchezza dai Paesi industriali a quelli in via di sviluppo. Detta relazione crea un ordinamento globale degli scambi irrorato di complessità sistemiche e di profondi cambiamenti riguardo sia alle relazioni internazionali che ai rapporti economici della stessa Comunità internazionale.
Il processo, apparentemente irreversibile e incontrastabile, di globalizzazione dell’economia, sebbene almeno in potenza incoraggi lo sviluppo e la crescita, comporta inevitabili sprechi di risorse economiche, sociali e politiche a cui il diritto internazionale dell’economia deve porre argine con programmi normativi e politiche economiche al fine di regolamentarne il precipitato; bisogna scongiurare che le possibilità offerte dalle zone franche generino effetti controproducenti.
La discussione muove dall’indefettibile chiarimento semantico dei due termini “investimenti” e “zone franche”, onde indagare con maggiore consapevolezza la relazione sostanziale intercorrente tra di essi e di comprendere le varie sfaccettature del fenomeno in esame, senza dunque limitarsi ad una mera ed improduttiva questione nominalistica, ma proponendosi anzi la sistemazione di una pletora di termini connotativi di profili, in taluni casi differenti ed in altri simili, che, diversamente, rischiano di alimentare la confusione negli investitori, oltre che di disorientare il giurista. Alcuni di questi risvolti possono già essere apprezzati nel Secondo capitolo ci si sofferma sull’incidenza di una corretta governance istituzionale sul flusso di investimenti diretti esteri. La struttura giuridica delle zone economiche speciali è la chiave di attrazione degli affari d’investimento. Nella seconda parte del capitolo, si pone in rilievo la tensione derivante dai profili di contrasto tra le normative fiscali internazionali e quelle delle zone: l’attrito più rilevante coinvolge le discipline dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e l’accordo sulle sovvenzioni e sulle misure compensative (SCM).
Analoghi contrasti sono indagati nel Terzo capitolo, alla luce degli effetti distorsivi e patologici che i benefici tributari delle zone possono riverberare su pratiche di elusione, erosione ed evasione fiscale, note come Base Erosion and Profit Shifting, all’interno del circuito OCSE;
per proseguire, poi, con l’analisi della recente Legge sugli Investimenti della Repubblica cinese, allo scopo di verificare se e come il negative list approach in essa contenuto possa rispondere agli indici di standards internazionali sull’ammissione degli investimenti stranieri.
Il capitolo Quarto incentra la trattazione relativa ai meccanismi giurisdizionali presenti nelle zone franche, con particolare attenzione al ruolo dell’istituto dell’arbitrato al netto delle possibili criticità in materia di riconoscimento dei lodi esteri. Il capitolo, coprendo un vastissimo raggio geografico, quasi in chiave comparatistica metterà in luce gli aspetti peculiari delle giurisdizioni asiatiche e mediorientali, finendo con l’individuare il comune denominatore giuridico nel common law inglese, proprio quale veicolo principale dell’auspicabile uniformazione normativa.
I capitoli Quinto e Sesto affrontano le molteplici sfaccettature soggiacenti al microcosmo della commisurazione dei diritti dell’investitore rispetto ai parametri degli standards internazionali, con particolare riferimento da un lato, al trattamento giusto ed equo (FET) ed alla non discriminazione, dall’altro, all’espropriazione, ed alle caratteristiche che tale istituto assume nei contesti delle zone economiche speciali, in ragione delle istanze invocate in sede giudiziaria dall’investitore verso lo Stato ospite.
L’elaborato si chiude con l’indagine sulla dinamica che vede opporre gli interessi privati dell’investitore a quelli di natura pubblica dell’Autorità di zona: l’intensità dell’affidamento legittimo dell’investitore al momento della pianificazione dell’investimento, in bilico costante, tra la tutela della legittima aspettativa prevista dai trattati e le violazioni di questi da parte degli Stati, spesso derivanti dalla necessità di adeguare normativamente le condizioni nei settori sensibili.
Supportando ciascuna delle tematiche, in primo luogo, con costanti e puntuali riferimenti normativi, in guisa di ancore a cui ricondurre l’origine delle questioni più controverse, ogni sezione della trattazione si avvale anche di una scrutinata casistica tratta dalla giurisprudenza arbitrale internazionale, con il duplice scopo di fornire non solo una chiara disamina dei risvolti applicativi, ma anche un orizzonte dinamico per future definizioni legislative in un settore giuridico in continua e rapida evoluzione.
Ai fini di una comprensione dall’ampio respiro, occorerà intraprendere un percorso, al contempo, storico ed evolutivo, proiettando considerazioni e valutazioni sul ruolo delle zone franche nel panorama d’investimento internazionale solo al termine di attente analisi degli scenari che il diritto internazionale offre calandosi in questo settore. L’impostazione metodologica prescelta proverà ad offrire spunti variegati di situazioni e condizioni solo geograficamente distanti, essendo questi, seppur flebilmente e non ancora con compiuta consapevolezza, legate da un medesimo fil rouge giuridico, intrinsecamente votato all’ambizione di una visione construens omogenea.
Le realtà esaminate constano di una natura duplice in cui il diritto internazionale degli investimenti deve viaggiare alle medesime frequenze delle cangianti istanze dei mercati globali, al fine di approntare confortevoli e sicure politiche commerciali, oltre che di garantire adeguate protezioni giuridiche per chi vi opera.
E proprio la rapidità di adattamento risulterà sin da subito una delle sfide maggiori che le normative delle zone franche devono fronteggiare. La proliferazione di questo strumento nell’ultimo ventennio ha, infatti, reso ancora più evidenti le lacune sottese al sistema del quadro giuridico degli investimenti nelle zone extradoganali. Tale fattore costituisce forse il maggior serbatoio di quesiti a cui si tenterà di rispondere, benché non prima di aver concluso il percorso di trattazione.
L’idoneità delle attuali regolamentazioni, l’impatto dei regimi di favor delle zone economiche speciali sulle normative fiscali internazionali, ed ancora, l’adeguatezza della tutela giuridica accordata ai soggetti coinvolti rispetto ai principi e agli standards internazionali, così come gli strumenti di risoluzione delle controversie offerti in una costante tensione tra la salvaguardia delle legittime aspettative dell’investitore e il bilanciamento dell’interesse pubblico statale, sono solo alcune delle spinose questioni che l’elaborato si propone di dipanare.
Illustrando le varie fasi della disamina, potrà notarsi come il piano dell’opera riferisca a profili principalmente pubblicistici del diritto internazionale, ma non in modo esclusivo; saranno lambite nozioni e prospetti di politica economica e fiscale e ci si imbatterà in aspetti tipicamente amministrativi e di natura tributaria. Restano al di fuori dal centro nevralgico della trattazione, i profili attinenti all’ambito penale: le implicazioni e le complicazioni dell’azione dei soggetti coinvolti all’interno della cornice di legalità delle zone, sono tematiche che richiedono una trattazione appositamente dedicata, così come per la competenza, l’accertamento e la repressione degli illeciti soggiacenti al mondo delle zone franche. L’ambito nel quale ci si muove riferisce di un sistema economico internazionale in cui l’apertura dei mercati allo scambio di beni e servizi costituisce una tessera fondamentale del mosaico di crescita degli Stati, favorendo un trasferimento di ricchezza dai Paesi industriali a quelli in via di sviluppo. Detta relazione crea un ordinamento globale degli scambi irrorato di complessità sistemiche e di profondi cambiamenti riguardo sia alle relazioni internazionali che ai rapporti economici della stessa Comunità internazionale.
Il processo, apparentemente irreversibile e incontrastabile, di globalizzazione dell’economia, sebbene almeno in potenza incoraggi lo sviluppo e la crescita, comporta inevitabili sprechi di risorse economiche, sociali e politiche a cui il diritto internazionale dell’economia deve porre argine con programmi normativi e politiche economiche al fine di regolamentarne il precipitato; bisogna scongiurare che le possibilità offerte dalle zone franche generino effetti controproducenti.
La discussione muove dall’indefettibile chiarimento semantico dei due termini “investimenti” e “zone franche”, onde indagare con maggiore consapevolezza la relazione sostanziale intercorrente tra di essi e di comprendere le varie sfaccettature del fenomeno in esame, senza dunque limitarsi ad una mera ed improduttiva questione nominalistica, ma proponendosi anzi la sistemazione di una pletora di termini connotativi di profili, in taluni casi differenti ed in altri simili, che, diversamente, rischiano di alimentare la confusione negli investitori, oltre che di disorientare il giurista. Alcuni di questi risvolti possono già essere apprezzati nel Secondo capitolo ci si sofferma sull’incidenza di una corretta governance istituzionale sul flusso di investimenti diretti esteri. La struttura giuridica delle zone economiche speciali è la chiave di attrazione degli affari d’investimento. Nella seconda parte del capitolo, si pone in rilievo la tensione derivante dai profili di contrasto tra le normative fiscali internazionali e quelle delle zone: l’attrito più rilevante coinvolge le discipline dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e l’accordo sulle sovvenzioni e sulle misure compensative (SCM).
Analoghi contrasti sono indagati nel Terzo capitolo, alla luce degli effetti distorsivi e patologici che i benefici tributari delle zone possono riverberare su pratiche di elusione, erosione ed evasione fiscale, note come Base Erosion and Profit Shifting, all’interno del circuito OCSE;
per proseguire, poi, con l’analisi della recente Legge sugli Investimenti della Repubblica cinese, allo scopo di verificare se e come il negative list approach in essa contenuto possa rispondere agli indici di standards internazionali sull’ammissione degli investimenti stranieri.
Il capitolo Quarto incentra la trattazione relativa ai meccanismi giurisdizionali presenti nelle zone franche, con particolare attenzione al ruolo dell’istituto dell’arbitrato al netto delle possibili criticità in materia di riconoscimento dei lodi esteri. Il capitolo, coprendo un vastissimo raggio geografico, quasi in chiave comparatistica metterà in luce gli aspetti peculiari delle giurisdizioni asiatiche e mediorientali, finendo con l’individuare il comune denominatore giuridico nel common law inglese, proprio quale veicolo principale dell’auspicabile uniformazione normativa.
I capitoli Quinto e Sesto affrontano le molteplici sfaccettature soggiacenti al microcosmo della commisurazione dei diritti dell’investitore rispetto ai parametri degli standards internazionali, con particolare riferimento da un lato, al trattamento giusto ed equo (FET) ed alla non discriminazione, dall’altro, all’espropriazione, ed alle caratteristiche che tale istituto assume nei contesti delle zone economiche speciali, in ragione delle istanze invocate in sede giudiziaria dall’investitore verso lo Stato ospite.
L’elaborato si chiude con l’indagine sulla dinamica che vede opporre gli interessi privati dell’investitore a quelli di natura pubblica dell’Autorità di zona: l’intensità dell’affidamento legittimo dell’investitore al momento della pianificazione dell’investimento, in bilico costante, tra la tutela della legittima aspettativa prevista dai trattati e le violazioni di questi da parte degli Stati, spesso derivanti dalla necessità di adeguare normativamente le condizioni nei settori sensibili.
Supportando ciascuna delle tematiche, in primo luogo, con costanti e puntuali riferimenti normativi, in guisa di ancore a cui ricondurre l’origine delle questioni più controverse, ogni sezione della trattazione si avvale anche di una scrutinata casistica tratta dalla giurisprudenza arbitrale internazionale, con il duplice scopo di fornire non solo una chiara disamina dei risvolti applicativi, ma anche un orizzonte dinamico per future definizioni legislative in un settore giuridico in continua e rapida evoluzione.
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