Tesi etd-06272022-153603 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MONTICELLI, LORENZO
URN
etd-06272022-153603
Titolo
Povertà da disoccupazione e povertà da occupazione: la dignità attraverso il lavoro
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Pertici, Andrea
Parole chiave
- dignità
- fondamento lavorista
- ius existentiae
- povertà
- reddito minimo garantito
- salario minimo garantito.
Data inizio appello
11/07/2022
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
In un mercato del lavoro profondamente trasformato, il legislatore italiano ed europeo si trova ad affrontare il fenomeno della povertà con sfaccettature in parte inedite: è sempre più urgente ripartire dai fondamenti costituzionali e rimettere la dignità della persona al centro degli interventi pubblici per garantire a tutti una vita libera e dignitosa garantita dalla Costituzione.
La Costituzione individua nel lavoro lo strumento principe per lo sviluppo della personalità e per l’affermazione della dignità.
Oggi il fenomeno della povertà riguarda la disoccupazione ma anche l’occupazione: nel presente elaborato si ipotizzano degli interventi legislativi efficaci a questi due fenomeni sulla base delle indicazioni della Costituzione italiana ma anche alla luce del diritto europeo che muove i primi passi in ambito sociale.
Si ricostruiscono i fondamenti del diritto ad un’esistenza libera e dignitosa e del dovere dei poteri pubblici di lottare contro la povertà.
Per quanto riguarda la povertà da disoccupazione, sempre di più oggi si accompagna all’emarginazione sociale, riguardando spesso soggetti difficilmente inseribili nel mondo del lavoro.
Consapevoli di questo fenomeno, gli Stati europei hanno adottato forme di reddito minimo garantito: una misura bifronte di contrasto alla povertà da un lato, di inclusione sociale dall’altro.
Nel primo capitolo viene dunque argomentata la coerenza col disegno costituzionale di una misura legislativa che garantisca un reddito a garanzia di una vita libera e dignitosa nel periodo di disoccupazione e che accompagni la persona verso un reinserimento nel mondo del lavoro.
Malgrado misure di reddito minimo garantito siano diffuse in tutta Europa, mancano iniziative vincolanti dell’Unione Europea volte a stabilire degli standard uniformi.
Tuttavia si segnala un lento ma progressivo cambio di paradigma della gestione dell’economia dell’Unione europea rispetto alla lunga stagione caratterizzata da politiche volte a tutelare il libero mercato e di contenimento della spesa pubblica con i tagli alle spese del welfare che ne sono conseguiti.
Segue un excursus sulle varie forme di reddito minimo introdotte in Italia fino all’attuale reddito di cittadinanza di cui se ne analizzano le criticità anche alla luce dei problemi strutturali dei servizi per l’impiego che da sempre riguardano le politiche attive del lavoro.
Vengono inoltre ricostruite le modifiche apportate dalla legge di bilancio n. 234/2021 ed i contenuti di due importanti interventi previsti nel PNRR: il programma garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL) ed il piano nazionale nuove competenze.
L’elaborato passa poi ad analizzare l’attuale fenomeno del lavoro povero: la povertà nonostante l’occupazione. L’intenzione dei costituenti era quella di affidare alla contrattazione collettiva il compito di garantire il diritto all’equa retribuzione sancito all’articolo 36: un salario proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente per una vita libera e dignitosa.
Di fronte alla mancata attuazione della seconda parte dell’articolo 39 e dunque di contratti collettivi sforniti di efficacia erga omnes, i lavoratori con sempre maggiore frequenza si rivolgono ai giudici che, attraverso la diretta applicazione dell’articolo 36 della Costituzione, hanno riconosciuto ai ricorrenti la retribuzione prevista nei contratti collettivi della categoria di riferimento o di quella affine, dando vita alla c.d. «via italiana» al salario minimo.
Tuttavia recentemente si assiste ad una proliferazione incontrollata del numero dei contratti collettivi a volte con ambiti di applicazione sovrapponibili ed al fenomeno della contrattazione “pirata” con l’obiettivo di una corsa a ribasso dei salari.
Il lavoro povero inoltre riguarda non solo i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva, ma anche quei lavoratori coperti da contratti collettivi stipulati dai sindacati storici che tuttavia contengono, in alcuni casi, salari inidonei a tutelare gli occupati dalla trappola della povertà.
Questo contesto mostra che la via italiana al salario minimo è ad un punto di crisi.
La recente proposta di direttiva dell’Unione Europea sui salari minimi adeguati ha contribuito a tenere alta l’attenzione sul fenomeno della povertà lavorativa in quanto, ormai, fenomeno da affrontare con una prospettiva globale.
In Italia, in tempi recenti, si è iniziato ad ipotizzare modelli di interventi legislativi a protezione dei minimi salariali analizzati specificamente dal presente elaborato.
Coerentemente con le intenzioni del costituente e con le emergenti proposte europee viene ipotizzato un modello di salario minimo legale garantito da un lato dall’azione sindacale la cui genuinità viene certificata da criteri legali che ne testimonino la effettiva rappresentatività e dall’altro dalla determinazione di una retribuzione minima stabilita dalla legge che tracci una soglia in ogni caso invalicabile.
Alla luce dell’attuale mercato del lavoro caratterizzato dall’aumento del fenomeno delle precarietà e della riduzione delle ore effettivamente lavorate, si tratta il tema dei minimi salariali anche nei confronti di questi lavoratori.
Infine vengono ricostruiti i fondamenti costituzionali del diritto alla giusta retribuzione anche per i lavoratori autonomi e se ipotizzano strumenti legislativi attuativi, seppur nelle difficoltà dovute all’assoggettamento di questi lavoratori alla disciplina europea della libera concorrenza prevista per le imprese e alla loro tradizionale esclusione dalle tutele tipiche del lavoro subordinato e dal sistema sindacale.
La Costituzione individua nel lavoro lo strumento principe per lo sviluppo della personalità e per l’affermazione della dignità.
Oggi il fenomeno della povertà riguarda la disoccupazione ma anche l’occupazione: nel presente elaborato si ipotizzano degli interventi legislativi efficaci a questi due fenomeni sulla base delle indicazioni della Costituzione italiana ma anche alla luce del diritto europeo che muove i primi passi in ambito sociale.
Si ricostruiscono i fondamenti del diritto ad un’esistenza libera e dignitosa e del dovere dei poteri pubblici di lottare contro la povertà.
Per quanto riguarda la povertà da disoccupazione, sempre di più oggi si accompagna all’emarginazione sociale, riguardando spesso soggetti difficilmente inseribili nel mondo del lavoro.
Consapevoli di questo fenomeno, gli Stati europei hanno adottato forme di reddito minimo garantito: una misura bifronte di contrasto alla povertà da un lato, di inclusione sociale dall’altro.
Nel primo capitolo viene dunque argomentata la coerenza col disegno costituzionale di una misura legislativa che garantisca un reddito a garanzia di una vita libera e dignitosa nel periodo di disoccupazione e che accompagni la persona verso un reinserimento nel mondo del lavoro.
Malgrado misure di reddito minimo garantito siano diffuse in tutta Europa, mancano iniziative vincolanti dell’Unione Europea volte a stabilire degli standard uniformi.
Tuttavia si segnala un lento ma progressivo cambio di paradigma della gestione dell’economia dell’Unione europea rispetto alla lunga stagione caratterizzata da politiche volte a tutelare il libero mercato e di contenimento della spesa pubblica con i tagli alle spese del welfare che ne sono conseguiti.
Segue un excursus sulle varie forme di reddito minimo introdotte in Italia fino all’attuale reddito di cittadinanza di cui se ne analizzano le criticità anche alla luce dei problemi strutturali dei servizi per l’impiego che da sempre riguardano le politiche attive del lavoro.
Vengono inoltre ricostruite le modifiche apportate dalla legge di bilancio n. 234/2021 ed i contenuti di due importanti interventi previsti nel PNRR: il programma garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL) ed il piano nazionale nuove competenze.
L’elaborato passa poi ad analizzare l’attuale fenomeno del lavoro povero: la povertà nonostante l’occupazione. L’intenzione dei costituenti era quella di affidare alla contrattazione collettiva il compito di garantire il diritto all’equa retribuzione sancito all’articolo 36: un salario proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro e in ogni caso sufficiente per una vita libera e dignitosa.
Di fronte alla mancata attuazione della seconda parte dell’articolo 39 e dunque di contratti collettivi sforniti di efficacia erga omnes, i lavoratori con sempre maggiore frequenza si rivolgono ai giudici che, attraverso la diretta applicazione dell’articolo 36 della Costituzione, hanno riconosciuto ai ricorrenti la retribuzione prevista nei contratti collettivi della categoria di riferimento o di quella affine, dando vita alla c.d. «via italiana» al salario minimo.
Tuttavia recentemente si assiste ad una proliferazione incontrollata del numero dei contratti collettivi a volte con ambiti di applicazione sovrapponibili ed al fenomeno della contrattazione “pirata” con l’obiettivo di una corsa a ribasso dei salari.
Il lavoro povero inoltre riguarda non solo i lavoratori non coperti dalla contrattazione collettiva, ma anche quei lavoratori coperti da contratti collettivi stipulati dai sindacati storici che tuttavia contengono, in alcuni casi, salari inidonei a tutelare gli occupati dalla trappola della povertà.
Questo contesto mostra che la via italiana al salario minimo è ad un punto di crisi.
La recente proposta di direttiva dell’Unione Europea sui salari minimi adeguati ha contribuito a tenere alta l’attenzione sul fenomeno della povertà lavorativa in quanto, ormai, fenomeno da affrontare con una prospettiva globale.
In Italia, in tempi recenti, si è iniziato ad ipotizzare modelli di interventi legislativi a protezione dei minimi salariali analizzati specificamente dal presente elaborato.
Coerentemente con le intenzioni del costituente e con le emergenti proposte europee viene ipotizzato un modello di salario minimo legale garantito da un lato dall’azione sindacale la cui genuinità viene certificata da criteri legali che ne testimonino la effettiva rappresentatività e dall’altro dalla determinazione di una retribuzione minima stabilita dalla legge che tracci una soglia in ogni caso invalicabile.
Alla luce dell’attuale mercato del lavoro caratterizzato dall’aumento del fenomeno delle precarietà e della riduzione delle ore effettivamente lavorate, si tratta il tema dei minimi salariali anche nei confronti di questi lavoratori.
Infine vengono ricostruiti i fondamenti costituzionali del diritto alla giusta retribuzione anche per i lavoratori autonomi e se ipotizzano strumenti legislativi attuativi, seppur nelle difficoltà dovute all’assoggettamento di questi lavoratori alla disciplina europea della libera concorrenza prevista per le imprese e alla loro tradizionale esclusione dalle tutele tipiche del lavoro subordinato e dal sistema sindacale.
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