Tesi etd-06272018-112107 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
BRADASCIO, GIORGIA
URN
etd-06272018-112107
Titolo
il diritto violato: le mutilazioni genitali femminili
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Calamia, Antonio Marcello
Parole chiave
- mutilazioni genitali femminili
Data inizio appello
18/07/2018
Consultabilità
Completa
Riassunto
Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono pratiche che comportano la rimozione totale o parziale dei genitali esterni femminili o altri danni agli organi genitali femminili. Particolarmente diffuse in determinate zone dell’Africa e dell’Asia, sono arrivate anche nei Paesi occidentali come diretta conseguenza degli spostamenti migratori.
Eseguite con strumenti rudimentali quali lamette, rasoi, pietre, coltelli da cucina, vetri rotti, in condizioni igieniche non idonee, provocano, nel breve e nel lungo periodo, gravi conseguenze fisiche e mentali per le donne.
Dietro le MGF si celano complesse motivazioni antropologiche e socio-culturali che hanno tra gli obiettivi principali quello di controllare il corpo della donna e la sua sessualità e di subordinarla agli uomini della famiglia.
Costituiscono una violazione dei diritti umani fondamentali sanciti in Carte internazionali, come il diritto alla vita, alla salute e all’integrità psico-fisica, il diritto alla non discriminazione.
Molto attiva in tale campo è l’attività posta in essere da organizzazioni internazionali quali, in primo luogo, le Nazioni Unite che dagli anni ’90 del secolo scorso promuove campagne di sensibilizzazione sulle mutilazioni genitali femminili e di promozione dei diritti umani al “femminile”.
Negli ultimi anni, molti Paesi Africani, Europei ed Extraeuropei si sono dotati di una normativa per criminalizzare e mettere al bando le MGF ma nonostante questo, attualmente, in tutto il mondo si contano circa 200.000 donne vittima di mutilazione il che vuol dire che le leggi da sole non bastano. C’è bisogno di informazione, educazione, partecipazione soprattutto da parte delle comunità dedite alla pratica, sia uomini che donne.
Sconfiggere una volta per tutte le mutilazioni genitali femminili significherebbe garantire il progresso non solo femminile ma umano.
Eseguite con strumenti rudimentali quali lamette, rasoi, pietre, coltelli da cucina, vetri rotti, in condizioni igieniche non idonee, provocano, nel breve e nel lungo periodo, gravi conseguenze fisiche e mentali per le donne.
Dietro le MGF si celano complesse motivazioni antropologiche e socio-culturali che hanno tra gli obiettivi principali quello di controllare il corpo della donna e la sua sessualità e di subordinarla agli uomini della famiglia.
Costituiscono una violazione dei diritti umani fondamentali sanciti in Carte internazionali, come il diritto alla vita, alla salute e all’integrità psico-fisica, il diritto alla non discriminazione.
Molto attiva in tale campo è l’attività posta in essere da organizzazioni internazionali quali, in primo luogo, le Nazioni Unite che dagli anni ’90 del secolo scorso promuove campagne di sensibilizzazione sulle mutilazioni genitali femminili e di promozione dei diritti umani al “femminile”.
Negli ultimi anni, molti Paesi Africani, Europei ed Extraeuropei si sono dotati di una normativa per criminalizzare e mettere al bando le MGF ma nonostante questo, attualmente, in tutto il mondo si contano circa 200.000 donne vittima di mutilazione il che vuol dire che le leggi da sole non bastano. C’è bisogno di informazione, educazione, partecipazione soprattutto da parte delle comunità dedite alla pratica, sia uomini che donne.
Sconfiggere una volta per tutte le mutilazioni genitali femminili significherebbe garantire il progresso non solo femminile ma umano.
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