Tesi etd-06272017-160936 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (4 anni)
Autore
D'AMATO, CLAUDIA
Indirizzo email
claudia_damato@hotmail.com
URN
etd-06272017-160936
Titolo
IgE e IgG4 nell'immunoterapia specifica con veleno di imenotteri.
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
PATOLOGIA CLINICA E BIOCHIMICA CLINICA
Relatori
relatore Prof.ssa Migliorini, Paola
Parole chiave
- allergia al veleno di imenotteri
- IgE
- IgG4
- immunoterapia specifica
Data inizio appello
14/07/2017
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
14/07/2087
Riassunto
Quello degli imenotteri è un gruppo di insetti che risulta principalmente coinvolto nello sviluppo di reazioni allergiche. All’interno di questo ordine, le famiglie degli Apidi e dei Vespidi sono le più importanti in Europa.
I componenti del veleno degli Imenotteri in grado di indurre una reazione allergica sono generalmente glicoproteine aventi peso molecolare compreso tra 10 e 50 kDa.
Molti di questi allergeni sono noti e sequenziati da tempo, alcuni sono già presenti in forma ricombinante. Gli allergeni principali del veleno di imenotteri sono la fosfolipasi A2, la ialuronidasi e la fosfatasi acida.
La puntura di un Imenottero può provocare una reazione su base immunologica, che può essere IgE mediata o non IgE mediata, o anche una reazione non immunologica.
La reazione più comune è quella che viene definita locale estesa, caratterizzata da un edema intorno alla sede di puntura di almeno 10 cm di diametro, che persiste per più di 24 ore.
Una corretta raccolta dei dati anamnestici può fornire elementi utili per distinguere le reazioni IgE mediate da quelle tossiche o a patogenesi ignota. Nell’ambito degli esami diagnostici, i test cutanei con veleno purificato rappresentano la procedura principale per porre diagnosi di allergia al veleno degli imenotteri, sia per la rapida visualizzazione dei risultati, che per il basso costo.
Il principale trattamento terapeutico per l’allergia al veleno di imenotteri è rappresentata dall’Immunterapia Speciafica (ITS). Infatti questo trattamento è l’unico in grado di garantire una protezione completa in caso di nuova puntura, migliorando così la qualità di vita dei pazienti allergici al veleno degli imenotteri. L’immunoterapia consiste nell’iniezione sottocutanea di estratto di veleno in dosi crescenti, per stimolare i meccanismi protettivi dell’organismo contro gli effetti di nuove punture. Le evidenze scientifiche dimostrano che l’immunoterapia specifica modifica la risposta immunitaria alterata nei soggetti allergici, indirizzandola di nuovo verso la normalità.
Lo scopo di questa tesi è stato di analizzare il profilo delle immunoglobuline sieriche IgE ed IgG4, in pazienti che hanno presentato reazioni allergiche al veleno di imenotteri e che sono stati sottoposti a immunoterapia specifica. Sono stati effettuati dei prelievi sierici prima dell’inizio della terapia e dopo un anno.
In tutti i sieri raccolti nei due tempi (T0 e T1), sono state dosate le IgE e le IgG4 totali, e le IgE e le IgG4 specifiche per un gruppo di estratti/allergeni selezionati. Sono stati scelti gli estratti di veleno di Apis Mellifera, di Vespula vulgaris, di Polistes dominulus e di Vespa crabro; e gli antigeni ricombinanti rVes v 5 (Antigene 5 di Vespula spp), rPol d 5 (Antigene 5 di Polistes dominulus) e rVes v 1 (Fosfolipasi A1 di Vespula spp).
E' ormai stabilito che al momento attuale l'ITS rappresenta l’unica terapia per l’allergia a veleno di imenotteri. A fronte di una documentata efficacia clinica di questa terapia, non stati ancora definiti parametri sierologici che consentano di monitorarne l’andamento, dimostrarne l’efficacia, stabilire la possibilità di sospensione e anche predire la durata della protezione. Anche studi recenti propongono infatti la puntura dell’insetto come unico possibile test per dimostrare l’avvenuta desensibilizzazione.
Secondo i dati ottenuti nel nostro studio, nella maggior parte dei casi la procedura di immunizzazione si accompagna ad un aumento delle IgG4 specifiche a 1 anno dall’inizio, mentre il comportamento delle IgE è meno prevedibile. Si verifica quindi quello che è stato riportato come tipica risposta all'ITS.
In conclusione, da questo studio si può evincere che le IgG4 specifiche siano il parametro più utile nel valutare il processo di desensibilizzazione. L'uso dei ricombinanti, al momento limitato alla fase iniziale di inquadramento diagnostico, potrebbe invece fornire indicazioni utili anche nel monitoraggio dell'immunoterapia.
I componenti del veleno degli Imenotteri in grado di indurre una reazione allergica sono generalmente glicoproteine aventi peso molecolare compreso tra 10 e 50 kDa.
Molti di questi allergeni sono noti e sequenziati da tempo, alcuni sono già presenti in forma ricombinante. Gli allergeni principali del veleno di imenotteri sono la fosfolipasi A2, la ialuronidasi e la fosfatasi acida.
La puntura di un Imenottero può provocare una reazione su base immunologica, che può essere IgE mediata o non IgE mediata, o anche una reazione non immunologica.
La reazione più comune è quella che viene definita locale estesa, caratterizzata da un edema intorno alla sede di puntura di almeno 10 cm di diametro, che persiste per più di 24 ore.
Una corretta raccolta dei dati anamnestici può fornire elementi utili per distinguere le reazioni IgE mediate da quelle tossiche o a patogenesi ignota. Nell’ambito degli esami diagnostici, i test cutanei con veleno purificato rappresentano la procedura principale per porre diagnosi di allergia al veleno degli imenotteri, sia per la rapida visualizzazione dei risultati, che per il basso costo.
Il principale trattamento terapeutico per l’allergia al veleno di imenotteri è rappresentata dall’Immunterapia Speciafica (ITS). Infatti questo trattamento è l’unico in grado di garantire una protezione completa in caso di nuova puntura, migliorando così la qualità di vita dei pazienti allergici al veleno degli imenotteri. L’immunoterapia consiste nell’iniezione sottocutanea di estratto di veleno in dosi crescenti, per stimolare i meccanismi protettivi dell’organismo contro gli effetti di nuove punture. Le evidenze scientifiche dimostrano che l’immunoterapia specifica modifica la risposta immunitaria alterata nei soggetti allergici, indirizzandola di nuovo verso la normalità.
Lo scopo di questa tesi è stato di analizzare il profilo delle immunoglobuline sieriche IgE ed IgG4, in pazienti che hanno presentato reazioni allergiche al veleno di imenotteri e che sono stati sottoposti a immunoterapia specifica. Sono stati effettuati dei prelievi sierici prima dell’inizio della terapia e dopo un anno.
In tutti i sieri raccolti nei due tempi (T0 e T1), sono state dosate le IgE e le IgG4 totali, e le IgE e le IgG4 specifiche per un gruppo di estratti/allergeni selezionati. Sono stati scelti gli estratti di veleno di Apis Mellifera, di Vespula vulgaris, di Polistes dominulus e di Vespa crabro; e gli antigeni ricombinanti rVes v 5 (Antigene 5 di Vespula spp), rPol d 5 (Antigene 5 di Polistes dominulus) e rVes v 1 (Fosfolipasi A1 di Vespula spp).
E' ormai stabilito che al momento attuale l'ITS rappresenta l’unica terapia per l’allergia a veleno di imenotteri. A fronte di una documentata efficacia clinica di questa terapia, non stati ancora definiti parametri sierologici che consentano di monitorarne l’andamento, dimostrarne l’efficacia, stabilire la possibilità di sospensione e anche predire la durata della protezione. Anche studi recenti propongono infatti la puntura dell’insetto come unico possibile test per dimostrare l’avvenuta desensibilizzazione.
Secondo i dati ottenuti nel nostro studio, nella maggior parte dei casi la procedura di immunizzazione si accompagna ad un aumento delle IgG4 specifiche a 1 anno dall’inizio, mentre il comportamento delle IgE è meno prevedibile. Si verifica quindi quello che è stato riportato come tipica risposta all'ITS.
In conclusione, da questo studio si può evincere che le IgG4 specifiche siano il parametro più utile nel valutare il processo di desensibilizzazione. L'uso dei ricombinanti, al momento limitato alla fase iniziale di inquadramento diagnostico, potrebbe invece fornire indicazioni utili anche nel monitoraggio dell'immunoterapia.
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