Tesi etd-06272011-184931 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica LC6
Autore
GIANNESE, DOMENICO
URN
etd-06272011-184931
Titolo
Effetti del paracalcitolo su PTH, funzione renale e proteinuria nei pazienti con Insufficienza renale cronica in terapia conservativa
Dipartimento
MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
MEDICINA E CHIRURGIA
Relatori
relatore Barsotti, Giuliano
Parole chiave
- funzione renale
- Paracalcitolo
- paratormone
- proteinuria
Data inizio appello
19/07/2011
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
19/07/2051
Riassunto
Gli studi recenti sulla vitamina D (1-25OH2D3 o Calcitriolo), ed in particolare sui suoi analoghi capaci di legarsi ai recettori VDR espressi sulla superficie delle cellule delle paratiroidi, quali il paracalcitolo, hanno evidenziato che quest’ultimo è capace di esplicare le principali azioni della Vit.D, ed in particolare quella di correggere l’iperparatiroidismo secondario (sHPTH) dei pazienti con CKD, in terapia conservativa con vario grado di insufficienza renale, che nei pazienti in terapia sostitutiva mediante emodialisi extracorporea di mantenimento (Maintenance Haemodialysis o MHD) o in dialisi peritoneale (Peritoneal Dialysis- PD). Ma, mentre il calcitriolo a livello intestinale causa un aumento dell’assorbimento del calcio e del fosforo, provocando spesso ipercalcemia ed iperfosforemia, e del prodotto calcio • fosforo ritenuto alla base delle calcificazioni delle pareti arteriose, ivi comprese le arterie coronariche, e quindi di un aumentato rischio di morbilità e mortalità da cause vascolari, il paracalcitolo non sembra avere analogo effetto.
Recentemente, fra gli effetti pleiotropici del paracalcitolo, è stata segnalata la capacità di ridurre la proteinuria, un effetto assimilabile a quello degli ACEi.
Da poco tempo sono a disposizione le compresse di paracalcitolo (Zemplar ), e questo ha reso possibile la somministrazione per os del farmaco anche nei pazienti con IRC e IperPTH in terapia conservativa, per periodi di tempo prolungati. Ovviamente, il farmaco è prescrivibile nei pazienti in terapia conservativa e IRC che presentino un iPTH superiore a 180 pg/ml, con piano terapeutico redatto dal Nefrologo.
Lo studio osservazionale riportato in questa tesi rappresenta la prosecuzione di uno studio pilota che aveva lo scopo di valutare l’efficacia del farmaco sui valori di iPTH, i suoi effetti sulla funzione renale e gli eventuali effetti collaterali sgradevoli.
Sono stati arruolati 23 pazienti consecutivi, 17 M e 6 F in larga misura seguiti come out-patients dal nostro ambulatorio nefrologico (16 pts), o in regime di DH (4 pts) o di ricovero ordinario (3 pts). Tutti i pazienti erano un terapia conservativa (dietetica e farmacologica) che non è stata modificata durante tutta la durata dello studio. I pazienti erano affetti da IRC di varia natura, e con una insufficienza renale allo stadio VI° o V° della classificazione NKF. Nella casistica era compreso anche il rene policistico, ma non il diabete. Tutti presentavano una proteinuria di grado non nefrosico.
Nei pazienti trattati in precedenza con vit D, il farmaco è stato sospeso almeno un mese prima dell’inizio della terapia con paracalcitolo, Lasciando immodificata la terapia farmacologica seguita in precedenza (antiipertensiva, compresi gli ACEi, ipolipemizzante, antiaggregante piastrinica, con chelanti intestinali per il fosforo, a base di calcio) e la terapia nutrizionale (dieta ipoproteica- ipofosforica, con apporto controllato di sodio, e normocalorica) tutti i pazienti, eseguiti i controlli basali, hanno iniziato terapia con paracalcitolo, 1 compressa al giorno per almeno tre mesi, e successivamente 1 compressa a giorni alterni, fino alla fine dello studio.
Il risultato più evidente è risultato quello sul PTH, che si è ridotto in media di oltre il 50% (da 443±248 pg/ml a 170±111 pg/ml alla fine dello studio). In due pazienti il paracalcitolo è stato sospeso per eccessiva riduzione del PTH (al di sotto di 50 pg/min) nel timore dello sviluppo di una malattia adinamica dell’osso. La funzione renale, valutata come creatininemia e clearance della creatinina, si e ridotta se pur di poco, ma in modo significativo. La calcemia non si è modificata significativamente, al contrario della fosforemia, passata da 4.52±0.54 mg/dl a 4.96±0.62 mg/dl (p<0.05). Anche il prodotto Calcio • Fosforo si è ridotto in modo significativo.
Al contrario, almeno nella nostra casistica, la terapia con paracalcitolo non ha determinato una riduzione significativa della proteinuria, passata da 745 ± 336 a 691± 323 mg/die.
I risultati del nostro studio osservazionale confermano l’efficacia del paracalcitolo nel controllare, attraverso il blocco dei VDR, l’HPTH secondario, quando la funzione delle paratiroidi non sia totalmente svincolata (IperPTH terziario). Altro importante risultato è lo scarso o nullo effetto sull’assorbimento intestinale di Ca e P da parte del paracalcitolo, come avviene quando si somministri l’1-25 (OH)2 D3. Di conseguenza minore è il rischio di far aumentare il prodotto Ca•P al di sopra di 50, limite oltre il quale aumenta il rischio di precipitazione di fosfato di calcio nelle arterie e arteriole. L’uso di questo farmaco potrebbe, quindi, esercitare un effetto benefico nel ridurre la incidenza di grave patologia cardiovascolare nei pazienti con CKD non ancora in dialisi.
Recentemente, fra gli effetti pleiotropici del paracalcitolo, è stata segnalata la capacità di ridurre la proteinuria, un effetto assimilabile a quello degli ACEi.
Da poco tempo sono a disposizione le compresse di paracalcitolo (Zemplar ), e questo ha reso possibile la somministrazione per os del farmaco anche nei pazienti con IRC e IperPTH in terapia conservativa, per periodi di tempo prolungati. Ovviamente, il farmaco è prescrivibile nei pazienti in terapia conservativa e IRC che presentino un iPTH superiore a 180 pg/ml, con piano terapeutico redatto dal Nefrologo.
Lo studio osservazionale riportato in questa tesi rappresenta la prosecuzione di uno studio pilota che aveva lo scopo di valutare l’efficacia del farmaco sui valori di iPTH, i suoi effetti sulla funzione renale e gli eventuali effetti collaterali sgradevoli.
Sono stati arruolati 23 pazienti consecutivi, 17 M e 6 F in larga misura seguiti come out-patients dal nostro ambulatorio nefrologico (16 pts), o in regime di DH (4 pts) o di ricovero ordinario (3 pts). Tutti i pazienti erano un terapia conservativa (dietetica e farmacologica) che non è stata modificata durante tutta la durata dello studio. I pazienti erano affetti da IRC di varia natura, e con una insufficienza renale allo stadio VI° o V° della classificazione NKF. Nella casistica era compreso anche il rene policistico, ma non il diabete. Tutti presentavano una proteinuria di grado non nefrosico.
Nei pazienti trattati in precedenza con vit D, il farmaco è stato sospeso almeno un mese prima dell’inizio della terapia con paracalcitolo, Lasciando immodificata la terapia farmacologica seguita in precedenza (antiipertensiva, compresi gli ACEi, ipolipemizzante, antiaggregante piastrinica, con chelanti intestinali per il fosforo, a base di calcio) e la terapia nutrizionale (dieta ipoproteica- ipofosforica, con apporto controllato di sodio, e normocalorica) tutti i pazienti, eseguiti i controlli basali, hanno iniziato terapia con paracalcitolo, 1 compressa al giorno per almeno tre mesi, e successivamente 1 compressa a giorni alterni, fino alla fine dello studio.
Il risultato più evidente è risultato quello sul PTH, che si è ridotto in media di oltre il 50% (da 443±248 pg/ml a 170±111 pg/ml alla fine dello studio). In due pazienti il paracalcitolo è stato sospeso per eccessiva riduzione del PTH (al di sotto di 50 pg/min) nel timore dello sviluppo di una malattia adinamica dell’osso. La funzione renale, valutata come creatininemia e clearance della creatinina, si e ridotta se pur di poco, ma in modo significativo. La calcemia non si è modificata significativamente, al contrario della fosforemia, passata da 4.52±0.54 mg/dl a 4.96±0.62 mg/dl (p<0.05). Anche il prodotto Calcio • Fosforo si è ridotto in modo significativo.
Al contrario, almeno nella nostra casistica, la terapia con paracalcitolo non ha determinato una riduzione significativa della proteinuria, passata da 745 ± 336 a 691± 323 mg/die.
I risultati del nostro studio osservazionale confermano l’efficacia del paracalcitolo nel controllare, attraverso il blocco dei VDR, l’HPTH secondario, quando la funzione delle paratiroidi non sia totalmente svincolata (IperPTH terziario). Altro importante risultato è lo scarso o nullo effetto sull’assorbimento intestinale di Ca e P da parte del paracalcitolo, come avviene quando si somministri l’1-25 (OH)2 D3. Di conseguenza minore è il rischio di far aumentare il prodotto Ca•P al di sopra di 50, limite oltre il quale aumenta il rischio di precipitazione di fosfato di calcio nelle arterie e arteriole. L’uso di questo farmaco potrebbe, quindi, esercitare un effetto benefico nel ridurre la incidenza di grave patologia cardiovascolare nei pazienti con CKD non ancora in dialisi.
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