Tesi etd-06262020-103759 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale
Autore
NIGRO, FRANCESCO
URN
etd-06262020-103759
Titolo
Sostenibilita economica dell'intensificazione dei sistemi colturali cerealicolo-industriali in ambiente Mediterraneo
Dipartimento
SCIENZE AGRARIE, ALIMENTARI E AGRO-AMBIENTALI
Corso di studi
PRODUZIONI AGROALIMENTARI E GESTIONE DEGLI AGROECOSISTEMI
Relatori
relatore Prof. Brunori, Gianluca
correlatore Dott. Mantino, Alberto
correlatore Dott. Mantino, Alberto
Parole chiave
- agricoltura integrata
- colture cerealicolo-industriali
- conto colturale
- Intensificazione
- redditività
- sostenibilità
Data inizio appello
13/07/2020
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
13/07/2060
Riassunto
La moderna ricerca nel campo delle produzioni agrarie per scopi alimentari è caratterizzata da un tratto comune in tutte le sue articolazioni, ovvero quello del soddisfacimento della crescente domanda di beni agro-alimentari a livello mondiale. Le problematiche legate alla crescita demografica e al cambiamento climatico sono ormai divenute centrali nel dibattito pubblico e politico. Si domanda alle Scienze Agrarie di trovare la risposta per un necessario aumento delle rese unitarie ad ettaro al fine di fronteggiare la crescente pressione demografica e gli squilibri socioeconomici legati ai cambiamenti climatici futuri. A livello globale, tali incrementi di produzione, seppur necessari, spesso mancano di considerazioni rispetto alla sperequazione geografica degli effetti del cambiamento climatico e crescita demografica. È necessaria infatti una transizione verso modelli maggiormente sostenibili e allo stesso tempo produttivi nei diversi agroecosistemi su scala locale, regionale e nazionale.
A fronte di una elevata biodiversità agraria, l’uomo fonda larga parte del proprio regime alimentare su poche grandi colture, esse sono le cosiddette commodities, considerate dai mercati merce indifferenziata a basso valore aggiunto. Ciò nonostante, è su queste colture che la grande sfida alimentare, politica e scientifica, farà il suo corso. L’attenzione di questo lavoro è volta proprio a questa categoria.
In questo elaborato si analizza un sistema colturale ad indirizzo produttivo cerealicolo-industriale in ambiente mediterraneo (Italia centrale), composto da una rotazione sessennale in asciutta. La rotazione sessennale prevede una sequenza di: barbabietola da zucchero; frumento duro; sorgo da granella; girasole; frumento duro e set-aside. La sperimentazione è stata condotta per un periodo di 12 anni (periodo 1994-2005) duranti i quali sono stati attuati due itinerari tecnici corrispondenti a sistemi di gestione colturale ad alto input (agricoltura convenzionale) e basso input (agricoltura integrata).
Partendo dalle analisi delle rese produttive e del bilancio energetico della rotazione colturale, condotte sulla stessa sperimentazione nell’ambito di studi scientifici pregressi, il presente lavoro ricostruisce il conto colturale di ciascuna coltura per ogni sistema di gestione colturale per il periodo considerato (anni 1994-2005).
L’analisi condotta ha ricostruito gli indicatori economici di maggiore importanza: Produzione Lorda Vendibile (PLV senza premi); Ricavi Totali (PLV con premi); Costi Variabili (CV); Reddito Lordo senza Premi (PLV senza premi meno i CV) e Reddito Lordo (Ricavi Totali meno CV).
Durante gli anni 1994-2005 le rese delle colture primaverili-estive non presentano differenze statisticamente significative per i due livelli di intensificazione colturale, mentre il frumento duro ha rese significativamente diverse solo per due anni sul ciclo dodicennale (2001 e 2002). Al netto dei costi, tali differenze vengono capovolte, il reddito lordo senza premi e il reddito lordo mostrano, infatti, in maniera univoca come la scelta economicamente più razionale per ogni coltura risulti essere il sistema di gestione integrata.
Il sistema di gestione colturale integrato apporta un reddito lordo senza premi di 338.32 € ha⁻¹ e un reddito lordo di 708.48 € ha⁻¹ a fronte del sistema di gestione colturale convenzionale con reddito lordo senza premi di 218.44 € ha⁻¹ e un reddito lordo di 588.60 € ha⁻¹ (dati riferiti alla media dodicennale degli indicatori economici).
Nel contesto considerato, emerge, pertanto, come l’agricoltura integrata non solo permetta una maggiore redditività a parità di successione colturale, ma a parità di produzione areica, essa controverta una visione produttivista dell’agricoltura per la quale la necessità di rispondere alla crescente domanda alimentare giustifica un’intensificazione agricola non razionale e quindi non sostenibile.
La capacità di mantenere livelli produttivi e reddituali adeguati dell’agricoltura integrata, unita alla sua maggiore valenza agro-ambientale permettono di preservare e di migliorare la capacità produttiva degli agroecosistemi, in termini di fertilità chimico-fisica-biologica, sfuggendo in tal modo ad un paradosso produttivista che vede nel depauperamento degli agroecosistemi, giustificati da un’impellente domanda di cibo, la compromissione della loro futura capacità produttiva, utile a rispondere domani alle stesse sfide che ne giustificano oggi uno sfruttamento non sostenibile.
A fronte di una elevata biodiversità agraria, l’uomo fonda larga parte del proprio regime alimentare su poche grandi colture, esse sono le cosiddette commodities, considerate dai mercati merce indifferenziata a basso valore aggiunto. Ciò nonostante, è su queste colture che la grande sfida alimentare, politica e scientifica, farà il suo corso. L’attenzione di questo lavoro è volta proprio a questa categoria.
In questo elaborato si analizza un sistema colturale ad indirizzo produttivo cerealicolo-industriale in ambiente mediterraneo (Italia centrale), composto da una rotazione sessennale in asciutta. La rotazione sessennale prevede una sequenza di: barbabietola da zucchero; frumento duro; sorgo da granella; girasole; frumento duro e set-aside. La sperimentazione è stata condotta per un periodo di 12 anni (periodo 1994-2005) duranti i quali sono stati attuati due itinerari tecnici corrispondenti a sistemi di gestione colturale ad alto input (agricoltura convenzionale) e basso input (agricoltura integrata).
Partendo dalle analisi delle rese produttive e del bilancio energetico della rotazione colturale, condotte sulla stessa sperimentazione nell’ambito di studi scientifici pregressi, il presente lavoro ricostruisce il conto colturale di ciascuna coltura per ogni sistema di gestione colturale per il periodo considerato (anni 1994-2005).
L’analisi condotta ha ricostruito gli indicatori economici di maggiore importanza: Produzione Lorda Vendibile (PLV senza premi); Ricavi Totali (PLV con premi); Costi Variabili (CV); Reddito Lordo senza Premi (PLV senza premi meno i CV) e Reddito Lordo (Ricavi Totali meno CV).
Durante gli anni 1994-2005 le rese delle colture primaverili-estive non presentano differenze statisticamente significative per i due livelli di intensificazione colturale, mentre il frumento duro ha rese significativamente diverse solo per due anni sul ciclo dodicennale (2001 e 2002). Al netto dei costi, tali differenze vengono capovolte, il reddito lordo senza premi e il reddito lordo mostrano, infatti, in maniera univoca come la scelta economicamente più razionale per ogni coltura risulti essere il sistema di gestione integrata.
Il sistema di gestione colturale integrato apporta un reddito lordo senza premi di 338.32 € ha⁻¹ e un reddito lordo di 708.48 € ha⁻¹ a fronte del sistema di gestione colturale convenzionale con reddito lordo senza premi di 218.44 € ha⁻¹ e un reddito lordo di 588.60 € ha⁻¹ (dati riferiti alla media dodicennale degli indicatori economici).
Nel contesto considerato, emerge, pertanto, come l’agricoltura integrata non solo permetta una maggiore redditività a parità di successione colturale, ma a parità di produzione areica, essa controverta una visione produttivista dell’agricoltura per la quale la necessità di rispondere alla crescente domanda alimentare giustifica un’intensificazione agricola non razionale e quindi non sostenibile.
La capacità di mantenere livelli produttivi e reddituali adeguati dell’agricoltura integrata, unita alla sua maggiore valenza agro-ambientale permettono di preservare e di migliorare la capacità produttiva degli agroecosistemi, in termini di fertilità chimico-fisica-biologica, sfuggendo in tal modo ad un paradosso produttivista che vede nel depauperamento degli agroecosistemi, giustificati da un’impellente domanda di cibo, la compromissione della loro futura capacità produttiva, utile a rispondere domani alle stesse sfide che ne giustificano oggi uno sfruttamento non sostenibile.
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