Tesi etd-06262017-091947 |
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Tipo di tesi
Tesi di specializzazione (5 anni)
Autore
LAINO, GABRIELLA
URN
etd-06262017-091947
Titolo
Il vedolizumab nella terapia delle malattie infiammatorie croniche intestinali: esperienza monocentrica
Dipartimento
RICERCA TRASLAZIONALE E DELLE NUOVE TECNOLOGIE IN MEDICINA E CHIRURGIA
Corso di studi
GASTROENTEROLOGIA
Relatori
relatore Prof. Marchi, Santino
relatore Dott. Costa, Francesco
relatore Dott. Costa, Francesco
Parole chiave
- efficacia
- sicurezza
- vedolizumab
Data inizio appello
13/07/2017
Consultabilità
Completa
Riassunto
Introduzione: Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) sono state trattate per anni con terapie convenzionali (mesalazina, steroidi) e con farmaci immunomediati (immunosoppressori e antiTNFα). Una nuova opzione terapeutica in pazienti con MICI attiva è rappresentata dal Vedolizumab (VDZ), farmaco anti-integrina che ha mostrato efficacia nell’induzione e nel mantenimento della remissione della rettocolite ulcerosa (RCU) e della malattia di Crohn (MC), negli studi registrativi GEMINI e in recenti studi di real life. VDZ è un anticorpo umanizzato IgG1 monoclonale rivolto contro l’integrina α4β7, che inibisce l’adesione delle cellule T esclusivamente a livello della mucosa intestinale. La sua selettività intestinale è associata a un minor rischio di infezioni e questo conferisce al farmaco un alto profilo di sicurezza. VDZ è attualmente approvato in 48 paesi e in Italia è disponibile da Giugno 2016.
Scopo del nostro studio è stata la valutazione dell’efficacia, del profilo di sicurezza e dell’impatto sulla qualità di vita correlata alla salute (HRQOL, Health-Related Quality Of Life) del trattamento con VDZ in pazienti con MICI attiva, non responsivi alle terapie convenzionali e/o agli anti-TNFα.
Materiali e metodi: Nello studio sono stati arruolati pazienti affetti da RCU e MC afferenti all’U.O. di Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana (AOUP) da giugno 2016 ad aprile 2017. Sono stati esclusi dallo studio i pazienti con presenza di ascessi addominali o infezioni attive, con una storia attuale di neoplasia e i pazienti affetti da MC con un punteggio Harvey-Bradshaw Index (HBI) <8. Il trattamento con VDZ è stato praticato secondo il seguente schema: 300 mg mediante infusione endovenosa a zero, due e sei settimane e successivamente ogni otto settimane. I pazienti affetti da MC sono stati sottoposti a un’infusione aggiuntiva alla Settimana 10. Alla Settimana 0, 6, 14 e durante il mantenimento (ogni 8 settimane) abbiamo valutato: l’attività di malattia mediante il calcolo del punteggio HBI per i pazienti affetti da MC e del Partial Mayo Score (PMS) per i pazienti con RCU, il quadro biochimico mediante il dosaggio della PCR e della calprotectina fecale e la qualità di vita del paziente mediante l’utilizzo dell’ Inflammatory Bowel Disease Questionnaire (IBDQ). I pazienti affetti da RCU che hanno raggiunto la Settimana 22 sono stati sottoposti a rettosigmoidoscopia e valutati mediante l’Endoscopic Mayo Score. La risposta clinica è stata definita come riduzione del punteggio PMS ≥2 punti, con concomitante riduzione del sub-score per sanguinamento rettale ≥1 punto oppure un sub-score assoluto per sanguinamento rettale ≤1punto per i pazienti affetti da RCU, mentre per i pazienti con MC è stata considerata una riduzione del punteggio HBI ≥3 punti. La remissione clinica è stata definita come un punteggio PMS ≤2 e un punteggio HBI ≤4. L’andamento della PCR, della calprotectina fecale e la qualità di vita dei pazienti sono stati analizzati con test statistico (T-Test per dati appaiati), i risultati sono stati considerati statisticamente significativi per un valore di p < 0,05.
Risultati: Tra Giugno 2016 e Aprile 2017 i pazienti trattati con VDZ che hanno eseguito almeno tre infusioni sono stati 30 di cui 20 affetti da RCU e 10 da MC (66.7% e 33.3% rispettivamente). A 6 settimane dall’inizio del trattamento abbiamo osservato una risposta clinica in 16 pazienti su 30 (53%), in particolare 9/20 (45%) con RCU e 7/10 (70%) con MC. Dei 16 pazienti con risposta clinica, 9 (30%) erano in terapia con corticosteroidi a scalare; la sospensione dello steroide (risposta clinica libera da steroide) alla Settimana 6 è stata osservata in 4 pazienti (13.3%) di cui 2 con RCU e 2 con MC. I primary non responders sono stati 4 pazienti (13.3%) di cui 2 con RCU, una paziente con RCU e portatrice di stomia temporanea e 1 con MC. I pazienti valutabili alla Settimana 14 sono stati 19, di cui 13 con RCU e 6 con MC. I dati di risposta sono stati i seguenti: 10 pazienti hanno presentato una risposta clinica ( 7 con RCU e 3 con MC), mentre la remissione clinica è stata osservata in 7 pazienti (5 con RCU e 2 con MC). Alla Settimana 6 e 14 il trend della PCR e della calprotectina fecale non hanno raggiunto la significatività statistica. Alla Settimana 22 la riduzione dell’Endoscopic Mayo Score di almeno un punto è stata osservata in 9 (69.2%) pazienti con RCU. Sia nei pazienti con MC che in quelli con RCU abbiamo osservato un miglioramento della qualità di vita raggiungendo la significatività statistica alla Settimana 6-14-22 (p=0,003; p=0.01; p=0.04) con valori di IBDQ normale (≥170) nel 53.6% dei pazienti alla Settimana 6, nel 44.4% alla Settimana 14, nel 53.3% alla Settimana 22. Nessun effetto collaterale di rilievo è stato riscontrato nei pazienti trattati, ad eccezione di una reazione non grave correlata all’infusione.
Conclusioni: VDZ nei nostri pazienti si è dimostrato un farmaco sicuro e ben tollerato con buona risposta clinica confermandosi una valida opzione terapeutica in pazienti con MICI attiva non responsivi alla terapie convenzionali e/o agli anti-TNFα. Saranno, comunque, necessari studi su coorti più ampie, allo scopo di identificare fattori clinici e biochimici predittivi di risposta al VDZ e definire in tal modo una terapia patient-tailored. Un periodo di osservazione più lungo, inoltre, permetterà di valutare l’efficacia a lungo termine e l’eventuale comparsa di complicanze correlate alla terapia.
Scopo del nostro studio è stata la valutazione dell’efficacia, del profilo di sicurezza e dell’impatto sulla qualità di vita correlata alla salute (HRQOL, Health-Related Quality Of Life) del trattamento con VDZ in pazienti con MICI attiva, non responsivi alle terapie convenzionali e/o agli anti-TNFα.
Materiali e metodi: Nello studio sono stati arruolati pazienti affetti da RCU e MC afferenti all’U.O. di Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Pisana (AOUP) da giugno 2016 ad aprile 2017. Sono stati esclusi dallo studio i pazienti con presenza di ascessi addominali o infezioni attive, con una storia attuale di neoplasia e i pazienti affetti da MC con un punteggio Harvey-Bradshaw Index (HBI) <8. Il trattamento con VDZ è stato praticato secondo il seguente schema: 300 mg mediante infusione endovenosa a zero, due e sei settimane e successivamente ogni otto settimane. I pazienti affetti da MC sono stati sottoposti a un’infusione aggiuntiva alla Settimana 10. Alla Settimana 0, 6, 14 e durante il mantenimento (ogni 8 settimane) abbiamo valutato: l’attività di malattia mediante il calcolo del punteggio HBI per i pazienti affetti da MC e del Partial Mayo Score (PMS) per i pazienti con RCU, il quadro biochimico mediante il dosaggio della PCR e della calprotectina fecale e la qualità di vita del paziente mediante l’utilizzo dell’ Inflammatory Bowel Disease Questionnaire (IBDQ). I pazienti affetti da RCU che hanno raggiunto la Settimana 22 sono stati sottoposti a rettosigmoidoscopia e valutati mediante l’Endoscopic Mayo Score. La risposta clinica è stata definita come riduzione del punteggio PMS ≥2 punti, con concomitante riduzione del sub-score per sanguinamento rettale ≥1 punto oppure un sub-score assoluto per sanguinamento rettale ≤1punto per i pazienti affetti da RCU, mentre per i pazienti con MC è stata considerata una riduzione del punteggio HBI ≥3 punti. La remissione clinica è stata definita come un punteggio PMS ≤2 e un punteggio HBI ≤4. L’andamento della PCR, della calprotectina fecale e la qualità di vita dei pazienti sono stati analizzati con test statistico (T-Test per dati appaiati), i risultati sono stati considerati statisticamente significativi per un valore di p < 0,05.
Risultati: Tra Giugno 2016 e Aprile 2017 i pazienti trattati con VDZ che hanno eseguito almeno tre infusioni sono stati 30 di cui 20 affetti da RCU e 10 da MC (66.7% e 33.3% rispettivamente). A 6 settimane dall’inizio del trattamento abbiamo osservato una risposta clinica in 16 pazienti su 30 (53%), in particolare 9/20 (45%) con RCU e 7/10 (70%) con MC. Dei 16 pazienti con risposta clinica, 9 (30%) erano in terapia con corticosteroidi a scalare; la sospensione dello steroide (risposta clinica libera da steroide) alla Settimana 6 è stata osservata in 4 pazienti (13.3%) di cui 2 con RCU e 2 con MC. I primary non responders sono stati 4 pazienti (13.3%) di cui 2 con RCU, una paziente con RCU e portatrice di stomia temporanea e 1 con MC. I pazienti valutabili alla Settimana 14 sono stati 19, di cui 13 con RCU e 6 con MC. I dati di risposta sono stati i seguenti: 10 pazienti hanno presentato una risposta clinica ( 7 con RCU e 3 con MC), mentre la remissione clinica è stata osservata in 7 pazienti (5 con RCU e 2 con MC). Alla Settimana 6 e 14 il trend della PCR e della calprotectina fecale non hanno raggiunto la significatività statistica. Alla Settimana 22 la riduzione dell’Endoscopic Mayo Score di almeno un punto è stata osservata in 9 (69.2%) pazienti con RCU. Sia nei pazienti con MC che in quelli con RCU abbiamo osservato un miglioramento della qualità di vita raggiungendo la significatività statistica alla Settimana 6-14-22 (p=0,003; p=0.01; p=0.04) con valori di IBDQ normale (≥170) nel 53.6% dei pazienti alla Settimana 6, nel 44.4% alla Settimana 14, nel 53.3% alla Settimana 22. Nessun effetto collaterale di rilievo è stato riscontrato nei pazienti trattati, ad eccezione di una reazione non grave correlata all’infusione.
Conclusioni: VDZ nei nostri pazienti si è dimostrato un farmaco sicuro e ben tollerato con buona risposta clinica confermandosi una valida opzione terapeutica in pazienti con MICI attiva non responsivi alla terapie convenzionali e/o agli anti-TNFα. Saranno, comunque, necessari studi su coorti più ampie, allo scopo di identificare fattori clinici e biochimici predittivi di risposta al VDZ e definire in tal modo una terapia patient-tailored. Un periodo di osservazione più lungo, inoltre, permetterà di valutare l’efficacia a lungo termine e l’eventuale comparsa di complicanze correlate alla terapia.
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