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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06262007-193321


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
FALORNI, IRENE
Indirizzo email
irene.falorni@hotmail.it
URN
etd-06262007-193321
Titolo
I GIARDINI DEI MONACI NELLA CERTOSA DI CALCI: STORIA, STATO ATTUALE, PROPOSTE DI RECUPERO
Dipartimento
AGRARIA
Corso di studi
PROGETTAZIONE E PIANIFICAZIONE DELLE AREE VERDI E DEL PAESAGGIO
Relatori
Relatore Magnani, Galileo
Parole chiave
  • CERTOSA DI CALCI
  • GIARDINI
  • RESTAURO
Data inizio appello
16/07/2007
Consultabilità
Completa
Riassunto
Nella seconda metà dello scorso secolo si è assistito, per i ben noti motivi legati alle vocazioni religiose, a una progressiva chiusura delle certose in Italia e nel mondo. Ciò ha ovviamente comportato una serie di problemi di gestione, restauro e valorizzazione di grandi complessi architettonici non più utilizzabili per la loro originaria funzione. Si tratta di un grandissimo patrimonio artistico culturale, in ambito del quale la componente a verde (chiostri e giardini) ha una importanza non indifferente, in quanto rappresenta una delle componenti essenziali che costituiscono i diversi monasteri.
In questa situazione, esiste quindi la necessità di adottare strategie per la salvaguardia di questo patrimonio, per il suo restauro e per la sua conservazione. Architetture e giardini molto spesso risultano abbandonati a se stessi, per cui sorge una serie di problemi legati alla loro proprietà, al loro riutilizzo, nel rispetto di ciò che nel passato essi hanno rappresentato.
Il caso della Certosa di Calci, in provincia di Pisa, fondata nel 1366 sotto l’ordine di san Bruno o dei Certosini e abbandonata dai monaci ormai da più di trent’anni, è forse quello di maggior rilievo, al di là del suo indubbio valore, ancora completamente leggibile da un osservatore, anche per i risvolti concernenti gli aspetti gestionali e di utilizzazione (oggi è in parte museo dell’Università e in parte è visitabile come struttura afferente al Ministero dei Beni Colturali), nonché per gli interventi restaurativi a cui è stato sottoposto, alcuni dei quali non ancora conclusi.
Il lavoro della presente tesi, si inserisce proprio nei progetti di restauro di complesso, condotti a cura della Soprintendenza pisana, per ciò che concerne i cosiddetti “giardini dei monaci”. Premesso che in linea generale tali giardini dovrebbero nuovamente assumere un assetto che comunque possa essere ricondotto ai principi dettati dalla regola certosina, a seconda degli specifici casi, le problematiche per quanto riguarda il loro restauro appaiono comunque abbastanza diversificate. Se talvolta può bastare un semplice intervento di conservazione per fermare il degrado, molto spesso non basta la manutenzione, ma si devono proporre interventi di tipo più drastico.
Fino a oggi, su tali spazi “a verde” della certosa di Calci le indagini e le ricerche anche ai fini del loro recupero sono assai limitate. Si è quindi ritenuto di basilare importanza iniziare un lavoro di analisi e procedere poi alla redazione di un possibile progetto di recupero di tre zone ben distinte presenti all’interno della certosa, il cui verde è soggetto a una manutenzione straordinaria e ordinaria curata dal centro interdipartimentale E. Avanzi dell’Università di Pisa, manutenzione che è stata utile per limitare il degrado dei giardini. Per poter riportare i giardini al loro passato splendore e alla loro primitiva funzione, almeno in senso documentario, esiste la necessità di un intervento specifico.
Per motivi di ordine metodologico, oltre che pratici per condurre il lavoro di ricerca, si sono prese in esame tre diversi luoghi: il chiostro grande, il giardino del Padre Maestro e quello del Padre Priore.
Il lavoro è stato articolato in più fasi, partendo da un’analisi storica sui complessi monastici, per focalizzare al meglio la peculiarità della certosa di Calci. Oltre a un’analisi ambientale e territoriale relativa al sito dove è insediato, lo spazio a verde della certosa è stato descritto nel suo stato attuale, attraverso attenti rilievi e osservazioni, che vanno dai substrati di coltivazione alle componenti vegetazionali, comprendente un’analisi VTA per le specie arboree. Quanto alle ipotesi progettuali proposte, sia per chiostro, sia per il giardino del maestro, sia per quello del priore, sono volte a ristabilire un ordine e un assetto della vegetazione che non sia in contrasto con la storicità dei luoghi e nel contempo riesca a documentare l’attività dei monaci.
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