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Archivio digitale delle tesi discusse presso l’Università di Pisa

Tesi etd-06252021-192118


Tipo di tesi
Tesi di laurea specialistica
Autore
MURRU, RITA
URN
etd-06252021-192118
Titolo
LA FASE PROGETTUALE CONDIVISA DEL PROCESSO DI AIUTO Il ruolo dell'Assistente Sociale come professionista della relazione di aiuto
Dipartimento
SCIENZE POLITICHE
Corso di studi
PROGRAMMAZIONE E POLITICA DEI SERVIZI SOCIALI
Relatori
relatore Prof. Mazza, Roberto
Parole chiave
  • équipe
  • empatia
  • contratto sociale
  • P.I.P.P.I.
  • Burnout
  • progetto condiviso
Data inizio appello
12/07/2021
Consultabilità
Tesi non consultabile
Riassunto
Il presente elaborato tratta il tema del ruolo dell'Assistente Sociale nella fase progettuale del processo di aiuto, soffermandosi sulla condivisione del progetto con il cittadino portatore di un bisogno, esplicito e latente che sia. Si è affrontato il tema dell'utilizzo del contratto sociale come strumento della progettualità condivisa, con le sue risorse e i limiti dovuti al suo impiego, cercando di dimostrare come il suo utilizzo rappresenti sommariamente una modalità efficace di lavoro con l'utenza. Si è sostenuto che alla base di ogni progetto condiviso è necessario che esista un rapporto fiduciario e di completo ascolto empatico con l'utenza. Il tema dell'empatia è stato affrontato con l'iniziale domanda se sia una dote naturale o se si possa acquisire nel tempo. Si è sostenuto che una base fondamentale deriva da una buona e continua formazione, introducendo il recente studio sui neuroni specchio. La condivisione di un progetto e l'utilizzo del contratto sociale è un argomento affrontato anche a livello di èquipe, sostenendo che con tutte le difficoltà del lavoro multiprofessionale, appare l'unico strumento di lavoro che possa funzionare efficacemente. Si è affrontato il ruolo dell'Assistente Sociale nella fase progettuale del processo di aiuto, come professionista, ma anche come una persona con i propri vissuti e sentimenti, che necessita di strumenti formativi continui per ottenere e mantenere la propria professionalità. Si è ipotizzato che la professionalità è dovuta a molteplici fattori, tra cui una buona formazione universitaria, con l'incremento del tirocinio, la formazione continua, le équipe, la supervisione e anche una parte di doti empatiche naturali. Si è cercato di dimostrare come andrebbe maggiormente valorizzato il lavoro dei professionisti in pensione, anche attraverso riunioni di servizio ed èquipe sempre più allargate. Si è cercato di rispondere al quesito se il professionista della relazione di aiuto può produrre dei cambiamenti. Si è cercato di dimostrare che si potrebbe pensare di ridurre il disagio in relazione alle potenzialità e alla consapevolezza di un nucleo, necessariamente all'interno di un équipe; i limiti che si possono creare, possono essere sopperiti da una formazione continua, dalla supervisione e dalla buona capacità autocritica di mettersi continuamente in discussione, attraverso un lavoro ipotizzante e di riflessione continua. Si è affrontato inoltre il rischio del burn out legato al mancato raggiungimento di un progetto condiviso e a una falsa rappresentazione collettiva dell'Assistente Sociale come figura rappresentata negativamente.
Si è riportato, infine, a dimostrazione della tesi di cui sopra, un esempio concreto dell'utilizzo indispensabile della progettualità condivisa con il cittadino, attraverso la metodologia P.I.P.P.I., che rappresenta un passaggio storico per la responsabilizzazione e attivazione consapevole del cittadino, ma anche un segnale di come le politiche sociali stiano cambiando.
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