Tesi etd-06252019-223310 |
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Tipo di tesi
Tesi di laurea magistrale LM5
Autore
MELE, ROSSELLA
URN
etd-06252019-223310
Titolo
La giustizia penale nella spirale del circo mediatico
Dipartimento
GIURISPRUDENZA
Corso di studi
GIURISPRUDENZA
Relatori
relatore Prof. Bresciani, Luca
Parole chiave
- principio di non colpevolezza
- processo mediatico
- virgin mind del giudice
Data inizio appello
12/07/2019
Consultabilità
Non consultabile
Data di rilascio
12/07/2089
Riassunto
L’obiettivo del lavoro di tesi è quello di illustrare in modo analitico il fenomeno dell’influenza esercitata dal processo mediatico sul processo penale.
Tramite un excursus storico, si è notato come il fenomeno in esame non è di recente nascita; già nel codice Rocco del 1930 si poneva il problema del rapporto tra la tutela penale del segreto processuale e dell’informazione, generando uno sbilanciamento fra i due principi. Questa fase storica era rappresentata da un regime di segretezza assoluta delle attività di investigazione; l’impronta limitativa del diritto di cronaca faceva sì che un atto rimaneva segreto fino a quando non cadeva il suo divieto di pubblicazione e dunque diventava pubblico. Il legislatore dell’88 invece si rese conto che non era possibile pretendere un silenzio totale su determinati atti processuali, infatti l’esperienza precedente aveva fatto emergere e dimostrato i limiti causati dall’assoluta ed eccessiva segretezza degli atti e i suoi modi per eluderlo.
Il diritto penale tutela il segreto processuale e risulta recettizio della disciplina processuale in tema di segreto sugli atti. All’interno delle dinamiche processuali v’è la necessità di bilanciare varie esigenze con una pluralità di interessi a partire dal diritto alla difesa fino a giungere al diritto di cronaca giudiziaria. I diritti messi in gioco però, con la nascita del c.d. “processo mediatico”, non sempre godono della tutela che meriterebbero. Infatti, il contrasto tra i due processi genera caos all’interno dell’opinione pubblica e la pubblicità processuale che, in un paese democratico ha la funzione di controllo della pubblica opinione sull’esercizio del potere giurisdizionale, diventa strumento per invertire i ruoli. Si passa così ad un’opinione pubblica giudice del potere giurisdizionale e fortemente incisiva sui principi costituzionali e sovranazionali che garantiscono il rispetto di un giusto processo. Le deformazioni mediatiche dei processi penali pendenti o già conclusi sono oggetto di interventi da parte del Csm e della Corte Edu che, con gli strumenti in loro possesso, sono intervenuti con l’intento di offrire delle linee guida affinché il legislatore, nel caso dell’intervento della Corte Edu per gli Stati membri dell’Unione Europea, con un intervento di riforma possa inserire una normativa ad hoc e dei correttivi circa il fenomeno della mediatizzazione processuale, in modo da garantire lo svolgimento del processo in modo sereno e senza interferenze e sconvolgimenti del lavoro della classe giurisdizionale a favore della classe giornalistica.
Tramite un excursus storico, si è notato come il fenomeno in esame non è di recente nascita; già nel codice Rocco del 1930 si poneva il problema del rapporto tra la tutela penale del segreto processuale e dell’informazione, generando uno sbilanciamento fra i due principi. Questa fase storica era rappresentata da un regime di segretezza assoluta delle attività di investigazione; l’impronta limitativa del diritto di cronaca faceva sì che un atto rimaneva segreto fino a quando non cadeva il suo divieto di pubblicazione e dunque diventava pubblico. Il legislatore dell’88 invece si rese conto che non era possibile pretendere un silenzio totale su determinati atti processuali, infatti l’esperienza precedente aveva fatto emergere e dimostrato i limiti causati dall’assoluta ed eccessiva segretezza degli atti e i suoi modi per eluderlo.
Il diritto penale tutela il segreto processuale e risulta recettizio della disciplina processuale in tema di segreto sugli atti. All’interno delle dinamiche processuali v’è la necessità di bilanciare varie esigenze con una pluralità di interessi a partire dal diritto alla difesa fino a giungere al diritto di cronaca giudiziaria. I diritti messi in gioco però, con la nascita del c.d. “processo mediatico”, non sempre godono della tutela che meriterebbero. Infatti, il contrasto tra i due processi genera caos all’interno dell’opinione pubblica e la pubblicità processuale che, in un paese democratico ha la funzione di controllo della pubblica opinione sull’esercizio del potere giurisdizionale, diventa strumento per invertire i ruoli. Si passa così ad un’opinione pubblica giudice del potere giurisdizionale e fortemente incisiva sui principi costituzionali e sovranazionali che garantiscono il rispetto di un giusto processo. Le deformazioni mediatiche dei processi penali pendenti o già conclusi sono oggetto di interventi da parte del Csm e della Corte Edu che, con gli strumenti in loro possesso, sono intervenuti con l’intento di offrire delle linee guida affinché il legislatore, nel caso dell’intervento della Corte Edu per gli Stati membri dell’Unione Europea, con un intervento di riforma possa inserire una normativa ad hoc e dei correttivi circa il fenomeno della mediatizzazione processuale, in modo da garantire lo svolgimento del processo in modo sereno e senza interferenze e sconvolgimenti del lavoro della classe giurisdizionale a favore della classe giornalistica.
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